Le donne italiane sono le meno soddisfatte del proprio livello di attività fisica: più della metà, il 62% , vorrebbe fare più sport e movimento. A rivelarlo è lo studio commissionato da Asics nell’ambito della campagna Move Her Mind, che ha coinvolto 24.772 persone in più di 40 Paesi analizzando gli ostacoli, le sfide, gli incentivi e i fattori che motivano le donne ad allenarsi.
Le donne fanno sport perché le fa stare bene sia a livello fisico che mentale, ma la maggior parte di loro non si allena come vorrebbe e di conseguenza non ottiene i benefici che derivano dalla pratica di un’attività fisica regolare. Le lavoratrici dipendenti, le mamme e le casalinghe sono le più penalizzate, mentre le studentesse e le donne in pensione hanno un livello di attività maggiore.
La corsa lo sport più amato dalle donne
Tra le attività fisiche più praticate dalle donne, la corsa fa la parte del leone, piazzandosi al primo posto. A livello globale, il 65% delle donne si dedica al running, nessun’altra disciplina riscuote così tanto successo.
Lo studio non ha analizzato i motivi di questa preferenza, ma è logico pensare che alla base vi sia il fatto che il running sia uno degli sport più facilmente praticabili in assoluto (può essere fatto ovunque, in qualsiasi momento, non necessita né di attrezzature particolari né di campi o compagni come gli sport di squadra), è tra i più economici e ancora, elemento da non sottovalutare, è tra quelli che apportano i maggiori benefici rispetto al tempo che gli viene dedicato.
L’attività fisica migliora il benessere mentale delle donne
Dallo studio di Asics, il più ampio mai realizzato in questo campo, condotto sia attraverso un sondaggio globale sia all’interno di gruppi di discussione, emerge un forte legame tra attività fisica e benessere mentale in chiave femminile.
Quando si allenano, le donne si sentono più felici (52%), più energiche (50%), più in grado di “staccare” (41%), più sicure (48%), più in grado di affrontare la vita (38%) e più lucide (31%).
Ma non solo, lo studio ha evidenziato una correlazione diretta tra livelli di attività fisica e benessere mentale: le donne più attive ottenevano punteggi “State of Mind” maggiori, al contrario delle più sedentarie che registravano i punteggi più bassi.
Per altro, questo stato di benessere mentale è utile a creare quella “dipendenza positiva” dal movimento che i runner ben conoscono. Non a caso la stragrande maggioranza si sente più stressata (67%) e più frustrata (80%) quando non si allena in maniera costante.
Più della metà delle donne vorrebbe poter fare più attività fisica
Nonostante i grandi benefici della pratica sportiva per la salute fisica e mentale, oltre la metà delle donne del campione analizzato (mediamente il 51%) ha affermato di non essere soddisfatta del proprio livello di esercizio fisico attuale e di voler fare più movimento.
Come detto, le italiane figurano al primo posto in questa categoria (62%), ma il fenomeno è comune nelle donne di molti Paesi europei. Non è ad esempio soddisfatto del proprio livello di movimento il 56% delle britanniche e delle olandesi, il 54% delle tedesche e delle svedesi, il 50 % delle spagnole e il 49% delle francesi. Se poi guardiamo più lontano, vorrebbe riuscire a fare più attività fisica il 56% delle donne giapponesi (la percentuale più alta in Asia) e il 51% delle statunitensi e delle australiane.
Quanti ostacoli per le donne!
Tra lavoro, casa, figli, genitori anziani da accudire, la mancanza di tempo da dedicare a se stesse è comune a moltissime donne, che faticano a trovare anche solo mezz’ora o un’ora per allenarsi o fare comunque un po’ di sana attività fisica. I troppi impegni (76%) e il poco tempo libero (74%) sono gli ostacoli più comuni che impediscono alle donne di allenarsi, insieme al costo delle palestre (59%) e degli allenatori (62%).
Vi sono poi anche fattori ambientali che possono scoraggiare la pratica sportiva. Il 43% delle intervistate ha dichiarato di rinunciare all’esercizio fisico a causa della mancanza di spazi e ambienti sicuri (soprattutto in Africa e Sud America) e il 38% di non avere accesso ad attrezzature e/o spazi per l'esercizio fisico.
Gli ostacoli di tipo emotivo o culturale
Più subdoli ma non meno incisivi sono gli ostacoli di tipo emotivo o culturale. Molte donne rinunciano a praticare attività fisica perché si sentono inadeguate, vuoi perché pensano di non essere abbastanza in forma o sportive (42%), vuoi perché ritengono che il loro fisico non corrisponde a certi canoni tradizionalmente legati a quelli delle donne attive (37%), vuoi perché provano imbarazzo (33%).
Un ulteriore freno è rappresentato da una visone dello sport legata al risultato più che al benessere o alla salute. La paura di fallire o di essere giudicata è un problema per il 32% delle donne, mentre il 30% soffre di ansia da prestazione.
L’arrivo di un figlio non aiuta
Anche il passare degli anni ha il suo peso. I dati evidenziano che il 51% delle donne diminuisce l’attività fisica o smette di allenarsi con l’avanzare dell’età.
Mancanza di tempo libero e impegni di lavoro sono tra i motivi principali che inducono le donne ad abbandonare la pratica sportiva, ma spesso questa rinuncia è il frutto di stereotipi di genere, che assegnano alla donna l’intera responsabilità della famiglia e dei lavori domestici.
Quasi i due terzi delle madri hanno affermato che i figli sono stati il motivo principale per cui hanno smesso di allenarsi o di praticare sport con regolarità e, nell’arco della vita delle donne, i livelli più bassi di attività si registrano tra le madri nei primi anni successivi alla nascita di un figlio.
Ma cosa ne pensano gli uomini?
Fortunatamente sono sempre di più i compagni che supportano le donne nelle faccende di casa o con i figli, che capiscono e incoraggiano l’attività fisica della partner. Impossibile però non vedere quanto ci sia ancora da fare per colmare la disparità di genere presente nella pratica sportiva.
Secondo la dott.ssa Dee Dlugonski, assistente alla cattedra presso lo Sports Medicine Research Institute dell'Università̀ del Kentucky, che ha condotto lo studio con il supporto del dott. Brendon Stubbs, professore associato del King's College di Londra, è necessario intervenire su più livelli, anche cambiando la percezione sbagliata che gli uomini hanno degli ostacoli che impediscono alle donne di svolgere attività̀ fisica con regolarità̀.
Indagando quest’ultimo aspetto, gli studiosi hanno infatti scoperto che gli uomini pensano erroneamente che siano soprattutto l'insicurezza legata al proprio corpo, la paura di subire molestie e il timore del giudizio a limitare l’esercizio fisico per le donne. Solo il 34% degli uomini riconosce che la mancanza di tempo è un ostacolo all'attività fisica delle donne, quando invece è quasi sempre il problema principale (74%).
Una maggior conoscenza dei problemi e delle difficoltà potrebbe aiutare gli uomini a sostenere e incoraggiare le donne nella pratica sportiva, contribuire a eliminare la disparità di genere nell'esercizio fisico.
“Amici, partner e genitori possono avere un impatto significativo sull'intensità̀ (ma anche sulla mancanza) dell'esercizio fisico svolto giornalmente da ragazze e donne – spiega la dott.ssa Dee Dlugonski -. Per molte di loro, questi rapporti influiscono direttamente sulla quantità̀ di tempo che riservano all'esercizio fisico, sul loro modo di vedere l'esercizio fisico e sulla scelta dello sport da praticare”.
Alla ricerca delle soluzioni possibili
Accessibilità, inclusione, riconoscimento del movimento in tutte le sue forme e lotta alle aspettative di genere sono le 4 aree chiave identificate dallo studio di Asics per promuovere un vero cambiamento. Raccogliendo le testimonianze delle donne nei gruppi di discussione, per ciascuna area sono state proposte alcune strategie utili a incoraggiare le donne e le ragazze a fare più movimento
Perché sia più accessibile, l'esercizio fisico va reso più funzionale e accogliente: “Occorre mettere al centro le donne e le loro esigenze. È importante offrire servizi di assistenza all'infanzia, adattare l'attività fisica al lavoro e agli altri impegni e renderla divertente, conveniente e sicura”.
Per rendere l’attività fisica più inclusiva per le donne di ogni età, etnia, corporatura, contesto di vita e livello di attività “dobbiamo rafforzare il ruolo di amici, famiglia e società nell’incoraggiarle a fare esercizio. Le donne non devono sentirsi scoraggiate e giudicate quando si allenano”.
Anche il significato stesso di esercizio fisico va ridefinito: “Bisogna promuovere tutte le forme di movimento, riconoscendo che i benefici dell'attività fisica vanno ben oltre la fatica, le ripetizioni o le distanze percorse. Le donne devono sentirsi a loro agio a prescindere che svolgano attività fisica da principianti, da esperte o che restino nella media”.
Per quanto riguarda infine la lotta contro le aspettative di genere “è importante sensibilizzare la collettività, abbattere gli stereotipi femminili e accelerare il cambiamento sociale. Donne e ragazze devono avere il tempo, la libertà e il supporto per svolgere attività fisica”.
L'hub More Her Mind con tante storie che ispirano
C’è tanto da fare, il cambiamento richiesto è complesso e necessiterà di tempo. Nell’hub More Her Mind di Asics sono raccolte storie di persone e di organizzazioni che in ogni parte del mondo lavorano per abbattere gli ostacoli che impediscono alle donne di allenarsi. Sono belle storie, che raccontano di come anche l'iniziativa di un singolo possa fare la differenza. Come recita il claim di questo progetto: “È ora di aiutare le donne a liberare la mente”.