Ci sono situazioni che nella vita non penseresti di dover vivere... Abito a Cesena a poche centinaia di metri dal fiume Savio, che ieri è esondato; sono ancora al caldo della mia abitazione, ma dalla finestra della camera da letto guardo il fiume, sperando che quella leggera salita che mi separa da lui mi protegga.

A Cesena ci sono già 400 sfollati. Siamo gente abituata a reagire, ma è dura vedere le persone lasciare le case con le poche cose nelle sporte di plastica e pregare che il fiume non scali quei metri che ci separano da lui.

Il colpo al cuore però mi è arrivato quando mi è stato girato il video della pista di atletica completamente allagata. La pista, che si trova in una conca, è diventata un lago. L’acqua ha invaso le corsie, il campo, gli spogliatoi, sta raggiungendo la torretta con gli uffici. Le immagini sono impressionanti.

Le emozioni sono molto forti, è come se quest’acqua si fosse portata via per sempre la spensieratezza dei tanti ragazzini che vociavano felici su quelle corsie rosse. Mi è arrivato un messaggio del mio storico allenatore e fondatore della società Endas Cesena, Piero Macrelli, che alla vista del video mi ha scritto solo una cosa: piango.

Ma c’è molto di più, questa tristezza è nulla davanti alla catastrofe delle case più vicine, dalle quali la gente è scappata, lasciandole sommerse dall’acqua e coperte di fango.

Alluvione a Cesena, cercare il modo di reagire agli eventi

Abituata come coach a pensare a qual è il modo migliore per reagire alle situazioni, mi sono fatta forza e ho cercato di raccogliere via web informazioni per avere un quadro chiaro della situazione.

Ho aiutato un’amica che abita vicino al fiume a sfollare portando via poche cose quando la pioggia sembrava essersi calmata. Però, come ci ha più volte raccomandato il nostro Sindaco che ci aggiorna via web in continuazione, dobbiamo mettere da parte l’istinto e agire in sicurezza, cercando di rimanere lontani dalle zone a rischio.

Così ora mi piange il cuore non poter correre al campo di atletica con i miei colleghi dell’Endas Atletica a salvare quanto abbiamo in ufficio, ma la situazione pare sconsigliarlo.

So che di fronte ad eventi che non controlliamo è importante cercare di rimanere lucidi, fare quanto possibile senza però mettere a rischio noi e gli altri.

Ho iniziato a sentire i miei famigliari più stretti e poi gli amici che abitano in zone difficili: in certi momenti anche solo una telefonato di supporto è “tanta roba”. Aggiungo che quando in momenti come questo, mentre siamo ancora provati dalla pandemia e dalla guerra, ci troviamo ad affrontare eventi di questa portata, è importante non entrare in un loop negativo, quello che ci toglie energie, ci fa sentire impotenti e schiacciati dagli eventi.

Tirare fuori la forza e tornare su quelle corsie rosse

Quindi mi chiedo: cosa posso fare oggi di utile per me e gli altri? Dove voglio tenere la testa in un momento come questo?

Mi fermo un attimo per sentire la gratitudine per tutte le chiamate ricevute, in primis quelle di tanti colleghi, allenatori della Snam Milano (la mia squadra) e colleghi della Nazionale. Sono passati trent’anni dall’ultima gara ma il mio telefono oggi squillava incessantemente.

Ringrazio poi la redazione di Runner’s World che in un momento così delicato mi ha chiesto di scrivere queste righe consentendomi di arginare il senso di impotenza e la preoccupazione. Ritorno a pensare alla mia pista, alle corsie rosse dove ho vissuto buona parte della mia vita: sono loro e tutti gli allenamenti che ci ho fatto che mi hanno dato tanta forza…

E allora penso che quella forza riusciremo nuovamente a tirarla fuori, che con i miei amici dell’Endas Atletica Cesena ci risolleveremo, porteremo di nuovo i ragazzini a correre su quelle corsie rosse, nonostante l’inquietudine di queste giornate e le sirene che sento in sottofondo.