L’importanza dell’UTMB nel mondo dell’ultra trail lo conosciamo tutti. Ogni anno riceve elogi e critiche, fa sognare migliaia di trail runners, fa discutere sulla gestione dall’evento e sull’andamento delle gare.
Viverlo da atleta è sempre un insieme di sensazioni contrastanti, si è affascinati e allo stesso tempo scombussolati, fieri di essere partecipi dell’evento trail per eccellenza e straniti di sentirsi come all’interno di un circo. L'esito della gara poi condiziona il giudizio che si ha anche sulla manifestazione, ma si può comunque cercare di guardare le cose in modo distaccato, parlando dell’evento e dei risultati, tra sorprese in positivo e in negativo.
UTMB, cosa insegnano i risultati delle gare?
Il caldo ha sicuramente giocato un ruolo importante in alcune delle gare della settimana, se non in tutte. Già in OCC e CCC si sono verificate sorprese, soprattutto tra i ritiri, mentre su vittorie e piazzamenti sono state più o meno confermate le attese. Non è detto che sia stato il caldo, ma di sicuro la gara di 170 km, il vero e proprio UTMB, è stata quella con le maggiori sorprese, quantomeno tra gli uomini.
Della vittoria di Vincent Bouillard si è già detto tanto. Una delle vittorie più sorprendenti tra tutte le edizioni della gara. Il suo non essere atleta élite (finora…), il suo UTMB Index relativamente basso (un punteggio che dovrebbe indicarne il valore in modo oggettivo) e il suo non essere attivo sui social media possono portare una ventata di freschezza nell’ambiente, facendo magari riflettere altri atleti, allenatori, e perché no, sponsor, su strade diverse da intraprendere per ottenere risultati, e quindi poi forse ancora maggior visibilità…
Tra le donne la vittoria di Katie Schide non è stata una novità essendo la strafavorita, eppure sembra che non le sia dato lo spazio che meriti. Non è stata solo la vittoria ad essere importante, ma il modo, col nuovo record del percorso, battendo quello che sembrava irraggiungibile di Courtney Dauwalter, con una condotta di gara che per chiunque (uomini compresi), sarebbe stato un azzardo, affrontando i primi km praticamente col gruppo di testa assoluto, come aveva fatto anche alla Western States.
Eppure, il suo apparire più timida e riservata, sebbene sempre serena e sorridente, sembra non farle attrarre la stessa attenzione della più esuberante Dauwalter. Tutti però ora sperano in future sfide tra le due atlete fenomene.
UTMB, la logistica arrivata un po' al limite?
La settimana è stata la solita festa del trail, con oltre 10000 partecipanti alle diverse gare, con ancora più accompagnatori e spettatori, con gli stand degli sponsor sempre pieni e con decine di stand di gare sparse per il mondo che si sono fatte conoscere. Il limite di capienza della valle di Chamonix sembra però un po’ troppo al limite. In un evento che ormai è diffuso con le gare dell’UTMB World Series sparse nei 5 continenti, si potrebbe forse porre attenzione a contenere una crescita che ad un certo punto si deve per forza arginare in uno spazio tutto sommato ristretto, soprattutto se si vogliono sventolare certe posizioni di rispetto per l’ambiente.
Uno dei problemi maggiori riguarda gli spostamenti, soprattutto nel giorno della partenza della gara regina. Oltre ai difficili parcheggi a Chamonix (ci sono comunque numerosi mezzi alternativi), la gestione del traffico del primo ristoro di Les Contamines, dopo 30 km circa di gara, è a dire poco problematica, con persone arrivate al limite per fare assistenza e altre non arrivate proprio, persino coi bus forniti dall’organizzazione bloccati e in ritardo, e persone che non hanno potuto usufruirne per capienza limitata.
UTMB, copertura mediatica satura?
Mediaticamente l’evento è sempre più seguito, con live streaming sul sito fatto sempre meglio, parziali di gara sempre puntuali e precisi. Ma anche in questo caso c’è da riflettere se prima o poi non sia necessario un passo indietro. Decine di fotografi e videomaker sparsi lungo il percorso, a volte ostacolando involontariamente gli atleti, molto spesso finendo loro stessi in foto e video di altri fotografi e videomaker, fa sembrare a volte tutto “un po’ troppo”, poco legato alla purezza della montagna e dei sentieri, o della prestazione fisica e dell’esperienza emotiva di una persona.
È certo che l’importanza dell’evento necessiti di una grande esposizione mediatica e che tutti vogliono essere presenti in un modo o nell'altro, ma anche qua forse sono possibili miglioramenti senza che la gara perda d’importanza e visibilità.