Buon compleanno corsa campestre! Compie ormai mezzo secolo di vita il Campionato Mondiale di Cross, nato ufficialmente nel 1973 raccogliendo l’eredità di quel che era il Cross delle Nazioni.

Per questi 50 anni, sabato 18 febbraio la corsa campestre va fin dall’altra parte del mondo, in Australia. In realtà la location attende la sfida iridata da due anni, visto che il campionato di Bathurst, nello stato del Nuovo Galles del Sud, avrebbe dovuto tenersi nel 2021. Il Covid ha fatto slittare il tutto di due anni, quindi il campionato torna dopo l’edizione danese di Ahrus del 2019.

Niente Italia in Australia

È passata tanta acqua, fango ed erba sotto i ponti, ma una costante ci sarà: Italia assente. Dopo i fasti del cross del periodo 70-80-90, l’atletica italiana ha sempre più disertato la massima corsa campestre, che nel frattempo, a partire dal 2013 è diventata a cadenza biennale.

Come mai? Se per questa edizione la trasferta in Australia può smorzare ogni entusiasmo agonistico, altre motivazioni tecniche arrivano direttamente dal responsabile del fondo e mezzofondo della Federazione di Atletica, Federico Leporati.
“La stagione del cross ha già un momento importante con il Campionato Europeo di dicembre, gara dove ci sono più chance di fare meglio. Preparare anche un Mondiale significherebbe, per i nostri atleti, una tripla periodizzazione della stagione. Parliamo infatti di atleti tutti specialisti di pista o maratona, non abbiamo più specialisti del cross come Andrea Lalli. La preparazione così diventa davvero complicata, il tutto per una gara dove la concorrenza è altissima. Lì non c’è un solo Ingebrigtsen, ce ne sono dieci”.
L’anno prossimo però il Mondiale di cross si correrà dall’altra parte dell’Adriatico, a Pola in Croazia. Potrebbe essere l’occasione per rifarsi vivi come nazionale? “Magari potremmo partecipare con i giovani, per sviluppare un approccio mentale a questo tipo di manifestazioni”.

Insomma, sembra proprio che per vedere un azzurro ai Mondiali di cross dovremo aspettare un bel po’. Nelle ultime edizioni, spazio solo agli juniores. Nel 2019 ad Ahrus c’erano Nadia Battocletti e Angela Mattevi, nel 2015 a Guiyang, in Cina, Yeman Crippa (anche nel 2017) e Alessandro Giacobazzi. Nel 2013 a Bydgoszcz in Polonia, l’ultima senior in gara: Touria Samiri tra le donne, finita 89° prima di uscire dal mondo dell’atletica. Per trovare gli ultimi uomini in gara bisogna andare al campionato 2011, a Punta Umbrìa in Spagna: Ahmed El Mazoury 67° e Patrick Nasti 93°. La squadra femminile fu 13° su 14.

Il Campionato Mondiale di Cross che fu

E qui arriva allora il momento boomer dell’atletica, quello dei bei tempi di quando l’Italia partecipava e vinceva. Non molto per la verità, va detto. Lo scenario mondiale è sempre stato un po’ troppo elevato per i nostri atleti, anche quando la specialità era fortemente “eurocentrica”. Più brave le donne. L’indimenticabile Paola Pigni vinse le prime due edizioni, a Waregem nel 1973 e a Monza nel 1974. Poi Gabriella Dorio fu terza nel 1976 a Chepstow. Al maschile, mai a medaglia tra i senior. Una la sfiorò Franco Fava nel 1977 a Dusseldorf, dove fu quarto. Meglio tra gli juniores, con Venanzio Ortis secondo nel 1974 e Stefano Mei (l’attuale presidente Fidal) terzo nel 1982. Il resto del medagliere è fatto di argenti e bronzi nella classifica a squadre femminile e juniores maschile.

Il Mondiale di corsa campestre è ormai regno africano dal 1982, con gli “interregni” del portoghese Carlos Lopes (1984-85) e del belga di origine maghrebina Mohammed Mourhit (2000-01). Sedici vittorie per l’etiope Kenenisa Bekele tra individuale e a squadra, approfittando della gara del cross corto in programma tra il 1998 e il 2006: per cinque anni fece doppietta corto-lungo (2002-2006). Cinque titoli individuali per i keniani John Ngugi e Paul Tergat. Al femminile, l’Africa vince dal 1994 ma ha dovuto piegarsi all’irlandese Sonia O’Sullivan nel 1998, all’inglese Paula Radcliffe nel 2001-02, all’australiana Benita Johnson nel 2004 e all’olandese Lornah Kiplagat nel 2007.

Le classifiche a squadre sono ormai stabilmente un affare tra Kenya ed Etiopia. La gara juniores femminile è entrata nel programma nel 1989. Da allora, la classifica per team ha visto solo vittorie keniane o etiopi. Ultimamente il ventaglio si è un po’ aperto, con l’arrivo di atleti da Uganda ed Eritrea, le nuove “miniere” di corridori.
Che sia anche “colpa” di questo imbarazzante dominio africano se il mondo del cross ha perso appeal su atleti e pubblico? Non è da escludere.

Da escludere anche che il mondiale australiano possa offrire risultati o sorprese diverse da quanto visto nelle ultime edizioni. I campioni uscenti sono l’ugandese Joshua Cheptegei, la keniana Hellen Obiri, tra gli junior l’etiope Milkesa Mengesha e la keniana Beatrice Chebet. Dal 2017 c’è anche la staffetta mista: una vittoria a testa per Kenya ed Etiopia.

Sabato 18 a Bathurst, località famosa soprattutto per il suo circuito automobilistico (una specie di mondiale a Monza), la sfida più attesa è quella tra il campione in carica Cheptegei e il campione 2017 il keniano Geoffrey Kamworor, terzo quattro anni fa. Certamente qualche altro nome saprà inserirsi nel gruppo di testa e finire sul podio. C’è solo da sapere se sarà un keniano, etiope o eritreo. Qualunque altro risultato sarebbe la vera “rivoluzione” di questo campionato.