La mia Maratona di Roma inizia sabato, ma non al Marathon Village: il primo vero momento di emozione è stato all’Ara Coeli, alla celebrazione della Messa del Maratoneta, promossa da Athletica Vaticana. Un rito che ha un sapore speciale, immerso in una città dove la storia e la spiritualità si fondono e diventano inevitabilmente parte anche di ritualismo dello sport.
In una celebrazione con 18 sacerdoti presenti, di cui almeno la metà runner con le scarpe da corsa ai piedi sotto la veste, l’arcivescovo Polvani ha dedicato l’omelia ai runner, descrivendo la maratona come una metafora della vita e della spiritualità. Ha parlato di quel temuto “hitting the wall”, il muro che tutti temono attorno al 30° km, come se avesse corso centinaia di maratone. In realtà, chiunque abbia vissuto una maratona sa che ha una dimensione intima e collettiva, e forse nessun altro evento la rappresenta meglio di Roma.
Roma città della maratona nella storia
Questa gara per me è speciale. È il terzo anno consecutivo che la corro, perché Roma ha saputo costruire una maratona all’altezza della sua città. Roma è un brand, un simbolo riconosciuto nel mondo, una città che attrae non solo per la corsa, ma per il suo incredibile patrimonio culturale. Non si corre solo per il tempo: la Maratona di Roma è un’esperienza che unisce sport e turismo, emozione e fatica. È un evento per tutti, come Firenze ma su scala più grande, capace di stupire ogni partecipante lungo il percorso. Già dal venerdì, passeggiando per le strade della capitale, si nota la città invasa dagli zaini arancioni dei maratoneti.
Un’ottima scelta, visibili ovunque, simbolo dell’energia che anima Roma in questi giorni. Il Village è ampio e ben organizzato, con un’atmosfera internazionale, e le lingue che si mescolano raccontano la portata globale di questa maratona.
La maratona di Roma vissuta dall'interno
Più di 28.000 iscritti e quasi 23mila i partenti. Numeri impressionanti. Parto con la prima wave, unica nota critica: si sarebbe potuto suddividere ulteriormente i blocchi per evitare la congestione iniziale. Il primo chilometro è lento, troppa folla, qualche rischio di caduta, ma poi la corsa si stabilizza.
La partenza dai Fori Imperiali è spettacolare. Ti senti parte di qualcosa di unico. Subito si ha la sensazione che la città, per un giorno, appartenga solo a noi runner. Si corre accanto al Circo Massimo, poi si affronta un tratto più periferico, veloce, fino a Testaccio e al Tevere. Qui si incontra la prima frazione della staffetta, con il tifo che cresce. Uno dei momenti più emozionanti arriva su Viale della Conciliazione: davanti a noi, maestosa, San Pietro. Passaggi come questo rendono unica questa maratona. Arriva lo Stadio Olimpico e il passaggio emozionante accanto allo Stadio dei Marmi. Il vento si fa sentire nella seconda metà della gara, e tra il 30° e il 33° km inizio a faticare.
Entro nel centro storico e decido di cambiare approccio: capisco che il tempo che mi sarebbe piaciuto fare non è fattibile, quindi mi godo il finale. Piazza Navona, Piazza del Popolo, Via del Corso, l’Altare della Patria… correre qui è un viaggio nella storia. Il nuovo finale è una sorpresa incredibile: l’ingresso nel Circo Massimo, dove è stata allestita una pista di atletica per l’arrivo. Tagliare il traguardo in un luogo così simbolico è indimenticabile.
Roma, una maratona da vivere
Il meteo ci ha regalato di tutto: sole, pioggia, vento, freddo. Non una gara per fare il tempo, ma una gara da vivere. Il percorso è spettacolare, il tifo costante, i ristori ben distribuiti. L’organizzazione è impeccabile, e l’atmosfera internazionale si respira ovunque.
La Maratona di Roma è storia, emozione, passione. E dopo il traguardo, mentre osservo la città intorno a me, già so che tornerò.