Il tribunale di Sandnes, in Norvegia, ha assolto Gjert Ingebrigtsen, papà delle star del mezzofondo mondiale Jakob e di Filip ed Henrik. L'uomo, 59 anni, loro allenatore fino al 2022, era finito a processo con le accuse di violenza fisica e psicologica nei confronti di due dei suoi sette figli.
I giudici però lo hanno riconosciuto colpevole di un episodio di violenza nei confronti della figlia Ingrid, condannandolo a 15 giorni di carcere, con pena sospesa, e una multa di 10.000 corone norvegesi (870 euro), a fronte di una richiesta di pena di 2 anni e mezzo.
Un processo che ha appassionato la Norvegia come una soap opera, durato dal 24 marzo al 15 maggio, e ha fatto a pezzi la famiglia più famosa dell'atletica leggera.
Ingebrigtsen, il processo al padre dei campioni
Il momento scatenante è arrivato a gennaio 2022 quando la sorella quindicenne del campione olimpico dei 1500 metri di Tokyo, Jakob Ingebrigtsen, era stata messa in punizione dal padre dopo la scuola. Jakob e i suoi fratelli Filip e Henrik erano tutti campioni europei, mondiali o olimpici, allo stesso momento grandi star televisive in Norvegia grazie alla docuserie Team Ingebrigtsen, in cui apparivano con il loro allenatore e padre, Gjert.
All'inizio della prima serie, il 59enne spiegò i suoi modi da sergente di ferro nei confronti dei figli: “Non voglio essere un uomo arrabbiato, voglio essere un padre. Ma se essere un uomo arrabbiato li porta a realizzare i loro sogni...". Quel giorno del 2022, la rabbia di Gjert gli fu fatale: colpì la figlia Ingrid con un asciugamano bagnato - episodio che lo ha portato poi alla condanna -, mentre i suoi figli lo abbandonarono e lo denunciarono, portandolo dritto a processo. A marzo, in udienza, l'imputato cercò di spiegare l'accaduto: "Ho tirato l'asciugamano contro il suo dito due volte in rapida successione. Lei allora mi dice: 'Che diavolo stai facendo, mi stai picchiando? E io rispondo: 'Non ti ho colpito'".
Processo Ingebrigsten, la decisione in 31 pagine
Parte opposta, la testimonianza di Ingrid è stata completamente diversa: "Ero stata ignorata per diversi mesi, mi sentivo semplicemente vittima di bullismo. Lui aveva un piccolo asciugamano bagnato. Me l'ha sbattuto in faccia. Prima una volta senza colpire. Poi l'ha fatto un'altra volta e mi ha colpito sulla guancia". Dopo un mese di deliberazioni (la camera di consiglio), lunedì 16 giugno 2025 la Corte ha emesso il verdetto di 31 pagine. E quando si è trattato dell'incidente del fazzoletto bagnato il tribunale è stato inequivocabile. “Non c'è dubbio che l'imputato abbia agito intenzionalmente”.
I giudici inoltre hanno ricordato come Ingrid era fuggita a casa del fratello Henrik e che la moglie di quest'ultimo aveva scattato una fotografia di un segno rosso sul viso di Ingrid. Alla lettura della sentenza, la reazione di Ingebrigtsen senior, tuttavia, è stata di “sollievo”, come ha spiegato uno dei suoi avvocati, Heidi Reisvang. "Perché quando si è trattato di tutte le altre accuse contro di lui, non si è stati in grado di provare il suo caso oltre ogni ragionevole dubbio. Ciò che è stato decisivo è la mancanza di prove che potessero dimostrare che Gjert Ingebrigtsen avesse fatto vivere nella paura i suoi figli".
Ingebrigsten, la sorpresa di Jakob per la sentenza
Jakob, nel corso del processo, ha raccontato di essere stato preso a pugni “molte volte” dal padre quando aveva otto anni, dopo aver ricevuto un rapporto negativo sul suo comportamento a scuola. Secondo la sentenza, i ricordi potrebbero essere stati distorti dal tempo e dall'antipatia. "Non sono delusi. Ma di sicuro sorpresi", ha dichiarato Mette Yvonne Larsen, avvocato di Jakob e Ingrid. Le parti avranno ora 14 giorni per impugnare il la sentenza.