Più volte su queste pagine abbiamo scritto di runner offesi, messi a l'indice e in qualche caso multati per il solo fatto che desideravano correre... quasi sempre in solitaria, durante i periodi più stringenti delle limitazioni per il Covid. In un primo momento, per fortuna breve, i podisti sono persino finiti nel tritacarne delle polemiche, additati come gli untori di una pandemia ancora troppo sconosciuta.

Mai ci saremmo aspettati di dover scrivere delle corse “galeotte” di quei politici e amministratori pubblici che per mesi ci hanno dettato le regole.

È accaduto in questi giorni un po' surreali di “festa”, nei quali molti italiani sono ancora confinati nei loro comuni di residenza, nel rispetto del Dpcm e delle fatidiche “zone rosse e arancioni”.

Le corse sono legittime e consentite, ora lo si è capito! Ma in queste zone è vietato correre in gruppo e fuori dal proprio comune di residenza.

Sotto accusa è finito l'assessore regionale lombardo al Welfare Giulio Gallera, l'uomo politico che da mesi sta gestendo la complicata situazione sanitaria lombarda e che domenica 6 dicembre è uscito per una corsa di 20 km (la sua media è stata di 5'57” al Km) lungo il Naviglio Martesana. Per i non milanesi, si tratta di una lunghissima ciclabile che parte da via Melchiorre Gioia, a ridosso del centro di Milano, per sconfinare verso Est in ambiente extraurbano, tra piccoli centri storici e aree di campagna. Un percorso di oltre 30 km, completamente piano, che molti runner (in tempi normali) utilizzano per i lunghissimi pre maratona.

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Gallera ne ha percorso una parte urbana (nei confini di Milano), ma a giudicare dalla traccia del suo gps, ha superato i confini comunali dirigendosi verso i comuni della Martesana. Senza badare troppo alle conseguenze, è stato lui stesso ad “autodenunciarsi”, pubblicando le foto e la traccia del suo orologio sui social. Apriti cielo. I profili sono stati invasi da commenti a volte ironici, altre offensivi. Soprattutto da una critica intransigente verso quel sistema politico che fa di tutto per apparire al di sopra delle parti. Nel suo allenamento domenicale l'assessore regionale avrebbe violato due diverse limitazioni: il divieto di uscire dai confini comunali e la corsa con amici, come testimoniano alcune foto.

“Sono uscito a correre, come faccio quando posso, lungo un percorso urbano tra quelli frequentati da noi runner milanesi — ha spiegato lo stesso Gallera al Corriere della Sera -. Ero solo, gli amici li ho incrociati alla partenza e poi ognuno è partito in base al proprio passo e alla distanza che si era prefissato. Io mi sentivo bene, le gambe andavano, avevo la musica nelle orecchie e, se c’era, non ho fatto caso ad alcun cartello che segnalasse il confine comunale. Avrò probabilmente sconfinato di un paio di chilometri e mi dispiace, ma non c’era alcuna intenzione, è avvenuto semplicemente perché ero soprappensiero, immerso nella corsa lungo un percorso milanese riservato a runner e ciclisti”.

Forse, le stesse parole che avrebbe usato ognuno dei runner multati in questi mesi.

La polemica si è allargata in poche ore e ha coinvolto esponenti politici di primo piano a livello nazionale pronti a puntare il dito sulla corsa galeotta di Gallera. Una polemica che pare non avere confini, nemmeno partitici, perché nel rimpallo politico delle responsabilità qualcuno ha tirato in ballo anche la passione per la corsa di Matteo Renzi, che nelle stesse ore pubblicava la sua foto di una corsa “bagnata” lungo l'Arno, nel parco delle Cascine di una Firenze in zona rossa (suo comune di residenza).