Molti utilizzano le "tapasciate" per macinare chilometri in preparazione di una maratona, approfittando delle diverse distanze per fare un “lungo”; altri le vedono come un’occasione per allenarsi all’aria aperta, lontano dallo smog della città, in compagnia; altri ancora le condividono con coniugi, figli, amici a quattro zampe per sfruttare l’occasione di fare una passeggiata in mezzo al verde.

Le “tapasciate” sono eventi ludico-motori a carattere popolare diffusi soprattutto nel Nord e Centro Italia, che hanno come obiettivo quello di promuovere l’attività fisica e creare aggregazione. Sono corse o camminate non competitive, spesso con partenza libera, con percorsi di diverse lunghezze che attraggono runner di ogni età ed esperienza. Sono organizzate da gruppi e associazioni del territorio affiliati aderenti come la Fiasp (Federazione Italiana Amatori Sport per Tutti), che si affidano a sponsor locali e a volontari per gestire al meglio l’organizzazione dell’evento.

Il mondo delle "tapasciate", la filosofia dei runner non competitivi

I tapascioni, così come riportato dal Vocabolario Treccani, sono coloro che “nel gergo dei maratoneti partecipano alle gare senza intenti agonistici, per il puro piacere di portare a termine il percorso”. Sono quelli che già in settimana consultano internet e amici alla ricerca della tapasciata più vicina o più bella e che poi la domenica mattina sfidano il freddo dell’inverno o il caldo dell’estate, prendono l’auto per raggiungere un paesino di campagna, lontano anche 30 km, si mettono in fila per iscriversi, scherzano e si scaldano con i propri compagni di avventura prima di partire.

A che ora? Dipende dal percorso scelto e dalla motivazione. Le partenze avvengono solitamente dalle 7.30 alle 9.30. Quelli che decidono di partire prima sono in genere coloro che hanno scelto il percorso più lungo e hanno un obiettivo di allenamento predefinito; gli altri sono quelli che preferiscono prendersela più comoda, concludere e condividere una camminata in mezzo al verde.

A caratterizzare ancor di più le non competitive sono i ricchi ristori lungo il percorso, dove si può trovare tè caldo in inverno e frutta in estate, acqua, pane e nutella, biscotti, cioccolata, e poi il ristoro finale, che può includere anche un bel piatto di risotto o una fetta di polenta calda.

Il mondo delle "tapasciate", lontano dalle gare ufficiali e competitive

Il mondo delle tapasciate è un mondo a parte, ben lontano da quello delle gare ufficiali e competitive, ma che nel nord Italia è molto vivo. "Oggi, solo nella mia zona siamo una ottantina di società che organizzano una novantina di eventi all’anno, mentre il calendario nazionale arriva a contarne un migliaio", racconta Paolo Maria Carnevali, presidente del Comitato territoriale Fiasp Milano-Monza Brianza. La Fiasp è nata in Italia nel 1975 con l’obiettivo di “propagandare lo sport come mezzo di formazione fisica e culturale per migliorare l’utilizzazione del tempo libero e per riscoprire nel rispetto della natura la coesione sociale dei partecipanti”. Da oltre quarant’anni promuove con successo e senza fini di lucro l’attività fisica all’aperto favorendo l’aggregazione.

"Negli anni d’oro si riusciva ad organizzare circa 1.500 eventi all’anno - racconta sempre Carnivali -. Ora siamo sul migliaio, anche se i numeri sono nuovamente in crescita. Il Covid è stato per noi un brutto colpo, non solo per le disposizioni restrittive che hanno caratterizzato quel periodo, ma anche perché ha instillato nelle persone la paura per qualsiasi forma di aggregazione, in netto contrasto con la finalità delle nostre manifestazioni".

Il mondo delle "tapasciate", le difficoltà incontrate degli ultimi anni

Organizzare eventi come questi è sempre più complicato, non si può più “improvvisare”. Occorre redigere piani di sicurezza, far approvare i percorsi, organizzare al meglio i ristori, gestire efficacemente i volontari lungo il tracciato, prestare la giusta attenzione alla disabilità, ricercare gli sponsor.

Ce lo conferma Mario Vittorio Sala, organizzatore storico della Stravimercate (in calendario a Vimercate la seconda domenica di ottobre) e della Strafuipiano (a Fuipiano Vallimagna, a fine giugno), che spiega come oggi per la buona riuscita di una manifestazione sia necessario creare un team affiatato in grado di occuparsi dei diversi aspetti. "Alla fine di un’edizione si comincia subito a pensare a quella successiva suddividendosi i compiti - spiega -. C’è chi si deve occupare della ricerca degli sponsor, chi di pubblicizzare l’evento sui social, chi di studiare e segnalare il percorso, chi della parte burocratica, chi di organizzare ristori e gestire i parcheggi riservati ai partecipanti, per-ché per la buona riuscita è importante anche l’accoglienza".

Il mondo delle "tapasciate", economiche e aperte a tutti

Come è facile intuire, nelle gare non competitive non conta tanto la velocità quanto la voglia di divertirsi, stare all’aria aperta, macinare chilometri in campagna o nei boschi, conoscere posti nuovi che altrimenti non si avrebbe occasione di visitare. La scelta tra i percorsi di diversa lunghezza è libera: per non sbagliare chilometraggio basta seguire i cartelli colorati presenti: in giallo è indicato in genere il tracciato più facile e corto (in-torno ai 6 chilometri), in nero quello più lungo, con tutte le declinazioni del caso per le distanze intermedie.

Ad aiutare nei punti in cui i tracciati si dividono ci sono i volontari, che stoicamente stanno lì in piedi per ore, con ogni condizione meteo, ad indicare la strada da seguire. Ultimi, ma non ultimi, tra gli elementi che giocano a favore di queste manifestazioni ci sono la possibilità d’iscriversi direttamente sul posto la mattina della corsa e, soprattutto, il costo d’iscrizione molto contenuto, tipicamente dai 3 ai 6 euro.

La quota più bassa copre solo la parte assicurativa e la fruizione dei servizi sociali (come i servizi igienici e i ristori), quella più alta prevede anche un riconoscimento, solitamente prodotti alimentari del territorio o gadget tecnici. Lunga vita alla tapasciate...