Il periodo delle feste è anche un momento buono per guardare dei film in famiglia. La tv è inondata di classiconi natalizi, ma per chi volesse vedere qualcosa di diverso e nel quale la corsa in qualche modo rientra come elemento importante del film, ecco qualche consiglio.

5 film sulla corsa da (ri)vedere a Natale

Forrest Gump (1994)

Il film di Robert Zemeckis che permise a Tom Hanks di vincere il secondo Oscar consecutivo è probabilmente il più scontato di questa lista. Ma d’altronde è ormai entrato nel linguaggio comune dire di qualcuno appassionato di corsa essere un “Forrest Gump”, così come è entrata tra i modi di dire l’espressione “corri Forrest!”, anche se spesso detta con accezione negativa.

Nel film infatti il protagonista, all’interno di una vita imprevedibile e avventurosa, un giorno inizia a correre senza apparente motivo, incominciando ad attraversare gli Stati Uniti più volte, diventando praticamente un guru per altre anime tormentate che lo iniziano a seguire e ad accompagnare, fino al momento in cui si ferma e dice una frase semplicissima e diventata leggenda: “sono un po’ stanchino”. Da aggiungere all’immaginario che circonda il film anche quella barba cresciuta durante la sua lunga corsa e che ha anticipato, o forse persino ispirato, la moda degli ultrarunner hypster. Ma la corsa è elemento centrale di tutto il film, entrando in scena ogni volta in cui il protagonista si trova ad affrontare una sfida, diventando metafora di vita.

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Sunset Boulevard//Getty Images

Rocky (1976)

Altra pellicola entrata nella storia del cinema, con Sylvester Stallone autore di una vera impresa con questo film, avendo scritto la sceneggiatura nella speranza di uscire da una situazione personale difficile, e interpretandone poi il protagonista, Rocky Balboa. Girato con pochi mezzi e molte speranze, “Rocky” ha vinto 3 Oscar, tra cui miglior film e miglior regia a John G. Avildsen.

Nel film Stallone/Balboa si allena correndo in diverse scene rese indimenticabili dall’accompagnamento musicale di “Gonna Fly Now”. Nella più famosa di queste scene, terminata sui gradini del Philadelphia Museum of Art, è stato calcolato che la distanza che avrebbe percorso Rocky sarebbe stata più lunga di una maratona. Cosa decisamente improbabile se fosse reale, ma che ha reso molto a livello cinematografico, passando per diversi luoghi importanti della “città dell’amore”.

Famosissime anche altre sequenze di corsa dei sequel, come quella di Rocky II, dove il protagonista viene seguito e accompagnato dai propri tifosi fino alla solita scalinata, e di Rocky IV, con Balboa che semina la scorta sovietica fino ad arrampicarsi sulle cime innevate durante durissime sessioni di allenamento artigianali, in contrapposizione all’avversario Ivan Drago che corre e si allena in modo iperscientifico all’interno di strutture super controllate.

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Silver Screen Collection//Getty Images

Momenti di gloria (1981)

Film famoso probabilmente più per la sua colonna sonora di Vangelis, diventata vero inno dello sport (prima di venir sorpassato da musiche ancora più epiche – comprese altre sue composizioni) che per il suo contenuto, è in realtà il film per eccellenza sulla corsa, dato che racconta la vera storia di due universitari di Cambridge che si preparano per gareggiare alle Olimpiadi di Parigi di esattamente un secolo fa. Ma è anche un film di qualità, con 4 Oscar vinti, tra cui miglior film e miglior sceneggiatura originale, che esplora le motivazioni personali, religiose e patriottiche dei protagonisti.

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Warner Bros.//Getty Images

Il maratoneta (1976)

Nonostante il titolo, di corsa non c’è moltissimo in questo film di spionaggio girato dal sottovalutato John Schlesinger (un Oscar e due nomination in carriera) e sceneggiato da William Goldman (2 premi Oscar). Il protagonista, interpretato da Dustin Hoffman, è uno studente che si sta allenando per correre una maratona durante la scrittura della sua tesi di laurea, ossessionato dalla morte del padre perseguitato dal maccartismo.

La corsa è sia elemento di estraneità dal mondo da parte del protagonista, senza amici e vita sociale, sia opportunità per forgiare il corpo (essere allenato gli permette di fuggire da situazioni di pericolo di vita), oltre ad essere metafora del raggiungimento dei propri obiettivi. Se oggi appare un po’ datato, è comunque un film da recuperare.

Lola corre (1998)

Inseriamo in questa lista un film non hollywoodiano, per la precisione tedesco. Scritto e diretto da Tom Tykwer, il film racconta l’avvincente storia della protagonista, Lola, che deve salvare il fidanzato, con continui colpi di scena e la corsa come motore narrativo principale.

Giocando molto con flashback e flashforward, e con situazioni che si ripetono in diverse versioni durante la narrazione (anticipando quindi la quasi moda dei film “multiverso”), l’opera è da considerarsi un po’ il simbolo della rinascita culturale della Germania dopo la riunificazione a seguito della caduta del Muro.

+ 2 pellicole extra

Prefontaine (1997) - No limits (1998)

Parliamo qua di 2 film dove la corsa è reale protagonista, complice il soggetto di entrambe le pellicole, ovvero Steve Prefontaine, leggenda dell’atletica leggera degli anni 70’. Il primo, diretto da Steve James, vede un giovane Jared Leto nei panni del fuoriclasse americano. Il secondo è diretto da Robert Towne e prodotto da Tom Cruise, con Billy Crudup a interpretare Prefontaine, vede la storia narrata dal punto di vista dell’allenatore Bill Bowerman (leggenda del coaching e cofondatore di Nike, tra le altre cose), qui interpretato da Donald Sutherland, che ricevette una candidatura ai Golden Globes per questo ruolo.

Film simili sul tema ma diversi per costruzione e narrazione, oltre che per la caratterizzazione dei personaggi. Ad esempio il Bowerman interpretato da Sutherland è mostrato come una figura quasi da guru, mentre lo stesso personaggio interpretato da R. Lee Ermey (sì, il sergente di “Full Metal Jacket”) appare molto più autoritario. In entrambi i film, in ogni caso, Prefontaine viene visto come un talento indomabile. Che d’altronde è proprio quello che era, fortissimo, coraggioso, ma dalla tattica spregiudicata e senza grandi titoli vinti, anche a causa della morte precoce in un incidente automobilistico.