Articolazione al contempo molto complessa ed estremamente importante per qualsiasi attività quotidiana, la caviglia ricopre un ruolo chiave nella meccanica della corsa. A causa delle continue sollecitazioni a cui viene sottoposta, però, può sviluppare con estrema facilità infiammazioni e dolori.
A soffrire di più sono senza dubbio i tendini della caviglia, spesso colpiti da brutte tendiniti che costringono ad allontanarsi a lungo dalla pista.
Vediamo allora come prevenire gli infortuni ed eliminare il fastidio attraverso una piccola (e indispensabile) lezione di anatomia.
Tutti i tendini della caviglia
Come anticipato in apertura, la caviglia è un’articolazione molto complessa caratterizzata da un’altissima concentrazione di ossa e tessuti molli. Svolge peraltro una funzione essenziale per l’organismo: collega infatti tibia, perone e astragalo, consentendo così camminata, corsa e salto. Si caratterizza inoltre per un ampio range di movimenti che vanno dalla dorsiflessione alla plantarflessione passando per eversione e inversione.
I tendini della caviglia sono dunque molteplici e permettono, come tutte le strutture fibrose di questo tipo presenti nel corpo, di trasferire la forza generata dai muscoli alle ossa, garantendo al contempo stabilità all’articolazione. Uno dei più importanti è il tendine d’Achille, croce e delizia di ogni runner, che collega i gemelli e il soleo al calcagno. Si incontra poi il tendine tibiale anteriore che mette in comunicazione l’omonimo muscolo con il cuneiforme mediale.
Il tendine tibiale posteriore inserisce il muscolo tibiale posteriore nelle ossa tarsali cuneiforme mediale e navicolare. Da ultimo, i tre tendini peronei uniscono i peronei lungo, breve e terzo alle ossa tarsali laterali, favorendone lo scorrimento.
Tendinite: cos’è e le cause
Data l’alta concentrazione di tessuti molli e ossa e la sollecitazione continua di questa articolazione anche solo attraverso la camminata, i tendini della caviglia sono spesso soggetti a tendinite. Con questo termine si indica un’infiammazione localizzata e dolorosa che può compromettere gare e allenamenti. Seguendo la classificazione precedentemente presentata, è possibile identificare quattro tipi di patologie: la tendinite achillea, la tendinite tibiale anteriore, la tendinite tibiale posteriore e la tendinite peronea.
Anche i fattori che portano allo stato infiammatorio sono molteplici, ma possono essere ridotti a tre cause principali. La prima riguarda gli infortuni alla caviglia, che possono generare danni a varie componenti dell’articolazione. La tendinite può dunque presentarsi a seguito di eventi accidentali come una distorsione, oppure come conseguenza di sollecitazioni croniche e continuate, come l’utilizzo di scarpe troppo strette protratto per l’intera giornata.
Vi sono poi le tendiniti da sovraccarico funzionale, ossia dettate dalla ripetizione di gesti come, ad esempio, la falcata nella corsa. Nascono soprattutto in chi pratica sport a livello agonistico o si sottopone ogni giorno a più ore di allenamento. Da ultimo, esistono le tendiniti dovute all’artrite: un’infiammazione che colpisce le articolazioni generando dolore.
Infiammazione ai tendini della caviglia
L’infiammazione ai tendini della caviglia può diventare un disturbo molto fastidioso, capace di tenere il runner lontano dalle gare e dagli allenamenti a lungo. È dunque necessario conoscere i principali rimedi per prendersene cura e tornare a correre in breve tempo su pista o sull'asfalto.
Come per ogni infortunio, anche in questo caso è bene partire dalla prevenzione eseguendo un buon riscaldamento prima dello sforzo, fatto di lunghi esercizi di mobilità articolare. Bisogna poi scegliere solo le scarpe più adatte alla propria corporatura e al tipo di suolo. Qualora anche questi accorgimenti non bastassero, si dovrà ricorrere ad alcuni interventi più o meno invasivi.
Ai primi segnali di dolore o gonfiore ai tendini della caviglia, può essere utile prendersi un periodo di riposo e applicare del ghiaccio sulla zona per approfittare del potere antinfiammatorio del freddo. L’arto dovrà poi essere liberato il più possibile dal peso del corpo per consentire una fase di scarico totale.
Se tutto ciò non è sufficiente, ci si può avvalere di farmaci a base di principi attivi antinfiammatori e antidolorifici, chiedendo preventivamente consiglio a un medico o al farmacista. Possono aiutare inoltre delle sedute di fisioterapia a base di esercizi di stretching e terapie strumentali come le onde d’urto, gli ultrasuoni, il laser o la tecarterapia.