Negli ultimi anni le prestazioni atletiche negli sport di resistenza stanno migliorando vistosamente. Probabilmente a livello femminile questi progressi sembrano ancora più incredibili, basti pensare ai tanti record mondiali, dai 5000 metri alla maratona, dove la differenza cronometrica tra donne e uomini continua a ridursi. Inoltre, è sempre più evidente a livello statistico come al crescere della distanza, la differenza di prestazioni tra i due sessi si riduca sempre di più.

Non è un caso quindi che anche negli ultra trail, e nell’ultramaratona in generale, le donne più forti al mondo facciano prestazioni di livello assoluto, in uno sport la cui competizione è sempre più alta.

Basti pensare al recente record di Katie Schide all'UTMB, ai primati e piazzamenti di Courtney Dauwalter sempre a UTMB, Western States e Diagonale des Fous, oltre che alla pazzesca prestazione della sua ultima apparizione alla Nice Côte d’Azur, dove è arrivata 2a assoluta a soli 13’ dallo spagnolo Cristofer Clemente Mora (dopo più di 21 ore di sforzo) dopo averlo tallonato lungo tutti i 160 km della gara francese.

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Michel Cottin/UTMB

Quando le donne battono gli uomini nella corsa

I casi in cui donne siano arrivate prime assolute non sono rari nel mondo ultra, anche se spesso questo è legato alla presenza di atlete femminili di altissimo livello in gare con uomini non di primo piano. Tra i casi più eclatanti ricordiamo, ad esempio, le vittorie di Pam Reed alla Badwater 135, di Corinne Favre alla prima CCC nel lontano 2006, di Jasmine Paris alla Montane Spine Race, e sempre di Courtney Dauwalter alla Moab 240 nel 2017.

Un po’ come se una runner internazionale sui 10 km andasse a correre una gara provinciale: probabilmente vincerebbe, e nel mondo ultra, dove il livello delle prestazioni assolute non sempre è così alto, vedere una donna primeggiare davanti alla controparte maschile non è così utopistico.

Le donne sono davvero più resistenti?

C’è intanto da premettere che la continua crescita di donne di livello assoluto nell’ultratrail è dovuto forse anche dal forte incremento della partecipazione femminile in queste competizioni ma anche da un approccio sportivo sempre più professionale.

Ma ci sono altri motivi oltre al livello delle competizioni e al numero delle partecipanti? Le donne sono davvero più resistenti, lo testimoniano i record che si stanno assottigliando e la presenza di diverse atlete in top 10 in ultratrail di livelli mondiali. Diversi studi negli anni hanno provato a dare una spiegazione, arrivando a conclusioni abbastanza concordi su alcuni punti.

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David Millar

Uomini, ecco in cosa sono avvantaggiati

Il sesso maschile ha una miglior capacità aerobica (VO2 max), grazie anche ad una composizione corporea con più massa magra (muscoli) rispetto alle donne. L’uomo ha una maggior forza muscolare, grazie al testosterone... e ciò spiega anche la maggior differenza tra le migliori prestazioni mondiali in attività esplosive o di forza massima.

Donne, ecco in cosa sono avvantaggiate

Le donne hanno mediamente una maggior percentuale di fibre lente, che favoriscono appunto gli sforzi prolungati a svantaggio di quelli esplosivi. Pur avendo una maggior percentuale di grasso, le donne hanno mediamente una miglior capacità di utilizzare i grassi come fonte energetica, altro fattore a vantaggio degli sforzi di lunga durata.

Inoltre sembra anche che le donne siano più brave a mantenere un ritmo costante in gara, tendendo a calare meno nel finale, ma non è chiaro se questo sia dovuto ad una insita miglior capacità di gestione dello sforzo o semplicemente proprio grazie alla maggior resistenza che fa perdere meno il ritmo lungo il percorso. C’è probabilmente anche una migliore tolleranza al dolore, ma è un’ipotesi ancora non del tutto confermata.

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EMMANUEL DUNAND//Getty Images

Donne, i possibili rischi

In mezzo a questi vantaggi fisiologici, le donne hanno però alcuni possibili rischi nelle attività di resistenza, nulla comunque che non si possa evitare con un corretto allenamento, sufficiente riposo e un'adeguata alimentazione, cose che, tra l'altro, dovrebbero valere per qualunque atleta. Il principale rischio è probabilmente la perdita di un regolare ciclo mestruale, a causa degli scompensi ormonali dovuti allo stress fisico di allenamenti e gare non sufficientemente recuperati.

C’è poi una maggior probabilità di problemi di anemia, a causa appunto delle perdite mestruali. In aggiunta c’è anche un maggiore rischio di fratture da stress, sempre a causa delle differenze ormonali rispetto agli uomini e ad una minor densità ossea. Pare anche che durante le gare di resistenza possa esserci un maggior rischio di disturbi gastrointestinali. Come già detto, tutti rischi che si possono tranquillamente ridimensionare con il giusto approccio.