La storia dell’UTMB è una storia di successo, sia per l’organizzazione, che per le straordinarie prestazioni dei migliori trail runners del mondo. Ma in tutte le edizioni dell’UTMB ci sono stati anche momenti che hanno scatenato polemiche e discussioni che hanno reso la gara tanto amata, quanto odiata dai detrattori.

Vediamo un piccolo elenco degli episodi più controversi, da piccole cose che hanno portato a modifiche del regolamento fino a eventi drammatici.

Le 5 storie più controverse dell'UTMB

2008 – Kilian Jornet, dubbi e materiale obbligatorio

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JEAN-PIERRE CLATOT//Getty Images

Il ventenne Kilian Jornet si affaccia nel mondo ultra sorprendendo tutti e vincendo l’Ultra Trail du Mont Blanc alla prima partecipazione in una gara simile. Il talento è innegabile, sta dominando la stagione dello skyrunning, ma questo exploit desta sospetti a molti. Intanto partono le accuse di doping, in un periodo dove l’”Operacion Puerto” sta sconvolgendo lo sport internazionale. Ci penseranno gli innumerevoli successi di Kilian e il costante miglioramento delle prestazioni generali in questa disciplina a far capire di essere di fronte ad un fenomeno generazionale che ha spalancato le porte di quello che sembrava impossibile fare.

Ma le polemiche riguardano anche l’assistenza e il materiale obbligatorio. Il catalano viene penalizzato per un’assistenza irregolare, senza che questa comprometta la sua vittoria, ma soprattutto corre tutti gli oltre 160 km coperti in 20 ore di gara senza zainetto. Con alcuni escamotage al limite del regolamento riesce a portare tutto il materiale obbligatorio in un marsupio. Durante la stessa gara viene controllato varie volte dai giudici, ma il materiale risulta presente, per quanto sempre al limite. Questo episodio porta però gli organizzatori ad essere più precisi e severi riguardo l’assistenza ai ristori e al materiale obbligatorio, diventando nel tempo un punto di riferimento su questi temi. Una polemica simile l'abbiamo vista anche lo scorso anno e te ne parliamo qui.

2010 – L’interruzione per maltempo e la ripartenza

Nel 2010 il maltempo mette in difficoltà organizzatori e concorrenti. Dopo 3 ore la gara viene interrotta per neve in quota e condizioni impraticabili. Viene quindi presa la decisione di accompagnare tutti i partecipanti a Courmayeur per una nuova partenza il mattino successivo, correndo l’ultima parte del percorso.

A non tutti i partecipanti arriva però l’SMS con la comunicazione. Inoltre, Kilian Jornet e Miguel Heras, che erano al momento in testa alla corsa, in polemica con gli organizzatori decidono di lasciare Chamonix dopo aver ottenuto al volo un pettorale per il Trofeo Kima che si correrà il giorno successivo, dove finiranno primo e secondo.

2015 – Il primo caso di doping

Il trail sembra un’isola felice, ma con l’aumento del numero di partecipanti e la crescita di questa disciplina, arriva purtroppo anche il doping. Il primo caso è quello dell’ecuadoregno Gonzalo Calisto, che ha concluso al quinto posto l’UTMB 2015. Dopo che già nei mondiali trail dello stesso anno i suoi valori del sangue erano risultati anomali, viene trovata all’atleta sudamericano una positività all’EPO dopo il piazzamento alla gara di Chamonix. Verrà squalificato fino al 2018.

A far scatenare qualche polemica aggiuntiva è però anche il fatto che la comunicazione della positività sia arrivata soltanto nel giugno 2016, e che l’organizzazione dell’UTMB abbia confermato la notizia solo dopo essere stata contattata da alcuni media. Questo evento però porterà UTMB ad una politica antidoping più ferma negli anni successivi.

2021 – Un decesso alla TDS

Dopo l’edizione 2020 saltata a causa della pandemia, nel 2021 tutti non vedono l’ora di un ritorno alla “normalità”, seppure con alcune restrizioni. A rovinare però la festa è un evento tragico. Nella notte tra 24 e 25 agosto, durante la TDS, gara di 145 km e 9100 m+, un partecipante della Repubblica Ceca, Ondrej Tabarka, perde il controllo nell’unico passaggio esposto di tutto l’evento, lungo la discesa del Passeur de Pralognan. Nonostante gli immediati soccorsi, il 35enne muore.

Per permettere i soccorsi la gara è stata intanto bloccata proprio prima del passaggio incriminato, facendo terminare il trail a oltre 1200 partecipanti. Il sentiero stretto costringe molti runner a rimanere fermi a lungo prima di poter tornare indietro verso Bourg-Saint-Maurice, dove sono stati organizzati bus per il trasporto degli atleti fermati. Questo porterà alcuni partecipanti a lamentarsi, ma tra materiale obbligatorio, soccorsi e riorganizzazione dei trasporti, era difficile fare di meglio.

2023 – Ancora doping: il caso Angermund

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Jan Hetfleisch//Getty Images

L’edizione 2023 è scossa da una notizia che nessun appassionato si sarebbe immaginato, ovvero la positività del norvegese Stian Angermund dopo la sua vittoria alla OCC (55 km 3400 m+). L’atleta scandinavo, già 2 volte campione del mondo, è conosciuto nell’ambiente per la sua onestà e correttezza e in molti rimangono sorpresi.

Lui professa la propria innocenza, ma nell’antidoping si parte (a differenza della giustizia ordinaria) dalla presunzione di colpa, costringendolo – nonostante l’appoggio di molti colleghi – ad una certa gogna mediatica. Solo a inizio 2025 vengono riconosciuti dall’Agenzia Antidoping Francese delle stranezze nel suo caso, portando così le parti ad un accordo per il rientro anticipato alle corse per Angermund.