Spesso l’UTMB viene descritto come l’ultra trail più duro del mondo (parliamo della gara UTMB, quella da 170 km circa, non l’evento). In realtà esistono altre competizioni più lunghe e dure, quindi si potrebbe correggere il tiro e affermare che sia la più dura 100 miglia del mondo, ma anche in questo caso il discorso non è tanto semplice.
Ci sono infatti gare più tecniche, con più dislivello, a maggior altitudini… i detrattori dicono che sia addirittura una gara facile, “corribile”, eppure girare intorno al Monte Bianco facendo circa 10 mila metri di dislivello non è per niente una banalità.
Intanto già l’importanza dell'evento e lo stress prima della partenza possono rendere l’esperienza UTMB molto più dura di quanto già non sia. Il percorso poi ha una successione di salite e discese distribuite in modo da apparire non così complicato rispetto ad altre distanze simili (già la TDS, altra gara della settimana UTMB, pur leggermente più corta – 145 km – è più dura per tecnicità, lunghezza delle salite, lontananza tra i ristori…), ma è comunque piena di trabocchetti e tratti che alla lunga la trasformano in una gara durissima.
Saperlo e conoscere il percorso può essere utile per seguire e capire meglio la gara, e magari farsi un'idea se si ha il sogno di correrla prima o poi.
I segreti del percorso dell'UTMB - Le salite più dure
Come detto, l’altimetria sembra piuttosto regolare, con salite sì lunghe e dure, ma non estreme, altrettanto vale per discese e con pochi tratti di saliscendi a spezzare il ritmo. La prima salita verso il Col de Voza non è lunga, né durissima, quasi tutta su strada larga. Ci saranno poi il Col du Bonhomme e il Col de la Seigne (rispettivamente dopo 46 e 62 km) a fare la prima vera scrematura del gruppo dei favoriti per la vittoria e ad appesantire le gambe di tutti gli altri. In questi tratti affrontati di notte, spesso si trovano anche le temperature più fredde. Dopo il Col de la Seigne e la breve salita al Col des Pyramides Calcaires, si potranno ammirare alcune delle più spettacoli viste del massiccio del Monte Bianco.
Dopo il breve Arête du Mont Favre, il ristoro di Courmayeur (83 km fatti) fa terminare la prima parte. Qua di solito si capisce chiaramente se è la giornata giusta o meno. Ci penseranno poi la salita al Rifugio Bertone e al Grand Col Ferret a mettere in chiaro ancora di più le cose. Chi tra i favoriti va in crisi difficilmente si riprende, ma lo stesso vale anche per chi vuole essere finisher. Non è un caso infatti che la maggior parte dei ritiri avvengano proprio in Val Ferret, o nella discesa successiva a La Fouly, in territorio svizzero.
A questo punto il più sembra fatto, ma è solo un’illusione. La salita a Champex-Lac non è dura, ma porta a quello che è il vero punto cruciale della gara. Vittoria e piazzamenti all’UTMB si decidono quasi sempre dopo questo ristoro che arriva con ben 130 km nelle gambe. Chi ha risparmiato meglio energie può spingere nelle ultime salite verso La Giète e Les Tseppes prima dell’ultimo sforzo a La Flégère, ultimo ristoro prima della discesa finale.
Anche per chi punta ad essere finisher il ristoro di Champex-Lac è un momento cruciale. Per molti coincide con l’inizio della seconda notte, dove stanchezza fisica e mentale si fanno davvero sentire. Riuscire a ripartire da questo ristoro significa quasi sicuramente arrivare fino a Chamonix, ma ci vuole grande forza, capacità di gestire eventuali crisi di sonno (un microsonno potrebbe essere utile) e tutti i piccoli e grandi dolori dei dislivelli fatti finora.
I segreti del percorso dell'UTMB - I tratti più facili, ma decisivi
Il percorso non è fatto solo di salite dure, ma anche di tratti apparentemente banali, ma che spesso possono ingannare. Innanzitutto la partenza da Chamonix verso Les Houches, 8 km facili che spesso vengono affrontati a velocità troppo allegre, dove freschezza, tifo e voglia di non rimanere accodati possono spingere facilmente a osare un po’ troppo, ma è importante conservare energie e pensare che si è all’inizio di un viaggio tra le 19 e le 46 ore…
Anche la prima discesa è spesso affrontata con troppa grinta. Molti élite si giocano la gara qua. Non è una discesa tecnica, ma piuttosto ripida, per cui è difficile riuscire a trovare il giusto ritmo senza affaticare troppo la muscolatura. Lo stesso vale per il tratto corribile tra Saint Gervais e Les Contamines, prima della lunga salita verso il Col du Bonhomme.
C’è un altro tratto apparentemente banale, ma che può spesso fare la differenza, ovvero i 6 km in leggera discesa dopo La Fouly. Chi, dopo 116 km nelle gambe, si trova a correre bene e con forze, ha ottime speranze per l’ultimo tratto di gara, sia per chi punta al risultato, che per chi punta solo all’arrivo.
Riuscire a correre anche piano o solo alcuni tratti di questo pezzetto può aiutare a guadagnare tempo e fiducia prima delle ultime dure salite e l’arrivo a Place du Triangle de l’Amitiè di Chamonix.