Alex Schwazer non molla. E alla soglia dei 41 anni - li compirà il 26 dicembre - è pronto a tornare nuovamente in pista. "In autunno - dice - mi piacerebbe fare un'altra gara ma senza obiettivi cronometrici". Lo avevamo lasciato il 17 maggio a Bolzano, ai Campionati regionali master individuali e di società, nello specifico alla gara di 3000 metri.

Durante la quale il marciatore altoatesino stabilì il record italiano master over40 nei 3000 metri. Ancora prima, il 10 maggio 2025, con una vittoria segnando un buon 43'11"37 nei 10.000 metri di marcia su pista della fase regionale del Veneto (San Biagio di Callalta) dei Campionati assoluti di Società. Ora, sul rientro alle competizioni, seppur a livello di master, il marciatore di Vipiteno confida: ”Continuo ad allenarmi, dipende sempre dagli impegni di lavoro, in pausa pranzo cerco di fare il mio allenamento di marcia, tre-quattro volte la settimana ma non più di 50 minuti".

Schwazer lancia l'allarme sulla marcia

Schwazer, campione olimpico della 50K di marcia a Pechino 2008, dall'8 luglio 2024 è un uomo sportivamente libero: dopo otto anni fatti di buio e tenui barlumi di speranza, e una battaglia legale senza esclusione di colpi da quando, alla vigilia dei Giochi di Rio 2016, la positività al doping di fatto chiuse la sua carriera agonistica. Dalla scorsa stagione è tesserato per l'Atletica San Biagio dopo essere stato portacolori dei Carabinieri (fino al 2012), poi della Polisportiva Avi Vipiteno (2015), Lg Brixen-Bressanone (2016) e dallo scorso anno dell'Atletica San Biagio.

Parlando con l'agenzia Agi, ha lanciato l'allarme sul forte ridimensionamento della marcia nelle grandi manifestazioni internazionali. "La disciplina - spiega - della marcia sta per scomparire e questo mi dispiace molto. In pochissimi anni è stato fatto tutto per ridimensionarla dai Mondiali alle Olimpiadi. La marcia è una disciplina di resistenza, e la resistenza ha un suo fascino, spettacolarizzare la marcia è un errore come anche la nuova staffetta mista". Secondo Schwazer "anzichè ridurre la distanza, bisognerebbe allungare il chilometraggio, a me lo sprint non interessa, io sono diventato un marciatore perché durante una 50 chilometri può accadere di tutto mentre in un 5000 metri su pista chi è al comando negli ultimi 100 metri, sa già che ha vinto. Nella marcia, negli ultimi 3 chilometri può accadere di tutto".

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Christian Liewig//Getty Images

Schwazer, da Sandro Donati a Pozzovivo

Oggi l'ex campione azzurro non è più allenato da Sandro Donati che, dopo la vittoria sui 10mila metri dello scorso 10 maggio 2025, disse: "Alex - così il paladino della lotta al doping e suo storico allenatore - dal punto di vista fisiologico sta molto bene, sistemata la tecnica è in grado di fare ancora grandi prestazioni, anche restare sotto i 40 minuti nella 10 chilometri. Il mio rapporto con lui? Non è più di allenatore ma è diventato di amicizia, di affetto, di vicinanza dopo tutto quello che abbiamo subito a livello di ingiustizia".

Al suo posto oggi c'è Domenico Pozzovivo, ex ciclista professionista. "I primi contatti con Sandro - aggiunge Schwazer all'Agi - risalivano al gennaio-febbraio del 2015, lui andava conquistato, non bastava la fiducia, bisognava dimostrare con i fatti ma poi mi ha dato tutto, per lui allenare è una passione non un lavoro e questo aspetto mi è piaciuto tantissimo. Ora mi confronto molto con Domenico, è una persona molto colta che mi aiuta nell'allenamento".

Il nuovo Alex, allenatore dei calciatori

Nella nuova vita di Schwazer oggi c'è l'hotel Palace di Merano, dove lavora nel nuovo reparto di valutazioni biomeccaniche e aiuta le persone a rimettersi in forma. E tra loro, tra i tanti atleti agonisti, c'è anche qualche calciatore di alto livello, "italiani ma anche stranieri che giocano in Champions League", oltre a ex grandi campioni come Deborah Compagnoni, due ori olimpici nello sci alpino. A febbraio 2021 il Tribunale di Bolzano assolse Schwazer e, con un dispositivo contrario all'agenzia mondiale antidoping, fece emergere che il marciatore non fece uso di doping (il secondo, quello riferito al 2016).

Parlando della sua vicenda legale dopo il sospetto secondo caso di doping, "Quando ti accade una cosa simile, - riprende - tu hai una difficoltà enorme a fare valere il tuo diritto perché le autorità sportive cercano sempre il motivo per non concederti il tuo diritto. Le Procure, se c'è un'indagine in corso, possono indagare bene ma la giustizia sportiva squalifica immediatamente. Nel mio caso bastava concedermi un nuovo processo sportivo".

L'ultimo atto ora nelle mani della Cedu

Attesa ancora la sentenza della Cedu, la Corte europea dei diritti dell'uomo. "Oltre un anno fa il nostro procedimento ha superato il primo scoglio - chiude Schwazer - ma la media per pronunciarsi è di cinque anni". La Corte avrà il compito di stabilire se quello che ha avuto, sia stato oppure no un processo sportivo equo, ma senza entrare nel merito.