La nuova frontiera del doping è un verme marino. Sì, uno di quei vermi innocui che troviamo comunemente sul bagnasciuga delle nostre spiagge e che spesso sono utilizzati come esca per la pesca. Secondo studi scientifici molto avanzati, il sangue di questi organismi invertebrati, noti come arenicola marina o vermi della sabbia, è uno straordinario strumento per aumentare l’ossigenazione del sangue umano, dunque, anche un innovativo quanto subdolo metodo per migliorare le prestazioni sportive.
A lanciare l’allarme, qualche settimana fa, è stato il quotidiano francese L'Équipe, poi ripreso dal nostro esperto italiano Marco Bonarrigo sul Corriere della Sera, ha spiegato che in Francia esiste un start up diretta dal dottor Franck Zal, che ha a lungo studiato il sangue di questi organismi scoprendo che l'emoglobina estratta è riconosciuta per le sue eccezionali capacità di trasporto dell'ossigeno. L’obiettivo della start up è creare un "sostituto universale del sangue" in grado di trasportare 40 volte più ossigeno rispetto all'emoglobina umana convenzionale, e dunque straordinariamente utile in diversi ambiti sanitari, come ad esempio il trasporto di organi o le trasfusioni. Il problema è che, come spesso accade, una straordinaria scoperta scientifica “buona”, finisce per avere risvolti più ambigui, come il fatto che potrebbe già essere utilizzata come agente dopante difficilmente individuabile.
Emoglobina dei vermi per dare vita a un sostituto universale del sangue
Il dottor Franck Zal, fondatore dell'azienda Hemarina, ha cominciato a lavorare su questo progetto fin dai primi anni duemila scoprendo quasi per caso le straordinarie qualità di questo verme.
La sua l'emoglobina è in grado di trasportare 40 volte più ossigeno, rispetto a quella umana, è compatibile con tutti i gruppi sanguigni, non innalza i livelli di ematocrito e non induce ipertensione, a differenza dell'emoglobina bovina o umana. La rivoluzione che potrà apportare nel mondo della medicina è davvero ragguardevole, perché cambierà per sempre molte procedure chirurgiche e aumenterà notevolmente la possibilità di eseguire con successo trapianti di organi.
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Una nuova forma di doping quasi invisibile
Ma l’altra faccia di questa rivoluzione è che creerà non pochi problemi alle agenzie di controllo del doping nello sport.
Il professor Zal si è accorto subito del pericolo che stava correndo, quando ha cominciato a ricevere richieste da parte di sportivi, anche professionisti. Ha avvertito gli organi di controllo, ma ciò probabilmente non basterà. Perché la sua scoperta appare rivoluzionaria anche nel mondo delle frodi sportive.
A differenza dell'EPO, che impiega più di due settimane per elevare i livelli d’emoglobina, questo prodotto ha un effetto immediato e breve nel tempo. Vale a dire, può essere iniettata prima di una performance e poi sparire prima che sia controllata. Zal ritiene che, ad oggi, è improbabile che venga rilevata nel Passaporto Biologico dell'Atleta (ABP), che è uno strumento di controllo dinamico nel tempo.
L'Agenzia mondiale antidoping (WADA) non ha ancora riscontrato alcun caso positivo.
Marco Bonarrigo sul Corriere precisa: “l’Agenzia Mondiale Antidoping spiega di avere già messo nel mirino la sostanza e di poterla rilevare direttamente nei controlli a patto che il prelievo avvenga entro 4/8 ore dalla somministrazione, un tempo davvero troppo breve per pensare di incastrare chi la usa”.