Da quando ho smesso di essere un’atleta professionista, affronto in modo rilassato la maggior parte delle competizioni. Dopo tanti anni trascorsi a controllare il cronometro, a dare tutta me stessa per arrivare sul podio e migliorarmi sempre di più, adesso ho scoperto una nuova “me-atleta” che corre per il proprio benessere, per divertirsi e fare moderatamente fatica in luoghi meravigliosi, possibilmente a contatto con la natura.
Mi capita ancora di vincere ed è sempre molto gratificante, ma non è più una priorità. Ho raggiunto un bellissimo equilibrio che prima non avevo, non m’interessa più tanto vincere o fare il personal best, ma correre solo per il piacere di farlo.
L'inevitabile battaglia dei runner contro il cronometro
Quando si entra nel mondo della corsa è facile rimanere intrappolati nella mentalità del “miglioramento a tutti i costi”, dove ogni gara di-venta una battaglia contro il cronometro e contro se stessi per battere il proprio record personale. Invece, partecipare a una gara scordandosi del cronometro può rivelarsi una scelta liberatoria capace di rinnovare il piacere della corsa. Porsi un obiettivo di tempo in gara è pratica comune tra i runner, soprattutto per chi cerca di migliorare le proprie prestazioni. Le competizioni omologate offrono una misura chiara e tangibile dei nostri progressi, ma possono anche diventare una fonte di stress e ansia.
Correre con un obiettivo specifico può aumentare la tensione, soprattutto se ci sentiamo impreparati o percepiamo di non essere all’altezza delle nostre aspettative. Inoltre, focalizzarci esclusivamente sul riscontro cronometrico può farci perdere il piacere del running, trasformandolo in un’attività puramente competitiva e meccanica. Il non riuscire a raggiungere l’obiettivo può poi provocare un senso di fallimento, anche quando si è portata a termine una prova impegnativa e degna di nota.
Correre senza i tempi per stare lontano dall'ansia
Schierarsi sulla linea di partenza con uno spirito più leggero, senza la pressione di dover ottenere un determinato tempo, riduce l’ansia da prestazione e permette di vivere la gara come un’esperienza più rilassata e piacevole. Questo tipo di approccio aiuta a coltivare una mentalità più serena e positiva: il running torna a essere un’attività liberatoria, priva di vincoli e focalizzata solo sul piacere fisico e mentale che ne deriva.
Un altro aspetto fondamentale del non porsi obiettivi di tempo è quel-lo di sviluppare una connessione più profonda con il proprio corpo. L’atleta diventa più attento alle sue sensazioni durante la gara, imparando a riconoscere i segnali di fatica o tensione e ad adattarsi di conseguenza. Questo può migliorare la consapevolezza del proprio stato fisico, aiutando a prevenire infortuni e a correre in modo più efficiente.
Partecipare alle competizioni senza focalizzarsi sul risultato puoanche rendere più facile connettersi con altri runner. Senza il “peso” di dover raggiungere in fretta il traguardo, si può godere maggiormente del contesto, correre insieme ad amici, fare nuove conoscenze. La corsa passa così dall’essere una competizione individuale a rappresentare un’esperienza collettiva e di supporto reciproco. In un mondo sempre più orientato alla performance e al raggiungi-mento di risultati misurabili, prendersi il tempo per vivere la corsa senza aspettative e senza stress può essere sicuramente utile al nostro benessere psicofisico.