Si parla sempre molto delle super scarpe e delle loro intersuole con piastre in fibra di carbonio e intersuole in schiuma morbida e reattiva, ma in verità la vera rivoluzione degli ultimi anni nel mondo delle calzature da running è l’avvento delle intersuole cosiddette “supercritiche”.


Brooks sta investendo moltissimo in questa tecnologia, mentre Puma ne ha fatto un must per tutta la sua collezione di modelli da running. Dalla strada al trail, praticamente ogni brand si sta misurando con questa nuova tecnologia che promette materiali più leggeri, più ammortizzati e, non ultima, una riduzione dei costi di produzione.

brooks glycerin max, intersuole con schiuma supercriticapinterest
Books, Courtesy of Brands
Brooks Glycerin Max con DNA Tuned

Come sono fatte le intersuole "supercritiche"

Il nome della tecnologia è al quanto criptico e deriva essenzialmente da un processo chimico-fisico nel quale un materiale viene trattato utilizzando un fluido supercritico, ovvero un fluido che si trova in uno stato particolare tra gassoso e liquido. In questa condizione, il fluido acquisisce proprietà sia del gas (come l’alta diffusività) sia del liquido (come la capacità di dissolvere sostanze), il che consente di ottenere schiume leggere, elastiche e con una straordinaria capacità di assorbimento degli urti.

Nel caso delle scarpe da running, i fluidi supercritici solitamente impiegati sono la CO2 e l’azoto, che, a pressioni e temperature elevate, riescono a permeare i polimeri creando una struttura porosa, leggera e resiliente. Questo trattamento permette di ottenere una schiuma con una densità inferiore rispetto ai tradizionali materiali utilizzati nelle intersuole come l’EVA (etilene-vinil-acetato), senza compromettere la capacità di assorbire gli impatti durante la corsa.

Tre tipi di schiuma "supercritica" delle scarpe da running

I primi a lavorare con i fluidi supercritici sono stati sicuramente Brooks
e Skechers
che già nel 2020 avevano lanciato i primi modelli infusi in azoto. Puma ha battezzato la sua collezione “Nitro”, proprio in omaggio all’azoto, altrimenti detto “nitrogeno”. A distanza di pochi anni, questa tecnologia si è così affermata che oggi gli ingredienti e i metodi per ottenere intersuole supercriti che sono ben più di uno.

01. Schiuma supercritica in EVA

La tecnologia più comune è l’uso di EVA trattato con CO2 supercritica. Questa schiuma è leggera, ma mantiene un buon grado di elasticità, restituendo energia a ogni passo.

02. Schiuma Supercritica in PU (Poliuretano)

Il poliuretano è un altro materiale che può essere trattato con la CO2 supercritica. Rispetto all’EVA, il PU supercritico tende a essere più durevole e offre una maggiore reattività.

03. Schiuma Supercritica in Pebax

Il Pebax è un materiale termoplastico che si distingue per la sua eccellente combinazione di leggerezza e resistenza. Le intersuole in Pebax supercritico sono utilizzate principalmente in modelli da gara. La schiuma in Pebax offre un’ammortizzazione e un ritorno di energia superiori.

Alcuni produttori utilizzano gas come l’azoto per innescare il processo supercritico, mentre altri si limitano all’uso della CO2, che raggiunge lo stato supercritico a una pressione più bassa e tende a generare schiume con porosità più elevata e con una struttura più uniforme, il che si traduce in leggerezza. L’uso dell’azoto avviene con una pressione critica più alta e serve a creare schiume più solide e con una maggiore densità.

schiume supercritiche, scarpe da runningpinterest
Valentina Rosati | Phototoday

Le intersuole "supercritiche" delle scarpe da running, i vantaggi

I principali benefici per i runner risiedono nella maggiore leggerezza delle scarpe, in quanto l’intersuola può arrivare a pesare sino al 50% del peso complessivo di una calzatura. Altro elemento sul quale si focalizzano i progettisti è la possibilità di ottenere una maggiore ammortizzazione e, nel caso di schiume PU o Pebax, anche una maggiore durata complessiva della scarpa. Infine, ed è forse l’elemento più interessante per i runner, queste schiume più porose sono in grado di garantire maggiore ammortizzazione e un elevato ritorno di energia.

Le intersuole "supercritiche" delle scarpe da running, il rovescio della medaglia

Negli Stati Uniti e in Cina si lavora da anni allo sviluppo di queste schiume che, pur avendo un processo di lavorazione più complesso, possono garantire molti vantaggi ai produttori. Offrire un prodotto innovativo come quello con schiuma supercritica permette ai brand di distinguersi e di avere un argomento di vendita indubbiamente affascinante. Senza contare che le schiume supercritiche, essendo di fatto “gonfiate” con gas, sono più leggere e richiedono meno materiale per ottenere lo stesso effetto ammortizzante.

Inoltre, il processo di produzione di schiuma supercritica, in particolare l’uso di CO2 come fluido supercritico, può essere considerato più ecologico rispetto ad altri processi industriali, riducendo l’impronta di carbonio e aumentando l’efficienza energetica. Siamo dunque dinanzi a una nuova era che accontenterà sia i runner sia i produttori? Non è proprio così.

Alcuni runner hanno più volte manifestato insoddisfazione per la sensazione di corsa fornita dalle schiume supercritiche. Alcuni potrebbero preferire una scarpa più rigida o con una risposta meno “morbida”. Questo è un aspetto molto soggettivo che dipende dalle preferenze individuali. Vero è che in più di un’occasione è stato notato che, sebbene le intersuole supercritiche siano resistenti, la loro durata può essere inferiore rispetto ai materiali tradizionali su superfici particolarmente dure, come l’asfalto.