Noah Lyles è il nuovo re dello sprint. Sulla pista dell0 stadio di Budapest lo statunitense conquista il titolo mondiale dei 100 metri correndo in 9”83 davanti all’atleta del Botswana Letsile Tebogo, secondo in 9"88, e al britannico Zhamel Hughes, terzo con lo stesso tempo del secondo. Ora Lyles correrà anche i 200 dove tenterà la doppietta.
“Qui più del tempo contava vincere e ci sono riuscito – ha detto Lyles -. I 200 metri? Non credo di puntare troppo in alto se punto alle stelle”.
In totale in 5 scendono sotto i 10 secondi nella finale dei 100: oltre a Lyles, Tebogo e Hughes anche Oblique Siviglia (9”88 anche per lui) e Christian Coleman (9”92).

Nel pomeriggio non ce l’aveva fatta Marcell Jacobs a guadagnarsi la finale. In semifinale l’azzurro ha corso in 10”05, migliorando di un decimo il tempo fatto segnare in batteria (10”15) ma finendo comunque quinto e dunque eliminato.

Una giornata cominciata con l'argento di Antonella Palmisano

La seconda giornata dei Mondiali, cominciata con lo splendido argento di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia, ha portato soddisfazioni e anche qualche delusione agli altri azzurri impegnati nelle diverse gare.

Record italiano eguagliato nei 100 donne da Zaynab Dosso

Corre veloce Zaynab Dosso nelle batterie dei 100 metri, tanto veloce che agguanta la semifinale ed eguaglia con 11”14 il record italiano di Manuela Levorato che resisteva ben 22 anni (la veneta l’aveva stabilito il 4 luglio 2001 a Losanna).

Nei 10.000 l’oro va all’ugandese Cheptegei, dodicesimo Yeman Crippa

Tutto africano il podio dei 10.000 con l’ugandese Giosué Cheptegei che conquista la medaglia d’oro in 27’51”42 davanti al keniano Daniel Simiu Ebenyo (27’52”60) e l’etiope Selemone Barega (27’52”72).
La gara si è svolta su ritmi regolari fino all’8° km (22'41" il passaggio), quando il gruppo degli africani si è prodotto in un’accelerazione che ha staccato via via gran parte degli avversari, compreso Yeman Crippa giunto 12esimo con 28’16”40.
“Pensavo di correre meglio, più facile – ha confessato Crippa -, invece quando davanti gli africani hanno iniziato a correre sono andato in difficoltà e non sono riuscito a tenere il ritmo. Quest’anno, le gare in pista non mi hanno regalato grandi soddisfazioni. Adesso chiudo la stagione e inizio una nuova preparazione in vista degli Europei di Roma dove potrei correre la maratona".

1.500: Ludovica Cavalli vola in finale col primato personale. Out Sabbatini e Arese

Luci ed ombre per le atlete azzurre impegnate nelle due semifinali dei 1.500 donne. Ludovica Cavalli non sta letteralmente più nella pelle all’arrivo quando scopre di essere sesta e quindi ammessa alla finale. L’atleta allenata dall’oro olimpico di maratona Stefano Baldini interpreta al meglio una semifinale tattica (passaggio agli 800 in 2’15”) rimanendo agganciata al gruppo di testa nell’ultimo giro per finire in 4’02”83. Per Cavalli si tratta del personale e della prima volta sotto i 4’03”.
“Non ci credo – è il commento a caldo della genovese -. Oggi in riscaldamento mi sentivo stanca ma mi sono detta ‘Dai Ludo, buttati’, volevo fare il mio personale. Quando poi ai 200 metri finali ho visto che potevo farcela mi sono ripetuta che dovevo crederci, dovevo provarci. Non sono felice, di più”.
La contentezza di Ludovica Cavalli contrasta con la profonda delusione di Gaia Sabbatini che si trova a correre in una semifinale completamente diversa, condotta su ritmi altissimi e dominata dalla keniana Kipyegon in un significativo 3’55”14 (la prima semifinale era stata vinta dalla connazionale Chepchirchir in 4’02”14). La teramana prova a rimanere nel gruppo al comando ma finisce sfiancata dal ritmo troppo veloce e si ferma a 200 metri dalla fine.
“Non mi sentivo già bene prima della gara. Il mio ritiro è un raptus dovuto a un mix di acido lattico e stanchezza. Posso solo dire che sono profondamente delusa della mia prova di oggi”.
Fuori dalla finale anche Pietro Arese, ottavo nella sua semifinale col tempo di 3’33”11 che gli vale comunque il primato personale e anche il pass olimpico.
“C’è sicuramente del rammarico per essere rimasto escluso dalla finale per pochissimo, però il primato personale in gara è sempre una medaglia di consolazione. Adesso guardo agli Europei dell’anno prossimo a Roma e a quella finale”.

Le altre corse

Nelle batterie dei 400 piani Davide Re sfiora la barriera dei 45 secondi (45”05 il suo tempo, miglior prestazione stagionale) e approda alla semifinale, così come nei 100 hs Lorenzo Simonelli e Hassane Fofana sono protagonisti di due buone gare correndo rispettivamente in 13”50 e in 13”53, tempi che valgono ad entrambi il passaggio del turno.
Anche nei 400 hs sia Alessandro Sibilio che Mario Lambrughi si guadagnano la semifinale correndo in batteria rispettivamente 49”40 e 49”05.
Nei 400 femminili non basta invece ad Alice Mangione correre in 51”57, a un decimo dal personale, per passare il turno.

Salti e Lanci

Salto in lungo – Larissa Iapichino finisce quinta nella finale del lungo vinta dalla serba Ivana Vuleta in 7’15”. Per l’azzurra un 6,82 all’ultimo salto fatto di grinta e con qualche centimetro regalato in pedana. Sul podio anche la statunitense Davis-Woodhall, argento in 6,91, e la rumena Rotaru-Kottman, bronzo in 6,86.

Salto in alto - Gimbo Tamberi lascia tutti col fiato sospeso e acciuffa il pass per la finale superando la misura di 2,28 solo alla terza prova. Con lui in finale ci sarà un ritrovato Marco Fassinotti, che torna a volare dopo anni trascorsi a quote più basse (per lui un 2,28 di qualificazione fatto al secondo tentativo).

Disco femminile – Conquista la finale Daisy Osakue che al terzo lancio scaglia il disco a 61,31, misura che le vale la 12esiama posizione e il superamento del turno eliminatorio.