Altra maratona, altro record olimpico. Ormai ci stiamo abituando a veder cadere un primato dietro l'altro e dopo il primato di Tola, ecco quello di Sifan Hassan.
Alla maratona olimpica femminile, le atlete si son date battaglia e la gara si è decisa negli ultimi metri allo sprint. Viene, ancora una volta, da chiedersi quanto le super scarpe abbiano influito nella migliore gestione delle energie lungo il percorso e nella reattività necessaria per mettere alle spalle le avversarie alla fine.
Di seguito l'analisi delle scarpe utilizzate dalle prime 5 atlete alla maratona olimpica di Parigi.
Le scarpe che hanno dominato la maratona olimpica
Non si parla in questo caso della rivalità decennale fra Etiopia e Kenya. La battaglia è fra due brand molto noti: Nike e adidas.
Spalla contro spalla, fianco a fianco. Alla fine, a trionfare è stata l'olandese Sifan Hassan che ha staccato negli ultimi metri l'etiope e primatista mondiale Tigist Assefa. Nike si riprende la vetta e sale sul gradino più alto del podio con le Nike Alphafly 3. Un modello tanto reattivo quanto ammortizzato di Nike, pensato appunto per le lunghe distanze e che consente di correre veloce senza limitare il confort e che è nata proprio per rispondere al successo fra gli elite della sua rivale, le Adidas Adios Pro Evo 1.
Assefa, medaglia d'argento, ai piedi calzava le Adidas Adios Pro Evo 1 che le avevano permesso di stabilire il record del mondo 11 mesi fa a Berlino. Molto è già stato detto a riguardo sul peso minimo, la grande reattività e il costo non proprio esiguo di questo prodotto. Un dato è certo "hanno vinto" un oro e un bronzo alla maratona maschile e un argento in quella femminile. Tra uomini e donne il podio è stato completato da adidas. Ad esso si aggiunge anche il 5° posto dell'etiope Shankule.
Sul gradino più basso del podio è salita la kenyana Hellen Obiri con il nuovissimo prototipo del marchio svizzero ON: le ON Cloudboom Strike LS di cui non si sa ancora molto (in quanto non ancora in vendita al pubblico) se non che son state realizzate con una nuova tecnica di laser spry e che non possiedono lacci.
Medaglia di legno per la kenyana Sharon Lokedi che ha concluso le sue fatiche con un paio di scarpe non ancora in vendita: le Under Armour Velociti Elite 3. Versione più avanzata del secondo modello, si vocifera che siano molto più morbide e ancor più reattive.
Ogni grammo conta
Sembra proprio che la decisione presa dal mondo dell'atletica, specialmente per quanto riguarda la corsa, sia quella di infrangere record su record. E' necessario limare ogni secondo e, in questo caso, ogni grammo. Le scarpe son sempre più leggere nonostante le intersuole siano sempre più alte.
La direzione è quella giusta. I numeri parlano e non si può obiettare. I tempi medi degli atleti elite si stanno abbassando di anno in anno. Seguendo le statistiche, una cosa è certa: il meglio deve ancora venire.