Squadra vincente, non si cambia. Teorema un po’ difficile da applicare nell’atletica leggera, lo so. Teniamo per buono allora l’impianto teorico. Se agli Europei 2022 di Monaco di Baviera l’Italia ha presentato la squadra più numerosa di sempre, tornando a casa con il miglior campionato di sempre, si prova a replicare anche ai prossimi Campionati Europei Indoor di Atletica Leggera.

Succede così che la squadra azzurra pronta a partire per Istanbul (2-5 marzo) sarà composta da ben 50 atleti (26 uomini e 24 donne), record di convocazioni. Più ancora di quanto fatto in occasione di Genova 1992, quando si gareggiava in casa.

Tanti, troppi, pochi? Alla fine saranno solo i risultati a stabilire la validità del criterio. In linea di principio, è sempre bene che chi ne ha titolo partecipi a un campionato, senza pensare al risultato. Altrimenti crolla il senso di fare sport e impegnarsi per guadagnare la ribalta internazionale. La maglia azzurra deve restare la prima motivazione per qualunque atleta.

La squadra azzurra di Istanbul 2023

La squadra italiana si presenta completa in ogni ambito, coprendo tutte le gare. Solo tra le donne c’è una "X" nel lancio del peso. Dopo il ritiro di Chiara Rosa la specialità languisce asfittica, tra speranze disperse (Sydney Giampietro) e giovani talenti emergenti (Anna Musci). Tutto il contrario del reparto maschile, dove Leonardo Fabbri, Zane Weir e Nick Ponzio ambiscono a una finale e (almeno) a una medaglia.

Jacobs osservato speciale tra gli uomini

Il fardello più pesante (anche più dei pesisti) è quello sulle spalle di Marcell Jacobs, uomo simbolo di questi campionati. Dopo la sconfitta agli Assoluti per mano di Samuele Ceccarelli, intorno al poliziotto gravitano tanti punti di domanda. Le risposte sono attese sabato 4 marzo sulla pista dell’Ataköy Arena. L’inglese Reece Prescod (allenato dall’italiano Marco Airale) sembra il più in forma con il suo 6"49. Sarà una bella sfida, ma Jacobs non parte sconfitto.

Quante medaglie arriveranno dopo i quattro giorni di gara? Difficile dirlo, lecito sperare in un buon numero. Statistiche alla mano, il record sono le 8 medaglie dell’edizione di Goteborg 1984, ma a Milano 1982 ne arrivarono 7 con ben 3 ori (Maurizio Damilano, Gabriella Dorio e Agnese Possamai). Parliamo di cifre del genere? Difficile. Mai disperare, però.

I nomi da seguire saranno però tanti. L’esperto Paolo Dal Molin nei 60 hs, già un argento e un bronzo al collo; Catalin Tecuceanu negli 800 (che restano la gara più difficile da correre); i 1.500 con Pietro Arese e i suoi finali da sprinter; Tobia Bocchi nel salto triplo. Che farà l’enfant prodige Mattia Furlani nel lungo e il ritrovato Claudio Stecchi (5.82) nell’asta? Un motivo in più per seguire le gare. Senza dimenticare Samuele Ceccarelli. Il campione italiano dei 60 metri si presenta ai blocchi di partenza con il secondo tempo (6"54) tra i partenti. Sarebbe una mancanza di rispetto non annoverarlo almeno tra i possibili finalisti.

Attese le donne

Nelle gare femminili, foto di copertina per Roberta Bruni. La reatina agli Assoluti ha portato il record italiano al coperto a 4.62, l’anno scorso 4.72 all’aperto. Alla vigilia dei suoi 29 anni (mercoledì 8 marzo) è pronta per una nuova medaglia internazionale, dopo l’oro delle Universiadi di Napoli.

Ancora speranze in pedana con Larissa Iapichino, che se non è più arrivata a lambire i 7 metri nel lungo, è ormai stabile tra i 6.60 e 6.70. La concorrenza è “lunghissima” (Gardasevic, Mihambo, Spanovic, Sawyers), ma tutto può succedere. Stesso teorema da applicare al salto in alto, dove torna Elena Vallortigara. Il bronzo mondiale di Eugene ha già saltato 1.95: sulla carta parte battuta, ma la vicentina ha già dimostrato di saper risorgere.

Succede anche che ti ritrovi con due azzurre tra le migliori nel triplo. Fin qui una stagione europea senza picchi, chissà che non se ne possa approfittare. Dariya Derkach con 14.25 e Ottavia Cestonaro con 14.11 si presentano come seconda e quarta forza.

Nelle corse, fari puntati sul mezzofondo. Nei 3.000 ci saranno Ludovica Cavalli e Nadia Battocletti. La favorita è la tedesca Konstanze Klosterhalfen, ma le italiane sono pronte (soprattutto la Cavalli).

Lo stesso dicasi per i 1.500, con Federica Del Buono (già bronzo a Praga 2015) in buona forma e Sinta Vissa ancor di più. Come in tutte le gare di campionato, servirà brillantezza di gambe e acume di testa per sbrogliare il finale: forse la Vissa, abituata a districarsi nei meeting americani, potrebbe avere qualche chance maggiore.

Tattica e strategia servirà anche nella staffetta femminile 4x400: passare dall’oro alla paglia è un attimo.