Spesso ci facciamo idee distorte su quello che non conosciamo, affidandoci a stereotipi e cliché, rischiando di così di generalizzare. Lo stesso accade anche quando pensiamo alle differenze tra il trail running americano e quello alpino o europeo.

Premettendo che le differenze tra USA ed Europa (e Italia) sono tantissime sotto ogni aspetto, di certo delle distinzioni a livello generale ci sono anche nel trail, tenendo comunque presente che rimangono appunto generalizzazioni, perché ogni gara, ogni percorso e ogni atleta è diverso dall’altro.

Gare, percorsi, chilometraggi

Si tende spesso a pensare ai percorsi americani come più facili rispetto a quelli europei. Probabilmente in media è così, per semplici questioni geografiche. Gli Stati Uniti sono grandissimi e le gare possono essere molto varie, ma le montagne sono distribuite solo in una piccola parte del vasto territorio americano, i sentieri sono meno fitti e spesso meno complicati di quelli delle Alpi. Se pensiamo però ad una gara come l’Hardrock, non si può di certo dire che sia semplice, anzi.

Per buona parte delle gare americane non ci si scandalizza per percorsi pianeggianti o con lunghe parti in asfalto. Un’altra particolarità tutta americana è che quasi ogni gara è definita per distanza (50 km, 50 miglia, 100 km, 100 miglia…), spesso con giri da ripetere più volte o out-and-back (andata e ritorno) proprio con l’intento di raggiungere la distanza voluta, con rarissimi casi di percorsi di lunghezze non convenzionali.

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Organizzazioni, ristori, materiale obbligatorio

Ci sono gare locali che riescono a sopravvivere anche con pochissimi iscritti, perché legati al senso di comunità dei luoghi dove si svolgono e grazie all’aiuto di tanto volontariato, senza grandi sponsor alle spalle (fattore invece sempre più imprescindibile dalle nostre parti per organizzare gare con alti standard).

I ristori, in ogni caso, anche nelle gare più piccole, sono sempre ben forniti e con volontari che conoscono benissimo le esigenze dei partecipanti, anche grazie al fatto che spesso sono essi stessi dei trail runners.

Il materiale obbligatorio praticamente non esiste, se non in rarissimi casi e con cose che spesso sarebbe comunque quasi impossibile da evitare (ad esempio frontali in gare notturne, riserva idrica in gare in condizioni di caldo).

flagler beach, florida december 05 a runner competes in the daytona 100 ultramarathon on december 05, 2020 in flagler beach, florida photo by michael reavesgetty imagespinterest
Michael Reaves//Getty Images

Crew, pacers

Una delle cose più peculiari del trail running americano è il calore delle crew durante le gare, che oltre a tifare ogni altro partecipante, assistono il proprio atleta con passione e competenza, spesso con più persone per un solo runner.

In gran parte delle ultra americane è consentita la presenza di un pacer che possa accompagnare il partecipante. Anzi, spesso è più che consigliata e gli stessi organizzatori si premurano di trovare dei pacers per chi non abbia qualche conoscente in grado di farlo. Lentamente anche da noi alcune gare stanno dando questa possibilità, che ha la doppia funzione di aumentare il senso di partecipazione alla manifestazione, ma anche di sicurezza lungo percorsi duri.

Materiali, attitudine

Anton Krupicka ha lanciato un po’ la moda del trail runner hipster americano con barba, capelli lunghi, petto nudo e scarpe minimal. Per anni in molti hanno seguito questa tendenza, quantomeno quando si correva in territorio americano, visto che da altre parti il materiale obbligatorio forzava a indossare magliette e zainetto.

Un’altra abitudine molto americana era quindi quella di correre con borraccia a mano, evitando marsupi o zaini. Col tempo probabilmente questa tendenza sta diminuendo (ma non ci sono dati a supportare questa sensazione). Sempre più americani, in gare famose e gare locali, tra elite e amatori, sembrano usare meno le hand bottles a favore di zainetti che permettono di avere con sé più cose utili e con meccanica di corsa meno disturbata.

Location, media, speakers, premiazioni

Le gare sono praticamente sempre fuori da centri cittadini, all’interni di parchi più o meno grandi, il che non attira pubblico esterno, ma solo i diretti interessati all’evento. I risultati sono indicati solo sui siti specializzati, di certo non nei giornali locali, come invece accade da noi.

Gli speakers sono praticamente inesistenti, se non in rarissimi casi. Spesso sono semplicemente gli organizzatori stessi che con un megafono danno le ultime raccomandazioni in linea di partenza e poi il via.

Le cerimonie di premiazioni per come le intendiamo noi sono rare, spesso viene consegnato l’eventuale premio direttamente in mano al vincitore o al podio, senza fanfare e senza foto. Ma nessuno se ne lamenta, giustamente.

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michelangeloop//Getty Images

“Pasta party”, spogliatoi, docce

Il pasto post gara c’è quasi sempre, ma in modo probabilmente più spartano rispetto al nostro. Spogliatoi e docce sono rarissime, proprio per il fatto che le gare si svolgono fuori da centri cittadini e strutture.

Le poche occasioni in cui capita è grazie alla presenza di una scuola o di un impianto sportivo all’arrivo. Altrimenti ci si arrangia in qualche modo, senza drammi. Ed è proprio questo il bello.