Un vero inferno: potrebbe essere la descrizione della tua ultima gara, con te che arranchi con passo strisciante, col timore di non riuscire ad arrivare al traguardo? Forse potresti provare a riconsiderare il tutto con la prospettiva del poeta inglese John Keats, che definì il fallimento “la strada per il successo”. Anche se può sembrare un controsenso celebrare un fallimento, gli esperti concordano nel dire che un flop può effettivamente portare a futuri successi. Una brutta gara è un’opportunità per imparare, per avere informazioni per migliorare.

Devi accettare che la sconfitta possa essere parte del processo. Trasformare un’esperienza negativa in positiva può sembrare quasi impossibile, specialmente se la delusione brucia ancora. Ma prima accetti l’accaduto e lo sfrutti per imparare, prima andrai verso un futuro fatto di record. Ecco come rifarti.

SFOGATI PER BENE

Il cinquantaseinne texano Allan Due era un neofita del running quando iniziò ad allenarsi per la Marine Corps Marathon. Seguì un allenamento ad hoc, perse quasi 15 chili e la mattina della gara si sentiva pronto per terminare la sua maratona entro le 4 ore. Ma partì troppo forte e il suo ginocchio sinistro iniziò a fargli male. «Cominciai con l’avvertire delle fitte che coi chilometri diventarono pugnalate», racconta. Fece gli ultimi 5 chilometri camminando e finendo in 5:05’. «Ero distrutto – dice –. E lo sono stato per giorni».

«Dopo un fallimento, molti di noi provano una delusione profonda e alcuni sono come annientati – spiega la dottoressa Gloria Balague, psicologa dello sport che lavora a Chicago con gli atleti della USATF, l’associazione di atletica leggera degli Stati Uniti –. Alcuni atleti soffrono molto perché vedono la sconfitta come un fallimento personale. Ma se hai investito tanto e non ne vedi i risultati, la delusione è un sentimento naturale: dimostra l’impegno e la passione che ci hai messo».

La fase iniziale di sofferenza può durare qualche ora o pochi giorni, ma non aiuta se persiste. «Un senso di delusione prolungato danneggia la sicurezza in se stessi e la motivazione – aggiunge la Balague –. Se non riesci a fare una valutazione obiettiva di quanto è successo e non cerchi una soluzione, forse dietro c’è qualche questione emotiva in sospeso». L’esperta dottoressa consiglia di identificare la fonte: sei imbarazzato dal giudizio altrui sulla tua prestazione? Temi che le scorciatoie prese in allenamento possano essere la causa della sconfitta? O sei infuriato contro Madre Natura per l’inaspettata ondata di caldo (o di freddo)? «Qualunque sia la fonte del tuo stress, isolarla ti aiuterà a superarla e a riguadagnare l’equilibrio emotivo».

ANALIZZA IL DISASTRO

Una volta passata la fase di rabbia e disperazione, è il momento di analizzare la tua disavventura. «Ogni gara è un’esperienza che c’insegna qualcosa, quindi va bene tutto», dice Cory Nyamora, allenatore di running, psicologo e direttore dell’Endurance Sports & Psychology Center di Berkeley, in California. Il primo passo è separare quello che non avresti potuto controllare (il brutto tempo, un’indisposizione) da quello che avresti potuto controllare (passo irregolare, allenamento inadeguato, obiettivo irrealistico), quindi lasciare perdere il primo e concentrarti sul secondo. Per esempio, se hai cominciato troppo veloce, puoi pensare di unirti a un gruppo che, nella prossima gara, ti aiuti a tenere il passo. Se hai rallentato negli ultimi chilometri, puoi pensare di allenarti meglio sul ritmo gara, o puoi riconsiderare i tuoi obiettivi, se erano troppo ambiziosi. Invece di pensare e ripensare a tutto quanto nella tua testa, puoi ricostruire i dettagli della gara con qualcun altro, meglio se un runner esperto o un coach. Può aiutarti anche scriverne su un diario o un blog. «Se rimugini il tutto da solo, puoi essere eccessivamente critico nei tuoi confronti – dice Nyamora –. Quando si scrive si tende invece ad essere meno negativi e più obiettivi».

VAI OLTRE

Quando Allan Due ha superato la delusione si è subito iscritto a un’altra maratona e ha trovato un allenatore online che gli ha dato una serie di consigli per rafforzare il ginocchio e un programma che includeva lavori veloci che gli permettessero di finire sotto le 4 ore.

Anche se iscriversi a una nuova gara, come ha fatto Allan, è un buon modo per andare oltre, Nyamora sottolinea che è importante pensare alla gara successiva come a un evento separato e indipendente dal primo, e non come ad un “bis”. «Altrimenti potresti sentirti troppo sotto pressione e la tua performance potrebbe risentirne», dice. Nyamora consiglia anche di far passare un po’ di tempo tra un evento e l’altro: non precipitarti sulla linea di partenza il weekend successivo, soprattutto se gareggi nelle mezze o nelle maratone. Anche se sei ansioso di riscattarti, i tuoi muscoli potrebbero non essere ancora pronti e l’esperienza negativa si ripeterebbe. Una regola facile e sicura è contare un giorno di recupero per ogni chilometro e mezzo di gara percorso.

Devi anche tenere in considerazione il peso emotivo della gara andata male. «Se sei troppo ansioso di provare qualcosa a te stesso o agli altri, o se sei ancora arrabbiato, è preferibile aspettare – suggerisce Nyamora –. Forse in questo caso è meglio prendersi una pausa dalle gare finché non ti sei emotivamente ripreso e le competizioni non ti mancano davvero».

Quattro mesi dopo la Marine Corps Marathon, Due ha finito la Maratona di Cowtown in 3:59’, ottenendo il risultato che si era prefissato e migliorando il suo personale di oltre un’ora: «Ero felicissimo e fiero di essermi ripreso, di aver centrato l’obiettivo. Ero anche contento di essermi riscattato. Il successo non sarebbe stato tanto dolce senza il primo fallimento!».