La corsa si sa, è sacrificio, passione, amore, voglia di migliorarsi. E, succede, che per andare a caccia di un qualcosa di straordinario, subentri a volte pure un pizzico di sana follia. E l'impresa che stiamo per raccontarvi ha davvero tutto questo.
Parliamo del rapper da quasi 800mila follower su Instagram Rilès, il quale ha corso 24 ore su un tapis roulant (oltre 200 chilometri), con tre seghe rotanti circolari dietro la schiena, senza mai fermarsi. Sì, avete capito bene. Una sfida sportiva nel III arrondissement di Parigi, nell'Espace Commines. Un qualcosa di inimmaginabile, perlomeno fino all'8 febbraio scorso, tutto trasmesso in diretta su YouTube, dove lo straordinario atleta-artista si è cimentato nell'impresa senza musica, senza nessun tipo di distrazioni e nel chiuso di un cubo di plexiglass. Un modo, ha raccontato lui, "per mettere in discussione la resilienza mentale e fisica di fronte alle avversità".
La corsa sul tapis roulant con le seghe rotanti alle spalle
Rilès Kacimi è un cantautore, compositore e produttore discografico franco-algerino di Rouen, ha 29 anni e ha sempre fatto della corsa una passione ma soprattutto un motivo di benessere fisico e mentale. Ed ecco allora la pazza idea di dare vita a quella che ha chiamato la sua 'Survival run', preparata nel dettaglio mesi prima.
"Si è trattato di un lavoro graduale", raccontava il rapper capace di mettere nelle gambe e nella testa tra i 160 e i 240 chilometri a settimana. Una performance molto simile a quella di un ultra-trailer, anche se percorso in un ambiente non del tutto naturale. Nella preparazione Rilès è stato seguito da un allenatore, un nutrizionista, un mental coach e da un podologo sportivo per la scelta delle scarpe.
Il rapper che per 24 ore ha corso con alle spalle tre seghe rotanti
L'evento, pensato per promuovere la sua ultima fatica musicale, 'Survival mode', è stato un modo per trasformare la corsa in una metafora sulle pressioni sociali e personali, sulla fatica e sulla resistenza, sull'ossessione e determinazione. "Ho voluto mettere in discussione - le sue parole a missione compiuta - il nostro rapporto con la disciplina e il tempo".
Non è mancato il dibattito acceso sulla sua performance, tra chi ha applaudito al suo coraggio (una standing ovation gli è stata riservata dai presenti alla fine dell'impresa) e chi, invece, ha messo fortemente criticato la scelta, sottolineando i rischi di una esibizione così estrema. Un test fisico e mentale, l'ha definito lui, per dimostrare che con volontà e determinazione, anche gli ostacoli più duri e all'apparenza insormontabili, possono essere superati.