Un impianto sportivo a Parigi intitolato a Rebecca Cheptegei. La promessa arriva da Anne Hidalgo, sindaca della città francese, dove l’atleta l’11 agosto aveva gareggiato partecipando alla maratona delle Olimpiadi chiudendo al 44 posto.
Ha destato choc e orrore in tutto il mondo la morte della maratoneta ugandese, bruciata dal fidanzato domenica scorsa il quale le ha gettato addosso una tanica di benzina dandole poi fuoco davanti ai suoi figli. “Rebecca, ci ha incantato qui a Parigi”, così Hidalgo. “L’abbiamo vista: la sua bellezza, la sua forza, la sua libertà; e con ogni probabilità sono state proprio la sua bellezza, forza e libertà a essere intollerabili per la persona che ha commesso questo omicidio”.
Hidalgo ha aggiunto: “Parigi non la dimenticherà, le dedicheremo un impianto sportivo affinché la sua memoria e la sua storia rimangano con noi e contribuiscano a portare avanti il messaggio di uguaglianza, un messaggio che è anche quello dei Giochi olimpici e paralimpici”.
La maledizione di Eldoret
Ma Cheptegei, 33 anni, è solo l’ultima vittima di quella scia di sangue che da anni sta caratterizzando il Kenya. Da quelle parti la chiamano ‘la maledizione di Eldoret’. Troppe tragedie e troppi lutti nella storia della città della Rift Valley dove si allenano tutti i più forti fondisti del mondo.
Undici febbraio, su una strada tra le città di Eldoret e Kaptagat, nel Kenya occidentale, cuore della regione ad alta quota e perfetta per gli allenamenti dei fondisti, in un incidente stradale perdono la vita il primatista mondiale della maratona, il 24enne Kelvin Kiptum (2h00:35 a Chicago nell’ottobre scorso) e il suo allenatore Gervais Hakizimana. Uno schianto sul quale restano l’alone del mistero con l’ipotesi addirittura del sabotaggio. C’è un’inchiesta aperta partita dalla denuncia del padre del recordman - prima dell'exploit sportivo, ex pastore di capre fino a 16 anni e di umilissime origini -, il quale ha spiegato di aver ricevuto, la sera prima dell’incidente, la visita a casa di quattro persone le quali avrebbero rivendicato somme di denaro dovute dal figlio. Tutti poi identificati dalla polizia, interrogati e rilasciati dopo un giorno.
Da Kiplagat a Damaris Muthee Mutua: quanti orrori
E’ la notte di Capodanno 2023 quando l’atleta dell’Uganda, Benjamin Kiplagat, viene trovato morto. Nel suo curriculum tre edizioni dei Giochi olimpici (2008, 2012, 2016) nella disciplina 3000 metri siepi, senza vincere medaglie. Ai campionati africani di atletica leggera 2012 vinse la medaglia di bronzo. Il corpo venne ritrovato nella sua auto a Eldoret, il movente dell’omicidio probabilmente una rapina. Fermate due persone.
Il 16 aprile 2022, vigilia di Pasqua, è stata trovata morta in casa in circostanze ancora da chiarire la keniota Damaris Muthee Mutua. Anche in questo caso le accuse erano finite sul compagno della vittima. Doppio passaporto del Kenya e del Bahrain, la ragazza di 28 anni è stata soffocata in casa a Iten con un cuscino.
Sei mesi prima, 13 ottobre 2021, altro femminicidio a Iten: la campionessa keniana Agnes Tirop, medaglia di bronzo nei 10000 metri piani ai mondiali di Londra 2017 e Doha 2019 e quarta nel 5000 metri piani ai Giochi olimpici di Tokyo 2020, viene uccisa dentro casa con diverse coltellate all’addome. Indagato il marito, il quale è stato arrestato. Andando ancora indietro nel tempo, l’8 febbraio 2008 a perdere la vita sulla strada per Eldoret, fu Stephen Arusei Kipkorir, mezzofondista keniota e vincitore della medaglia di bronzo nei 1500 metri piani ai Giochi di Atlanta 1996. Dopo la sua breve carriera atletica, era diventato un soldato professionista: la tragedia avvenne a seguito di uno schianto a bordo di un mezzo militare.
Quel suicidio che rappresenta ancora un giallo
E ancora: nel distretto di Nyandarua, nel 2011 la tragedia di Samuel Wanjiru, oro olimpico della maratona di Pechino 2008. Ventiquattro anni, età quasi maledetta per l’atletica, come lo sono i 27 per il rock. Non ancora ventiduenne, a Pechino batté il record olimpico con 2h06:32.
A fermare la sua ascesa, il 14 maggio 2011, la morte cadendo dal balcone di casa. Una vicenda mai chiarita del tutto. Oggi, con l’orrore di Rebecca Cheptegei, ‘la maledizione di Eldoret’ sembra non avere fine.