Ti capita mai di arrivare in ritardo? Beh, allora forse dovrai migliorare con la tua corsa. Cosa c'entra il running con la puntualità? Una ricerca dell'Università di Milano Bicocca e di quella di Pavia spiega che i runner sono puntuali.

Lo sono anche i nuotatori, a dire il vero. Anzi, forse ancora di più di chi corre. Questo perché il cervello di chi nuota e dei runner riesce a percepire e misurare il tempo in maniera diversa, più profonda, più efficace.

E si rivela un'ottima arma anche nella vita di tutti i giorni, non solo in vasca o durante una maratona. Non sei d'accordo?

I runner sono puntuali: lo dice la scienza

Stimare in modo corretto il tempo fa la differenza, spesso e volentieri, tra l'essere in orario oppure in ritardo. Quanto tempo impiegherò per arrivare alla fermata dell’autobus? Riuscirò o no a prenderlo?

Secondo uno studio (“Temporal perception in closed-skill sports: An experimental study on expert swimmers and runners”) condotto in collaborazione da ricercatori dell’Università di Milano Bicocca e Pavia, i nuotatori e i runner sviluppano un’eccezionale capacità di cronometrare il tempo, anche nelle attività che svolgono nel quotidiano.

I ricercatori sono partiti da un presupposto, e cioè che il cervello umano è in grado di misurare il tempo continuamente grazie a una sorta di orologio interno che permette di capire se si riuscirà, per esempio, ad attraversare la strada mentre il semaforo è verde, o se al contrario è meglio desistere perché il semaforo diventerà rosso prima di finire l’attraversamento.

Questa è un’abilità cognitiva che ha un ruolo molto importante nella pratica sportiva, sia perché l’eccellenza di una determinata performance dipende sempre anche da una perfetta calibrazione temporale dell’azione, sia perché in alcuni sport è il fattore tempo a determinare il successo.

Nuotatori e runner sono i più puntuali

Questo è vero soprattutto per gli sport closed skills come il nuoto o la corsa che si svolgono in un contesto stabile e prevedibile, dove la prestazione si basa sulla ripetizione ciclica dello stesso gesto motorio e vince chi fa il miglior tempo.

"In acqua il nuotatore può controllare la performance e cronometrare l’andatura solo basandosi sulla propria percezione interna. Si tratta di un’attività molto diversa rispetto agli sport open skills, dove il contesto è mutevole e imprevedibile", spiega Luisa Girelli del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli studi Milano Bicocca e fra le autrici dello studio in questione.

"Pensiamo agli sport di squadra, come il calcio o il basket, dove l'atleta deve di continuo tenere conto delle situazioni esterne e delle azioni degli altri giocatori in campo per decidere come agire. È sempre stato riconosciuto come queste discipline siano allenanti per funzioni cognitive come l’attenzione, l’abilità decisionale, la pianificazione e l’anticipazione motoria".

Per chi pratica gli sport closed skill, invece, le competenze che si vanno ad affinare sono diverse. Come chiarisce la professoressa Girelli: "La nostra ipotesi di ricerca era che anche questi sport potenziassero determinate competenze cognitive, in particolare, le abilità di percepire e stimare il tempo, facendo ampio conto sul proprio ritmo interno".

Per verificare questa tesi i partecipanti allo studio, divisi in due gruppi di atleti, nuotatori e corridori, e un gruppo di controllo di non sportivi, sono stati sottoposti a compiti per valutare la loro capacità di stimare durate temporali e tenere il tempo.

Gli sportivi sono risultati più abili, in particolare i nuotatori, abituati a sfidare il cronometro in acqua, dove gli stimoli uditivi e visivi sono attenuati e quindi meno rilevanti per mantenere il ritmo e tenere traccia dello scorrere del tempo.

Ecco perché, tra una virata e l’altra, il nuotatore controlla al meglio il proprio orologio interno, affinandolo sempre di più.

Una competenza cognitiva in più

Nella vita di tutti i giorni, le persone che praticano in maniera sistematica soprattutto il nuoto godono, dunque, di una competenza cognitiva in più: "Nel nostro studio gli atleti si sono mostrati più abili nella stima temporale anche quando questa ci si riferiva a contesti non associati alla loro pratica sportiva (ad esempio, riprodurre la durata di uno stimolo visivo) a dimostrazione che la loro competenza può essere trasferita a compiti non allenati - chiarisce ancora la professoressa Girelli -. Questo suggerisce che il loro vantaggio potrebbe anche mostrarsi ogniqualvolta si debba contare sul nostro cronometro mentale, come stimare quanto tempo occorre per raggiungere un luogo a piedi o quanto tempo è passato da quando ho iniziato a leggere questo articolo".

Essere in grado di fare stime temporali precise e puntuali è un bel vantaggio soprattutto in una società dove saper organizzare il proprio tempo è così essenziale.

Anche chi non ha questa spiccata capacità tuttavia non si deve scoraggiare, poiché è, appunto, una capacità che si può migliorare come invita a riflettere la professoressa Girelli: "Nel nostro studio gli atleti erano giovani adulti che praticavano da almeno 5 anni attività agonistica, quindi non tutti avevano iniziato in tenera età. In generale, pensiamo sia la longevità di una pratica assidua e intensiva il fattore più rilevante per indurre una specializzazione dei meccanismi di controllo temporale, piuttosto che la precocità con cui si inizia la pratica. Quindi è una specializzazione che può essere acquisita anche da adulti".

Per tutti quelli che stimano male il tempo che impiegano per fare determinate attività e se ne dispiacciono, infine, resta un’importante consolazione e l’importanza di avere la consapevolezza che: "La pratica regolare di qualsiasi sport è un fattore protettivo per il nostro sistema cognitivo, sia perché il movimento coordinato e prolungato richiede un alto livello di controllo mentale, sia perché l’attività aerobica aumenta il metabolismo cerebrale e di conseguenza, la sua efficienza - conclude l'esperta -. Se la pratica è anche intensiva, quindi frequente e regolare, è più probabile affinare alcune competenze che sono stimolate da quell’attività, ad esempio, nel nuoto, l’orologio interno".