"Don't try this at home" è stato per anni il claim della WWE, la più importante industria di wrestling al mondo, non pensavo che la stessa frase potesse abbinarsi anche ai massacranti allenamenti di Wout Van Aert.
Il ciclista belga, già vincitore della Milano-Sanremo, nelle scorse settimane in ritiro in Spagna con il team Visma | Lease a Bike ha stupito molti suoi follower con una doppia seduta davvero da brividi: prima una corsa a piedi poi un lungo in bici di oltre 200 chilometri. Come per tutte le tabelle di allenamento studiate per i campioni, anche questa modalità non è dettata dal caso ma è frutto di una motivazione scientifica.
Ecco perché Van Aert ha corso prima di pedalare per oltre 200km
Nello specifico, la giornata di allenamento di Van Aert è partita molto presto ed è stata organizzata in questo modo: alle 7.11 il belga, insieme all'azzurro Edoardo Affini, ha completato una sgambata di 7,63km a 4'25" di media. Una corsetta a buon ritmo, ma nulla di proibitivo per un atleta di questo calibro.
Dopo il primo allenamento e (probabilmente) la colazione, il fuoriclasse belga è salito in sella e con la squadra ha completato un lungo di 232,68 km condito da 3.609 metri di dislivello. Una sessione durata oltre sette ore e fatta alla media di 32,9 km/h. Ma perché abbinare corsa e ciclismo, sopratutto prima di un lungo in bici?
Il motivo dell'allenamento di corsa di Van Aert
Non è un segreto che moltissimi ciclisti adottino un allenamento incrociato, di esempi se ne contano a decine da Simon Yates, a Primoz Roglic, fino a Bauke Mollema e Steve Ovett, inoltre è cosa risaputa che per i ciclicrossisti che spesso a causa del fango devono caricarsi la bici sulle spalle, saper correre forte è quasi obbligatorio. Ma il motivo dell'allenamento di corsa di Van Aert prima del "lungo" va ricercato in recenti studi di Fisiologia dello Sport. Accoppiare running e bici permette al ciclista belga di lavorare sia sulle resistenza in sella - elemento fondamentale per un professionista - che sull'aerobica grazie al lavoro svolto a piedi. Il risultato è sia un aumento del volume totale di allenamento ma anche una maggior efficenza.
Inoltre, attività come il ciclismo sono poco impattati a livello scheletrico, di conseguenza, sopratutto in un atleta, questo apparato rischia di restare sottoposto a periodo di non carico e di perdere così densità minerale. Avere una bassa densità ossea espone il corpo a fratture e traumi che possono essere prassi comuni nel ciclista in caso di caduta. Anche la scienza avvalora questa tesi: un studio chiamato Cycling training: bone density in pro cyclists makes for uncomfortable reading ha dimostrato che i ciclisti professionisti hanno una densità ossea molto bassa. In questa ricerca la densità ossea di 3o pro è stata confrontata con quella individui uomini di pari età e il risultato ha stabilito che il gruppo di pedalatori ha livelli di densità ossea inferiori del 9,1% (addirittura del 16% a livello delle vertebre lombardi), rispetto all'altro campione preso in esame.
La corsa permette a Van Aert di "creare" un osso forte, l'impatto del corpo sull'asfalto durante l'attività non riguarda solo l'aumento del volume o del carico di lavoro, ma punta a migliorare il corpo dell'atleta e renderlo più longevo e resistente.