Gli infortuni ai tendini - le cosiddette tendinopatie - sono tra i più temuti dai runner perché rischiano di compromettere anche la migliore preparazione e perché se non trattati subito adeguatamente possono causare stop lunghi, lunghissimi alle nostre corse.
Possono interessare il tendine d’Achille, ma anche il tibiale posteriore, il tendine rotuleo, la fascia plantare, la bandelletta ileo-tibiale. Ecco cosa deve assolutamente sapere il runner per affrontare il problema nel modo migliore e risolverlo.
Tendinosi, tendinopatia e tendinite sono la stessa cosa?
Partiamo dall’ultimo termine, tendinite, sicuramente il più usato, ma che non va usato, perché non è corretto. Occorre fare una distinzione tra tendinopatia inserzionale e tendinopatie non inserzionali, che a loro volta si dividono in peritendinite (infiammazione del peritenonio, la guaina che riveste il tendine), tendinosi (degenerazione del tendine) e peritendinite con tendinosi. Con rottura sottocutanea si indica invece la lesione completa o parziale del tendine.
Si può correre con il tendine che fa male?
Solo nelle fasi iniziali dell’infortunio. Quando il dolore è presente anche a riposo, durante e dopo l’attività, è bene sospendere gli allenamenti. Il tendine degenerato potrebbe anche rompersi durante un allungo o in seguito a un trauma distorsivo. E come gli agonisti della pista ben sanno, insistere negli allenamenti può portare a stop molto lunghi se non addirittura all’intervento chirurgico.
Cosa può causare l’infortunio al tendine?
Nei runner, ogni infortunio va studiato in relazione a vari fattori, in particolare errori di allenamento, i terreni su cui si corre, le scarpe, i fattori anatomici, la biomeccanica della corsa. Tutti possono essere alla base, da soli o in sinergia con altri, dei problemi ai tendini.
In quanto tempo si guarisce?
Dipende dalla gravità dell’infortunio. Spesso sono necessari alcuni mesi sia dopo la normale terapia conservativa che dopo quella chirurgica.
Funziona applicare il ghiaccio?
La crioterapia è utile, in particolare nelle forme acute. La borsa del ghiaccio va applicata per almeno 15 minuti, da una a tre volte al giorno, proteggendo il tendine e la cute con una calza in cotone. L’applicazione del caldo invece non serve. L’alternanza di caldo e freddo ha alcuni sostenitori, ma non c’è evidenza che possa essere più efficace dell’applicazione del solo ghiaccio.
Si può nuotare o pedalare nel frattempo?
Con ogni forma di tendinopatia è possibile svolgere attività sportive in scarico. In particolare, il nuoto, la corsa in acqua, il ciclismo sono utili per mantenere la condizione atletica generale e per stimolare il tendine con sollecitazioni graduali.
In caso di tendinopatia dell’Achilleo, è utile inserire nella scarpa un rialzo sotto il tallone?
Si può inserire un rialzo a livello del tallone (rialzo sottocalcaneare) nelle calzature da tutti i giorni. Tale rialzo deve avere un’altezza minima di 0,5 cm. Per le scarpe da running è invece consigliabile utilizzare un plantare correttivo dei problemi anatomici o biomeccanici, oppure una soletta di scarico rialzata nella parte posteriore per chi ha un appoggio neutro e un piede con una conformazione normale.
Va bene applicare l’arnica?
Sebbene molti runner utilizzino prodotti a base di arnica, non c’è alcuna evidenza scientifica che possa servire.
Posso prendere gli antinfiammatori?
In questo caso non hanno alcuna efficacia perché i tendini sono scarsamente vascolarizzati.
Quali sono le fisioterapie più indicate per i problemi ai tendini?
Nelle tendinopatie inserzionali il laser ad alta potenza o la Tecar terapia sono abbastanza efficaci, ma non fanno miracoli. Nel caso di borsite retro o precalcaneare del tendine di Achille, può essere utile effettuare una infiltrazione di anestetico/corticosteroide. Per quanto riguarda invece le onde d’urto, sono indicate soprattutto nelle forme inserzionali con calcificazioni o in presenza di una spina calcaneare superiore (piccola escrescenza ossea che si sviluppa sul calcagno), ma non sono comunque un rimedio prodigioso, perché apportano benefici solo nel 30-40% dei casi. Nelle peritendiniti e peritendiniti con tendinosi, la mesoterapia si è rilevata efficace, specie se associata alla fibrolisi diacutanea. Nelle tendinosi le infiltrazioni con PRP (Plasma Ricco di Piastrine) hanno dimostrato di avere una buona validità.
Al momento della ripresa, a cosa si deve prestare attenzione?
La ripresa degli allenamenti deve essere molto graduale. Se il tendine ha il tempo di adattarsi alle sollecitazioni si rinforza progressivamente, altrimenti degenera. Meglio alternare la corsa con il nuoto e il ciclismo. È inoltre preferibile correre in piano e su terreni morbidi.
Quando è necessaria l’operazione?
Quando le terapie conservative non danno risultati in 6 mesi, è indicato sottoporsi all’intervento chirurgico. Nel caso di una tendinopatia inserzionale dell’Achilleo si ricorre all’osteotomia calcaneare(rimodellamento del calcagno) e alla bursectomia (asportazione della borsa). Nelle peritendiniti è utile la tenolisi del peritenonio (sezione delle aderenze della guaina del tendine), mentre nelle tendinosi è opportuno asportare le aree degenerate. Normalmente non viene applicato alcun apparecchio gessato. Con l’ausilio delle stampelle è possibile muoversi da subito.
Dopo l’intervento, quanto tempo ci vuole per riprendere gli allenamenti?
Attività in scarico (nuoto e ciclismo) vengono inserite nel programma riabilitativo già 15/20 giorni dopo l’intervento. La ripresa degli allenamenti al livello precedente l’infortunio varia invece da caso a caso, secondo la gravità dell’infortunio e l’età del runner, ma nella maggioranza dei casi sono necessari almeno 6 mesi per correre senza alcun dolore. Farà piacere sapere che esistono comunque runner che riprendono a correre senza problemi già dopo 2 mesi.
Si può fare stretching?
Sì, lo stretching è utile anche nelle fasi iniziali e non bisogna avere paura di effettuarlo. Sempre dinamico all’inizio, per poi passare anche a quello di tipo statico. Lo stretching e gli esercizi eccentrici hanno lo scopo di rendere più “elastico” il tendine e il passaggio muscolo-tendineo, e anche di rinforzarli, adattandoli così progressivamente al gesto della corsa. Un classico esercizio di questo tipo è l’allungamento del tendine di Achille su un rialzo: posizionati con gli avampiedi sul bordo di un gradino, alzati sulle punte dei piedi; quindi, abbassa lentamente i piedi in modo da portare i talloni più in basso del bordo del gradino. Nel tempo, punta a farlo su un piede solo.
Il Dott. Sergio Migliorini è specialista in medicina dello sport, fisica e riabilitazione. È presidente della Commissione medica World Triathlon