Qualcuno ha detto che è come correre i 100 metri in discesa. Altri parlano di “ridicola follia”. Altri ancora lanciano un’accusa nuova nel mondo dell’atletica: “doping meteorologico”.
A far discutere è la pioggia di record che arriva da Ramona, sperduto paesino da 525 abitanti del cuore delle campagne dell’Oklahoma: vecchia America che più vecchia non si può. Qui, in quello che sembra un campo di patate, gli appassionati di lancio del disco hanno tirato su il Millican Field: un impianto con più pedane orientate in modo diverso in modo da sfruttare appieno la forza del vento, che da quelle parti soffia senza risparmio. E il disco, spiegano gli esperti, si comporta come un aquilone: quando c’è vento, vola.
Doping merceologico, nel disco misure mai viste
Su quel campo, senza tribune a frenare le folate, il lanciatore lituano Mykolas Alekna ha riscritto i libri dei record: il 14 aprile 2024 ha lanciato a 74,35, migliorando dopo 38 anni il primato del gigantesco tedesco orientale Jürgen Schult. Quest’anno, il 13 aprile, ha fatto ancora meglio, migliorando il primato due volte nella stessa gara, prima con 74,89 e poi con un fantascientifico 75,56.
Dietro di lui, l’australiano Matthew Denny ha lanciato a 74,78, pure lui meglio del precedente record del mondo. Tra le donne, la campionessa olimpica Valarie Allman ha stabilito il record nordamericano con 73,52, la distanza più lunga mai registrata da una donna dal 1989.
I vantaggi dei vento nel disco
A differenza delle gare di corsa o di salti orizzontali, dove i risultati non vengono omologati se il vento soffia con una velocità superiore ai 2 metri al secondo, il regolamento dei lanci non prevede restrizioni per il vento. World Athletics ha spiegato che misurare il vento in un’area di lancio, che copre una vasta superficie e un’altezza variabile, sarebbe “impossibile”, visto che la velocità del vento cambia a seconda dell’altezza. A Ramona, quindi, non c’è l’anemometro, ma le misurazioni del vicino aeroporto di Tulsa hanno superato gli 11 metri al secondo durante i lanci di Alekna.
Le raffiche, però, non rappresentano un vantaggio automatico: richiede abilità tecniche per essere sfruttato fino in fondo: un lancio mal eseguito può essere penalizzato dal vento, che può destabilizzare il disco. Sul social Reddit, l’utente jplummer80, che si è presentato come un discobolo più volte in gara a Ramona, ha dichiarato: "Per “usare” il vento serve competenza; non è come i 100 metri, dove un vento di coda ti fa automaticamente andare più veloce".
Doping meteorologico e le polemiche
Il dibattito si è fatto acceso soprattutto nel Nord Europa, dove i lanci hanno una grande tradizione. In Norvegia, l’ex campione olimpico degli 800 metri Vebjørn Rodal ha accusato gli organizzatori di Ramona "manipolare le condizioni ambientali", mentre l’allenatore Staffan Jonsson ha lamentato che manifestazioni come quella dell’Oklahoma portano a "risultati falsati e non rappresentativi".
Ancora più duro il commentatore svedese Mats Wennerholm, da decenni sui campi di atletica di tutto il mondo: "Non riesco più a prendere sul serio tutto questo - ha scritto -. È uno scherzo che fa più danni che benefici all’interesse per una delle discipline attualmente più affascinanti dell’atletica. Questi lanciatori vengono smascherati non appena tornano a competere in un’arena per la Diamond League più avanti nella stagione. Nessuno si avvicinerà a queste distanze". Di segno opposto i commenti americani. Sieg Lindstrom, direttore di “Track & Field News”, ritiene che le gare di Ramona siano positivi per l’immagine dell’atletica, purché i risultati siano contestualizzati: "Gli atleti sanno che questi numeri vanno presi con le pinze", ha scritto.
I precedenti della ricerca del meteo perfetto
La ricerca del vento perfetto non è una novità per i discoboli. Negli anni 80 l’Eldorado si trovava nella vecchia Germania Est, nella cittadina di Neubrandenburg, boschi e campagne intorno al lago di Tellensee. Qui Jurgen Schultz e Gabriele Reinsch si arrampicarono sul tetto del mondo con due record destinati a durare decenni: per battere il primo, dopo 38 anni, ci sono voluti Alekna e il vento di Ramona. La seconda - mai salita su un podio internazionale se non alle Universiadi - è ancora in vetta con il suo 76,80.
Un altro “cercatore di vento” era il simpatico svedese Ricky Bruch, uno che in Italia abbiamo visto anche al cinema, attore al fianco di Bud Spencer in “Anche gli angeli mangiano fagioli”. Bruch, racconta Wennerholm, "poteva organizzare le sue gare al campo di lancio di Malmoe con poche ore di preavviso, ogni volta che i venti sopra l’Öresund erano favorevoli. Doveva solo procurarsi almeno due avversari e qualche giudice di gara per omologare i risultati". Lo svedese, in tutta la carriera, ha lanciato tre volte oltre i 70 metri, tutte a Malmoe. "Ma niente di paragonabile alle condizioni di Ramona, dove anche questa volta c’era una tempesta. Spero che la Federazione Internazionale di Atletica si renda conto che questi record sono una follia. È come pisciarsi addosso: per un momento scaldano, ma poi lasciano solo il freddo".