È di pochi giorni fa la notizia della pallavolista Lara Lugli che si è vista negare l'ultima mensilità del suo stipendio 2019 a causa della maternità.
La vicenda ha sollevato non pochi interrogativi e ha portato alla ribalta la condizione femminile nel lavoro sportivo, non adeguatamente tutelata e vittima di una cultura incapace di garantire alle atlete un diritto fondamentale come quello, appunto, alla maternità.
Sulla questione, in verità, in tempi recenti qualcosa si sta muovendo, tanto che diverse aziende operanti nello sport hanno fatto della questione “donna” e degli aspetti legati alla gravidanza e alla maternità, un loro focus.
Nike lancia "The toughtest athletes"
L’ultima notizia in questo campo arriva dal lancio da parte di Nike del video “The toughtest athletes” che celebra la maternità e la forza delle donne. Il filmato, girato durante la pandemia, ritrae campionesse del calibro della tennista Serena Williams, della regina dello sprint giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce e della campionessa mondiale dei 100 ad ostacoli Nia Ali in momenti di attività sportiva svolta con il “pancione” e in altri di tenerezza con i loro bimbi.
A supporto della gravidanza e della maternità delle atlete, Nike ha creato anche Nike (M), una collezione di capi studiati appositamente per supportare le donne in queste fasi della loro vita, che garantiscono il sostegno necessario per mantenersi attive, che si adattano al mutare del corpo e che facilitano la vita di una mamma sportiva, ad esempio con il bra pensato per l’allattamento.
Non è una conquista così scontata
Segnali positivi, certo, ma attenzione a non cantare vittoria troppo presto. La tutela della gravidanza e della maternità per le atlete che fanno sport ad alto livello non è una conquista così scontata.
La stessa posizione "illuminata” che Nike ha oggi è frutto della “denuncia” della sprinter statunitense Allyson Felix, l’unica donna al mondo ad aver vinto sei ori olimpici. In un’intervista del 2019 al New York Times, la Felix ha raccontato che quando decise di diventare madre, il suo sponsor di allora, Nike appunto, le offrì un contratto ridotto del 70% in seguito alla sua maternità.
La Felix non accettò, cambiò sponsor e s’impegnò in una campagna a sostegno delle atlete madri. Pochi mesi dopo, Nike annunciava una nuova policy per la maternità, con un nuovo contratto che garantiva pagamenti e bonus per 18 mesi alle atlete in caso di gravidanza.