Sono passati 54 anni da quando, nel 1970, uno sparuto drappello di 127 runner (tra cui una sola donna) si presentò al via della prima edizione della maratona di New York, il cui percorso all’epoca era tutto all’interno di Central Park. Iscriversi - oggi fa quasi impressione ricordarlo - costava solo un dollaro.
Tagliarono il traguardo in 55, primi protagonisti di quella che oggi è la maratona più famosa e celebrata al mondo. Da allora la New York City Marathon ha macinato numeri via via sempre più grandi, fino a diventare la gara monstre che conosciamo, quella che tutti vogliono correre almeno una volta nella vita e che torna sulle strade della Grande Mela domenica 3 novembre.
I primati della Maratona di New York
Inclusa a pieno titolo nel ristretto olimpo delle sei Marathon Major - sorta di grande slam delle 42K più importanti al mondo -, la New York City Marathon ha dalla sua cifre record, a partire dai 51.453 finisher della scorsa edizione (di cui circa 17mila provenienti da 149 nazioni), che ne hanno fatto nel 2023 la 42K più partecipata al mondo, oltretutto con un ragguardevole 98,9% di concorrenti transitati sotto lo striscione dell’arrivo di Central Park.
Ad incitarli, qualcosa come due milioni di spettatori che ogni anno si riversano in strada, insieme ai circa 10mila volontari, “angeli custodi”, che nella settimana della maratona vegliano sulla buona riuscita dell’evento. Gigantesca è anche la copertura mediatica che viene riservata alla corsa della Grande Mela dai vari broadcaster internazionali, che solo quest’anno si prevede avrà un audience di oltre 530 milioni di spettatori in più di 200 Paesi.
Maratona di New York, una “macchina” perfetta
Una gigantesca e rodata macchina organizzativa che raggiunge il suo apice il giorno della gara, fin dalle ore che precedono la partenza: nei pressi di Fort Wadsworth a ridosso del ponte di Verrazzano, infatti, si consumano 80mila bottigliette d'acqua, 1100 litri di bevanda energetica, 43mila bagels, 50mila caffè e 6mila fra tè e cioccolate. Lungo il percorso, poi, i maratoneti trovano altri 260mila litri d’acqua che consumano in 1,6 milioni di bicchieri rigorosamente compostabili, oltre ad assumere circa 90mila gel energetici.
Di grande impatto - non potrebbe essere che così - anche la componente solidale di un evento di portata planetaria come questo. A partire dalle 1.123 tonnellate di abiti usati con cui i runner si proteggono fino al colpo di cannone della partenza sulle note dell’immancabile “New York, New York” e che vengono recuperati e donati ad associazioni benefiche. Ma soprattutto grazie al suo efficientissimo charity program che da quando è stato istituito, nel 2006, ha raccolto qualcosa come 520 milioni di dollari, di cui 61.3 milioni solo lo scorso anno (599 i charity partner nel 2024).
Maratona di New York, quanto costa correrla
Del resto, accaparrarsi un pettorale per la gara rappresenta già di per se un piccolo investimento economico. Quasi simbolica la disponibilità di pettorali disponibili con la formula della lotteria (approssimativamente solo il 4% dei 165mila che si sono candidati per l’edizione di quest’anno ci sono riusciti), il grosso delle iscrizioni viene riservato ai runner provenienti dall’estero, disposti a pagare circa 600 euro pur di vivere il sogno di esserci.
Tra loro quest’anno circa 3000 nostri connazionali, ancora una volta il gruppo più numeroso dopo gli americani. I sei tour operator italiani riconosciuti dagli organizzatori offrono pacchetti di viaggio che garantiscono l’iscrizione alla maratona, più una serie di servizi (trasporto verso la partenza, incontri di preparazione, ecc.) e, di solito, anche volo aereo e albergo. Per quattro notti per due persone si parte indicativamente da 3400 euro (pettorale escluso), ma a seconda del livello dell’hotel e della vicinanza rispetto al traguardo si possono toccare cifre parecchio superiori.
Maratona di New York, un indotto economico da record
Da capogiro l’impatto economico e finanziario generato dalla gara, che uno studio datato 2019 già stimava intorno ai 427 milioni di dollari e che nel solo anno fiscale in corso genererà quasi 60 milioni di dollari di ricavi.
Un giro d’affari che coinvolge hotel, ristoranti, attrazioni turistiche ma anche piccole attività commerciali di quartiere e bar lungo il percorso, talmente tangibile da determinare picchi rilevabili dei consumi (e del conseguente utilizzo di carte di credito) nei diversi “boroughs” - i cinque distretti di New York - man mano che il grosso dei runner, e soprattutto i loro sostenitori, fluttuano da un quartiere all’altro. Cifre davanti alle quali i 100mila euro che vanno in premio a ciascuno dei due vincitori sembrano quasi poca cosa.