Poche ore dopo il Grand Prix Meeting di Brescia possiamo affermarlo: staffetta 4x100, abbiamo un problema. Mentre Marcell Jacobs a Desenzano (a due passi da Brescia) cerca di ritrovare la forma perduta, sulla pista della leonessa d’Italia nessun ruggito è arrivato da Filippo Tortu e Chituru Ali.
I nostri due “mano 10” sono arrivati in fondo al gruppo, Tortu in 10”38 e Ali in 10”95, frenato da un dolore.
Staffetta 4x100 Italia: faccio il punto
Riassunto delle ultime puntate: Jacobs è malandato e in ritardo di condizione, Ali non riesce a finire una gara e Tortu rallenta giorno dopo giorno; Lorenzo Patta è infortunato dopo la Coppa Europa; Matteo Melluzzo operato di ernia; Roberto Rigali e Samuele Ceccarelli stanno ancora affrontando qualche problema fisico; Filippo Randazzo, passato dal lungo ai 100 metri ha corso in Coppa Europa ma è fermo a un modesto 10”50. Si salva solo Fausto Desalu, che sui 200 metri sta vivendo la sua miglior stagione di sempre per costanza di risultati.
Dispersi prospetti interessanti come Eric Marek, Marco Ricci, Stepehen Awuah Baffour, Diego Aldo Pettorossi, mentre sembrano garantire più regolarità dei velocisti non professionisti come Andrea Federici e Lorenzo Ianes.
Davvero troppo poco per pensare, in questo momento, di mettere insieme una 4x100 competitiva a livello mondiale. Con in tasca la qualificazione per i Campionati di Tokyo (semifinali sabato 20 settembre), il problema per il professor Filippo Di Mulo, il “mago di Tokyo”, adesso è non sapere chi potrebbe salire sull’aereo per il Giappone.
Il dato: i tempi degli ultimi 4 anni
La scarsa forma dei titolari è purtroppo lo specchio di una stagione piuttosto lenta per i nostri velocisti. Qualche numero per misurare lo stato di forma del movimento. Attualmente la media dei migliori 10 velocisti italiani è di 10”30, con il miglior tempo di 10”16 corso da Patta a Savona, prima dell’infortunio di Madrid. L’ostacolista Lorenzo Simonelli ha corso in 10”29, il decimo performer segna 10”38, ma con questo tempo arriviamo a contare 12 atleti.
Se analizziamo la top ten degli ultimi cinque anni, a partire dal 2021 delle Olimpiadi di Tokyo (che resta l’apoteosi della velocità italiana), ci troviamo di fronte alla stagione più lenta. Nell’anno olimpico la media dei primi 10 fu di 10”19 (9”80-10”33), nel 2022 fu 10”20 (10”05-10”33), nel 2023 di 10”25 (10”05-10”33), l’anno scorso addirittura di 10”14 (9”85-10”28). L’anno olimpico fa correre tutti più veloci, ma quest’anno sembrano tutti zavorrati.
Che succede ai velocisti azzurri? Tanti infortuni e scarsa forma
Questa sciagurata accoppiata potrebbe essere dovuta a due fattori: lascito olimpico e mondiali di staffetta. Come già visto nei numeri, l’anno olimpico spinge tutti a correre più veloci. Questo significa portare i carichi al limite, a sottoporre il corpo al massimo dello stress. Se nei mesi seguenti qualche ginocchio o altra articolazione si infiamma, non c’è da stupirsi. Questa situazione da sovraccarico si è incrociata però con la necessità di preparare ed essere pronti per i Campionati Mondiali di staffette che si sono corsi il 10 e l’11 maggio in Cina. Significa aver anticipato e accelerato di almeno un mese la stagione agonistica, a discapito del recupero e della prevenzione. È il prezzo del successo.
I Mondiali di Tokyo restano comunque lontani, mancano ancora due mesi. Per i tanti velocisti ancora con il freno a mano tirato, le prossime settimane serviranno per trovare la forma adatta per affrontare i Campionati Italiani, in programma a Caorle il 2 e 3 agosto, il primo importante banco di prova. Lì dovremmo cominciare a vedere il vero stato di forma della velocità italiana, che poi crescerà nelle settimane seguenti per dare forma al progetto Tokyo. Al momento è difficile vedere quattro titolari. Al campo il compito di selezionare le gambe migliori per difendere l’argento di Budapest.