(Il video è stato registrato durante i Mondiali di atletica)
“Un’Italia così ai Mondiali non la si vedeva da oltre vent’anni”. Non ha dubbi il presidente Fidal Stefano Mei nel tracciare un primo bilancio della spedizione a Budapest… magari avara di ori rispetto al recente passato, ma comunque ricca di risultati e di riferimenti per il futuro prossimo.
Il Mondiale azzurro si chiude con quattro medaglie (1 oro, 2 argenti, 1 bronzo), come non accadeva da Edmonton 2001 (1-1-2). Tredici finalisti che pareggia il risultato storico di Siviglia ’99 in quanto a piazzamenti tra i primi otto.
Il circolo virtuoso dell’atletica italiana
“Siamo nella direzione giusta non soltanto per Parigi 2024 ma anche per Los Angeles 2028”, sottolinea il presidente Stefano Mei nella conferenza stampa finale a Casa Italia. Con il passare del tempo, mese dopo mese, gli atleti hanno percepito la possibilità di fare molto bene. Da due anni e mezzo siamo valutati in modo diverso: vinciamo e portiamo avanti giovani che spingono chi vince, in un circolo virtuoso che non è ancorato a singoli risultati e deve diventare un ciclo continuo. Spero che queste vittorie servano a riportare l’atletica nella scuola, il suo ruolo naturale. Stiamo investendo sul settore tecnico, ma anche sulle società di base, con progetti destinati a tecnici meritevoli che escono da una graduatoria con criteri oggettivi: hanno in mano lo sviluppo del talento e saranno nostri osservatori sul territorio, una mancanza finora sempre lamentata”.
Certo, dopo i successi di Tokyo, di Eugene (Mondiali 2022) e della più recente Coppa Europa vinta dall’Italia, ci si attendeva una pioggia di medaglie che non è arrivata. Ma hanno giocato diversi fattori, dal ricambio generazionale, che è evidentemente in corso visto l’elevato numero di giovani convocati, alla sfortuna. Hanno ritrovato un Tamberi che ha dimostrato di meritare ampiamente di essere il grande capitano degli azzurri, ma soprattutto è risorto iun Jacobs che pareva relegato nell’ombra.
“Siamo arrivati alla vigilia degli Europei di Roma e delle Olimpiadi di Parigi a suon di risultati. Gli atleti si meritano tutto quello che stiamo facendo per loro. Tutta la squadra dimostra che la Coppa Europa non è stata un caso, in un’atletica con tantissime nazioni che possono vincere medaglie e avere finalisti. Abbiamo raccolto più di Eugene che era stata comunque una delle migliori edizioni, con un ricambio che potrà fare da proselitismo, come dimostrano i dati di ascolto in tv”. Oltre 2,3 milioni ieri sera su Rai 2, con uno share superiore al 17% e il successo nella serata televisiva.
Mei è convinto di aver inaugurato la stagione del sorriso, che corre in soccorso degli atleti anche quando le cose vanno male:
“Credo di aver inaugurato la stagione del sorriso - afferma il presidente Mei, che ha anche ringraziato il CONI per la continua e fondamentale vicinanza - Quando vedo atleti arrabbiati per la gara andata male, dico di pensare ai compagni che sono rimasti a casa, l’arrabbiatura deve passare presto ed è un’esperienza per migliorare, so cosa succede nella testa di uno che va male. Spostare risorse da altre aree e destinarle al settore tecnico è una rivoluzione, credendo nel binomio tecnico-atleta e nel settore tecnico”.