Neppure il tempo di salutare l’arrivo del nuovo anno e subito la mente corre là, alla sera di domenica 4 agosto, quando a Parigi si correrà la finale olimpica dei 100 metri. La domanda è una sola: riuscirà Marcell Jacobs a conquistare nuovamente la medaglia d’oro?
Le statistiche non sono dalla parte del campione di Desenzano. Nella storia delle 30 edizioni delle Olimpiadi, solo 2 atleti sono stati capaci di confermarsi nei 100 metri. I loro nomi? Carl Lewis (1984 e 1988) e Usain Bolt (2008, ‘12 e ‘16). Il paragone fa accapponare la pelle, ma la realtà è questa.
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Per compiere l’impresa più grande dello sport italiano, dallo scorso autunno Marcel Jacobs è volato negli Stati Uniti, a Jacksonville in Florida, per allenarsi con Rana Reider, uno dei coach più vincenti nella velocità (già allenatore di Andre De Grasse e Marvin Bracey). Con lui ci sono sprinter come l’americano Trayvon Bromell e il giapponese Abdul Hakim Sani Brown. Recentemente il TG1 Rai è volato in America per un’intervista all’italiano, che si è mostrato fiducioso del percorso intrapreso. Il primo obiettivo è restare sano, poi i risultati verranno di conseguenza.
Infortuni a parte, quali saranno i principali avversari di Marcell Jacobs?
Il primo e più pericoloso è certamente l’americano Noah Lyles, re della velocità agli ultimi Mondiali di Budapest, oro nei 100, 200 e staffetta 4x100. Il primatista americano dei 200 metri (19.31) fu 3° nella finale di Tokyo (19.74), ma tutto è cambiato da allora. Imbattibile nei 200 (tre titoli mondiali), è cresciuto anche nei 100 (9.83 a Budapest) e ha già dichiarato che parteciperà ai Mondiali indoor di Glasgow a marzo nei 60 metri.
Significa che è alla ricerca di un ulteriore incremento nella velocità breve (l’anno scorso 6.51), così come fece Marcell Jacobs. La vittoria agli Europei indoor nel 2021 con 6.47 fu il segnale che l’azzurro era pronto per grandi cose nei 100 metri.
Chi oltre Lyles?
Dietro a Lyles c’è tutto un mondo che avanza pretese nella successione al trono olimpico. Nella stagione 2023 ben 40 atleti hanno corso i 100 in meno di 10 secondi: tra questi ci sono 12 americani, 7 giamaicani, 3 nigeriani, 3 britannici, 2 brasiliani, 2 sudafricani e 2 liberiani. Il panorama mondiale si è allargato, e di molto. Per trovare un posto in finale servirà correre in meno di 9.90.
Tanti i pretendenti americani, ma come sempre in casa USA le cose sono sempre più complicate. La stagione NCAA prosciugherà le forze di molti, i Trails poi saranno la solita lotteria senza appello che premierà solo tre velocisti tra una decina dei migliori al mondo.
Negli ultimi campionati hanno dimostrato costanza Fred Kerley e Christian Coleman, i nomi nuovi potrebbero essere Cravont Charleston, campione americano 2023, e Micah Williams. A proposito di Coleman, i gossip dicono di un legame con Sha’Carri Richardson, la campionessa del mondo dei 100, sbocciato proprio a Budapest. Saranno solo voci, ma intanto Sha’Carri ha firmato con il management (HSI) di Coleman.
Uomini da finale
Sono anche il sudafricano Akani Simbine, 30 anni, 4° a Tokyo e 5° a Eugene, e il giamaicano Oblique Seville, 22 anni, 4° a Eugene e a Budapest. Il britannico Zharnel Hughes, fuori dalla finale di Tokyo per falsa partenza, a Budapest è stato terzo (e 4° nei 200) e in stagione ha corso quanto Lyles (9”83). Anche per lui il salto di qualità è arrivato e si prepara a un’olimpiade da protagonista.
Il muscolatissimo keniano Ferdinand Omanyala, 7° a Budapest, potrà dire la sua se riservasse qualche energia in più per le Olimpiadi. Nel 2023 ha corso 26 volte i 100 metri da febbraio a settembre. Per non farsi mancare nulla però, ha già aperto l’anno correndo i 400 metri in Kenya.
Il giapponese Abdul Hakim Sani Brown, 24 anni, fenomeno giovanile (campione mondiale under 18), è stato 6° in finale a Budapest e 7° ai Mondiali di Eugene, e da quest’anno si allena con Marcell Jacobs. Attenzione anche ai giamaicani Kishane Thompson (9”85) e Ackeem Blacke (9”89), 22 anni.
La stella Tebogo
L’atleta che però sarà sotto tutti i riflettori è il fenomeno africano Letsile Tobogo, 21enne sprinter del Botswana, che dopo due titoli mondiali under 20 quest’anno a Budapest è stato 2° nei 100 (9”88) e 3° nei 200 (19”81). Fa campo base in Italia, nel bresciano, sotto la guida del gruppo di Federico Rosa. L’anno scorso ha corso i 400 anche in 44”75, dimostrando potenzialità straordinarie.
Ma siamo solo a gennaio, la stagione deve ancora iniziare. Tutti i velocisti del mondo sono però già in pista per confermare o ribaltare questa prima preview. Non vediamo l’ora di aggiornare il rooster dei top sprinter.