Un progetto narrativo e grafico. "Vulnerabile" è un libro non voluto. Perché non voluto è l’inizio. Alberto Ferretto non voleva certo essere vittima di un pestaggio il 1º novembre del 2018 all’esterno di un locale di Marano Vicentino (Vicenza).

L’aggressione ebbe conseguenze fisiche e psicologiche serie. Ferretto sembra aver accettato tutto quanto è accaduto, si è ricostruito, è ripartito. E ha voluto lasciare una traccia, dedicata ad altre persone vittime di traumi. La traccia è “Vulnerabile”, una raccolta di storie, momenti drammatici e traumatici vissuti da 13 persone.

Ferretto, che attualmente ha 35 anni, e lavora nel mondo della corsa nel team marketing di Hoka Italia, ha completato tre volte laLavaredo Ultra Trail 120 km (nel 2022 è arrivato 16°), e due volte è stato finisher dell’Ultra Trail du Mont Blanc 170 km. E ha partecipato a For Rangers, una gara a tappe di 250km nei parchi naturali del Kenya a scopo benefico.

Il libro, i cui proventi sono destinati alla Croce Rossa Italiana - Comitato di Vicenza, è nato con lo scopo di ispirare e non di insegnare, attraverso riflessioni, le consapevolezze e le esperienze dei protagonisti che, loro malgrado, sino sono trovati vulnerabili ma abbastanza forti per ripartire.

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Instagram Alberto Ferretto
Alberto Ferretto impegnato in un’uscita di trail running

Ferretto, come è stato per lei ripartire dopo l’episodio drammatico e violento che ha vissuto?

“Mi sono ripreso riunendo i pezzi, nel senso che la fase acuta, l'edema cerebrale, è durata una settimana, ed è stato il momento più duro, proprio per l'instabilità di questo problema. Poi c'è stata la ripresa dalle botte, durata qualche mese. La ripresa dai danni ai denti ha comportato circa due anni di interventi, tra apparecchi e operazioni varie. La più lunga di tutte è stata la ripresa mentale, con le incertezze che si è trascinata dietro. Comunque, nonostante tutto, dopo le prima settimane io ho ripreso alcune attività, soprattutto quelle fisiche, nonostante i dolori e scompensi di cui parlo dettagliatamente nel libro”.

Come è nata l’idea di creare un libro, con tanti voci che si completano a vicenda?

“Ho pubblicato sui social una foto del mio volto con gli effetti dell’aggressione. L’immagine è davvero esplosa su molti quotidiani azionali, tra cui Corriere e Repubblica, e tv come Sport Mediaset. Ho ricevuto migliaia di messaggi da persone da tutta Italia, uomini e donne che in molti casi avevano subito, o stavano subendo un trauma, accomunati dall'incapacità di rialzarsi, di uscire, di tornare a vivere serenamente. Io invece, subito dopo la risoluzione dell'edema cerebrale, a parte il dolore e le problematiche ai denti, ed a parte la questione mentale, gestita con uno specialista, ero focalizzato a riprendermi la vita in mano il prima possibile e avevo già l'obiettivo dei 120 chilometri della Lavaredo Ultra Trail a giugno del 2019. Ho cercato di capire il perché di questa mia reazione e ho dato credito anche e soprattutto allo sport che faccio: la corsa. Ho iniziato a scrivere a metà gennaio e poi ho preso coraggio incontrando Francesco Lorenzi, a Sommacampagna nel veronese a fine gennaio 2019 e da lì sono passati cinque anni. Nel mentre ho avuto momenti dove avrei voluto cancellare tutto perché non mi sentivo di uscire con un progetto, non un libro almeno”.

Cosa le sta dando ora questa esperienza, a livello emotivo e personale?

“Porto a casa un'esperienza unica, ricca di sfumature, tra conoscenze e momenti più o meno intensi, più o meno piacevoli, più o meno dolorosi. È tutt'ora un'esperienza che mi sta insegnando moltissimo, non solo dal punto di vista umano ma anche gestionale, professionale. Alla fine, una delle soddisfazioni personali, oltre all'aver vinto con me stesso e sconfitto tutti i dubbi e le paure, si cela dietro la capacità di sapere gestire un progetto di questa complessità: dall'ideazione alla promozione, contando su uno, due collaboratori in fasi molto precise del percorso. È un'esperienza, quella editoriale, che ribadisce il fatto che si è soli”.

Approfondiamo questo concetto?

“A prescindere dalle moltissime esperienze ed alle moltissime persone che ci circondano, e se non si continua a remare nonostante la corrente che in molti casi soffia contro, la barca non si muove di un centimetro. Con questo non voglio dire che il lavoro di squadra non funziona, anzi, credo molto nel gruppo, su altri frangenti credo sia fondamentale, per quanto mi riguarda, ora l'editoria mi ha dato e lasciato questo”.

Com’è il suo rapporto con la corsa, il trail e il movimento in generale ora?

“Quotidiano e costante, anche se, alle volte, fare sport come piace a me, stando molte ore fuori in ambiente naturali, avendo una continuità ed ambendo a gare di lunga distanza, sembra una richiesta che non collima con il sistema. Un lavoro che mi porta spesso in giro per l'Italia, una bimba appena nata, progetti come questo libro, a prescindere che siano tutte condizioni di una gioia e realizzazione personale incredibile, sto cercando un nuovo equilibrio, un po’ come tutti gli amatori che amano veramente lo sport”.

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Instagram Alberto Ferretto

Quale effetto sta generando il libro tra i lettori?

“Piace, sia la sua confezione grafica interna che esterna, ma soprattutto il contenuto. Sul primo aspetto avevo una percentuale di riuscita (forse!) maggiore, nel senso che il mio percorso professionale ruota attorno alla comunicazione e alle arti visive. Mentre sul secondo aspetto non ci avrei scommesso, ma oggi è l'aspetto che conta e più mi soddisfa”.

Vorrebbe sviluppare “Vulnerabile” anche in forme diverse?

“Non credo possa esistere, per quanto mi riguarda, un altro percorso come quello fatto in questi cinque anni grazie a "Vulnerabile". Oggi potrebbero esserci delle declinazioni e sono apertissimo a collaborazioni e allo sviluppo di idee. Potrebbe essere un podcast che parla di queste e di altre storie!? Chi lo sa, penso al presente e mi godo il momento”.

Tornando all’inizio, ha trovato un “perché”, se lo cerca, a quello che è successo 5 anni fa?

“Non credo esista un "perché". Abbiamo esempi quotidiani di persone che ci lasciano senza un apparente un motivo. Ci basti pensare alla fortuna di nascere in un posto piuttosto che in un altro, in una famiglia piuttosto che in un'altra. Sembra una roulette russa, forse tutti noi dovremmo dare più importanza alle piccole cose e quindi cercare, per quanto possibile, di diminuire il rischio in alcune situazioni. Detto ciò, quello che mi è successo quella sera è stato quel famoso "fulmine a cielo sereno". Senza nuvole, aggiungerei”.

Vulnerabile – di Alberto Ferretto. 216 pagine. 2023 (aggiornamento 2024).

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