Corri che ti passa
«Soffrivo da tempo di emicrania e i colleghi, tra i tanti rimedi, mi consigliarono di fare movimento, di camminare e di correre. Lo stesso mi disse il professor Diener, direttore della Clinica Universitaria di Neurologia a Essen, in Germania, che consigliava di correre anche solo 15 minuti al giorno a ritmo blando, magari a casa, sul tapis roulant davanti alla tv». Così scrive Christa Wasner, medico di Düsseldorf, nel libro Inferno im Kopf Migraene (Emicrania, inferno nella testa). Dello stesso parere è Marc Schwob, psichiatra francese esperto in cefalee ed emicrania all’Institut Français de la Douleur e autore del libro Guérir la migraine (Vincere l’emicrania) secondo il quale un emicranico dinamico può trarre beneficio dal movimento e stare un po’ meglio rispetto all’emicranico pigro e sedentario. Gli sport più adatti sono quelli rilassanti come il walking e la corsa a ritmo leggero. Il mal di testa è un’ esperienza comune alla maggior parte delle persone, soprattutto se si parla di cefalee primitive (prime fra tutte per frequenza nella popolazione l’emicrania e la cefalea tensiva). Si calcola che in Italia la sola emicrania colpisca circa il 20% delle donne (circa 5 milioni) e il 10% degli uomini (circa 2 milioni) e che la cefalea tensiva, almeno episodica, interessi oltre la metà della popolazione. Ma chiunque, anche se non abitualmente cefalico, ha certamente avuto modo di sperimentare almeno una volta nella vita una crisi di cefalea, associandola di volta in volta a ragioni diverse: ansia, insonnia, stress, stanchezza, fumo, alimentazione, sforzi fisici eccetera. Le vere cause del mal di testa non sono facili da identificare, specialmente nelle forme primitive, ma già solo guardando le situazioni scatenanti sopra citate, dovrebbe risultare comprensibile come un’attività fisica moderata e regolare possa giovare in soggetti con frequenti cefalee. Per fare il punto sui possibili benefici della corsa nel trattamento delle cefalee ci siamo rivolti al Prof. Claudio Mariani, docente di neurologia alla facoltà di medicina dell’ Università Statale di Milano e primario, sempre a Milano, della Divisione di Neurologia all’Ospedale Luigi Sacco. «Esistono diverse forme di cefalea, alcune primitive, senza una causa apparente, e altre secondarie ad altre condizioni cliniche. Su alcune, tra le quali la dolorosissima primitiva “a grappolo” o quella secondaria causata da una massa cerebrale, il movimento non può nulla - precisa il nostro esperto -. Ci sono però altri mali di testa, sia primitivi che secondari, che possono giovarsi direttamente o indirettamente della pratica di uno sport, in particolare del running. La corsa non è una vera e propria medicina ma, come vedremo più avanti, può agire sulla causa che scatena il mal di testa ed essere in questo senso un aiuto alla terapia e una forma di prevenzione. Sempre che si stia parlando, naturalmente, di una attività ludica, senza l’assillo del cronometro, dei chilometri percorsi o delle tabelle di allenamento». La cefalea censiva «La cefalea tensiva è la forma più comune di mal di testa “primitivo” ed è esacerbata da situazioni di stress. È questa la cefalea che può trarre maggiormente beneficio dalla corsa. È risaputo che quando si corre vengono liberate le endorfine e le catecolamine, che vengono comunemente chiamate, non a caso, “sostanze del buonumore”. L’effetto è quello di sentirsi meglio e più tranquilli. La corsa ha, in questo caso, un aspetto preventivo - dato che attenua, o addirittura elimina, lo stress - rendendo così meno frequenti gli attacchi di mal di testa. Nel caso della cefalea tensiva, però, una corsa non impegnativa può giovare anche durante la fase dolorosa, permettendo al paziente di allentare le tensioni, migliorare l’ossigenazione e “distrarre” la mente dalle situazioni che hanno facilitato l’insorgere del mal di testa stesso». L’emicrania Si tratta di una forma primitiva di mal di testa che, come dice la parola, colpisce più spesso un solo lato del capo: a volte la parte destra, a volte la sinistra. Il dolore è molto forte e pulsante, in genere accompagnato da nausea o vomito e da un intenso fastidio per luci, rumori e odori. Spesso è accompagnato da prodromi che spaziano dalla tristezza alle paure immotivate, dalla sonnolenza all’euforia. Il periodo post attacco lascia molto provati e in molti casi di umore nero. Nella forma “con aura” la crisi dolorosa è preceduta da un periodo di circa 30-40 minuti in cui si manifestano disturbi visivi chiamati scotomi o da manifestazioni tipo formicolio a una metà del corpo. Durante l’aura visiva le figure appaiono deformate e davanti agli occhi compare una linea luminosa e spezzata che piano piano si sposta di lato fino a scomparire. Nella variante più comune, tale fase di aura manca. «Durante un attacco, la corsa, come qualsiasi altra forma di attività, diventa impossibile da praticare - chiarisce il prof. Mariani -, anche perché gli sforzi tendono ad aumentare il dolore e la sua pulsatilità. La situazione non cambia neppure nelle prime ore successive, perché il fisico è debilitato e non solo dal dolore, ma anche dalla disidratazione e dalla spossatezza conseguenti al vomito (e, a volte, anche alla paura, perché non è raro che chi è vittima di una crisi sia anche colpito da un attacco di panico). Nel caso dell’emicrania, quindi, l’attività fisica resta consigliabile solo fuori dagli attacchi, al fi ne di migliorare il sistema circolatorio, rendendolo più stabile e meno reattivo alle situazioni capaci di scatenare un attacco. Durante la fase dolorosa, invece, l’emicranico deve cercare di stare tranquillo e di assumere una terapia analgesica mirata». Le cefalee secondarie «Un altro tipo di cefalea - continua il prof. Mariani - è quello causato dall’ipertensione arteriosa. Il dolore ha sede generalmente in regione occipitale, cioè alla base del cranio. La corsa, in questo caso, non cura direttamente il mal di testa ma è un buon coadiuvante nella terapia ipertensiva». Nella cefalea associata a forme depressive, oltre alle terapie farmacologiche e psicologiche, correre regolarmente, magari in un parco e comunque in un luogo lontano dal traffico, e meglio ancora in compagnia, può essere un buon aiuto». «Chi pratica il running con un minimo di passione e di consapevolezza - conclude il nostro esperto - ha generalmente cura del proprio aspetto e tende a occuparsi di alcuni dettagli relativi al proprio fisico come la respirazione, la frequenza cardiaca, il movimento dei muscoli e, perché no, anche l’estetica. Avere un nuovo interesse verso se stessi può essere un primo piccolo passo per uscire dal tunnel e conseguentemente dal mal di testa a origine depressiva». Il mal di testa è subdolo perché ha molte cause e molti scatenanti - stress, allergie alimentari, reazioni alle punture di insetti, ciclo mestruale. Per questo motivo, oltre al sintomo deve essere cercata una corretta diagnosi in modo da poter curare l’eventuale causa ed evitati i possibili elementi facilitanti. In quest’ottica, in alcune forme di cefalea, la corsa può essere un buon aiuto, almeno lontano dalle crisi, soprattutto per quelle forme più direttamente legate agli effetti del cosiddetto “logorio della vita moderna”. CONSIGLI AL TOP DAI MIGLIORI RUNNERS GLORIA MARCONI A 12 anni era già un talento del mezzofondo, con la miglior prestazione nazionale per la categoria Cadette sui 1.200 (3’41”), ma di lì a un paio d’anni la sua carriera subì un brusco arresto. A fermarla fu una forte sindrome da cefalea cronica, che la costrinse a mollare la regolarità degli allenamenti e a rinunciare ai successi scolastici. La voglia di tornare a correre e a vivere un’adolescenza normale è stata la chiave per superare tre anni difficili. Oggi Gloria è una maratoneta da 2:29’35” e a Sesto Fiorentino, dove vive col compagno-allenatore Maurizio Lorenzetti, pensa alla corsa e all’ atletica come al gancio che le consentì di trovare la forza per liberare la mente. Non lasciarti andare «Gli anni in cui la cefalea cronica mi condizionò la vita sono un ricordo fresco e doloroso, nonostante sia passato parecchio tempo. Avevo 15 anni, non sopportavo la luce né i rumori e uscire di casa era diventato quasi impossibile. Furono tre anni durissimi, ma non smisi mai di sentirmi un’atleta. Appena il dolore mi lasciava una piccola tregua, ne approfittavo per correre anche solo venti minuti. Oggi so che il segreto è non mollare mai le proprie passioni». Trasforma le passioni in terapia «Credere nella corsa e desiderare fortemente il ritorno ha rappresentato la salvezza. Ho cominciato a rincorrere il desiderio di tornare all’atletica e dopo il diploma a scuola c’è stata una svolta. Oggi gare e allenamenti mi servono a scaricare le tensioni e a tenere a bada le crisi». Conosci te stesso «Da adolescente faticavo ad accettare il mio problema e questo non faceva che peggiorare le cose. Quando ho imparato a gestire l’emotività, anche la cefalea ha mollato la presa. L’atletica è stata un’ottima palestra in questo senso: mi ha insegnato a capire me stessa e a vivere l’agonismo e i grandi appuntamenti con il giusto distacco e la necessaria freddezza, a tutto vantaggio del risultato».