Agli appassionati di trail running sono sempre più famigliari i due punteggi usati per classificare le performance nelle diverse gare, utili anche per poter avere dei benefici nelle iscrizioni di alcuni degli eventi più importanti, UTMB in primis.

Questi punteggi sono appunto l’Index UTMB e l'ITRA performance index. Capita però anche ai trail runners esperti di confonderli tra loro, sebbene siano molto simili, ma con leggere differenze di calcolo e di utilizzo. Sviluppati entrambi da Didier Curdy e nati con algoritmi uguali, nel tempo questi punteggi si sono leggermente differenziati tra loro, anche per motivi di proprietà intellettuale.

Cos'è l'Index UTMB?

L'Index UTMB è un sistema che classifica i trail runners in base alle loro performance nelle gare riconosciute dal circuito UTMB, che fanno parte quindi dell’UTMB World Series e delle “UTMB Index Races” (che a volte alcune persone confondono come gare qualificanti per le Finals), oltre appunto alle finali di Chamonix (OCC, CCC e UTMB).

Ogni gara con UTMB Index valido rientra in una tra le categorie 20K, 50K, 100K e 100M. Per confrontare gare diverse, nel calcolo vengono sommati chilometri e dislivello, a cui viene aggiunto anche un livello di difficoltà in base alla tecnicità del percorso. Ogni partecipante di almeno una di queste gare ha quindi un “Indice personale”, ovvero un certo punteggio, calcolando la media delle migliori 5 gare finite degli ultimi 36 mesi. Questo permette un confronto tra gli atleti di tutto il mondo.

Cos'è l'ITRA performance index?

Il punteggio ITRA, invece, viene usato per valutare le performance delle gare riconosciute da ITRA, cioè l’Associazione Internazionale di Trail Running. Il metodo di calcolo è molto simile, così com’è simile il calcolo del proprio punteggio che tiene conto dei migliori 5 risultati degli ultimi 36 mesi.

Le categorie di distanza invece sono molte di più rispetto all’UTMB Index, ben 9, e vanno dal vertical all’endurance (ovvero gare oltre le 100 miglia).

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I primi trail runner del mondo

Nel ranking UTMB Index i primi uomini sono Patrick Kipngeno (949 punti), Remi Bonnet (948) e Elhousine Elazzaoui (946). Tra le donne i punteggi più alti sono per Courtney Dauwalter (847), Katie Schide (830) e Tove Alexandersson (801).

Nel ranking ITRA posizioni e punti simili, con primi uomini Remi Bonnet (955), Patrick Kipngeno (953) e Philemon Kiriago (952), e prime donne Courtney Dauwalter (858), Katie Schide (848)e Yngvild Kaspersen (822).

Le differenze nei punteggi

Come si può notare già osservando solo questi podi, il punteggio ITRA tende a dare qualche punto in più rispetto all’UTMB Index. Questa differenza è ancora maggiore negli atleti di medio o buon livello, che raggiungono spesso un UTMB Index più basso rispetto a quello ITRA.

Inoltre queste differenze si possono notare molto di più nelle gare di lunghissima distanza (100 km e 100 miglia) rispetto alle gare di distanze brevi, dove capita invece a volte di avere un UTMB Index più alto.

A cosa servono questi punteggi?

Oltre a cercare di avere delle classifiche oggettive e che possano comparare tutte le persone che hanno corso una gara sui sentieri (ITRA parla di 1 milione e 700 mila atleti), questi punteggi possono permettere di avere sconti o iscrizioni gratuite in alcune gare.

Soprattutto per l’UTMB World Series, avere buoni punteggi permette di avere diversi benefici, come iscrizioni gratuite o comunque prioritarie alle gare del circuito, o la possibilità di avere un pass auto per l’assistenza alle Finals di Chamonix per raggiungere i ristori.

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Le criticità dei punteggi

Tendenzialmente i punti corrispondono a reali valori atletici sul campo di gara. È quasi sicuro che un atleta da 900 punti sia più forte rispetto a uno di 800, così come uno da 800 punti sarà molto probabilmente sempre più forte rispetto a uno con meno di 700. Tuttavia, ci sono gare in cui i punteggi appaiono sovrastimati ed altre in cui sembrano sottostimati.

Capita sia tra gli élite, per i quali può succedere di ricevere punteggi più alti in gare di minor livello competitivo - magari perché vinte con ampio distacco - rispetto a gare più competitive con distacchi minori, sia tra gli outsider, dove un buon piazzamento in una gara di medio o buon livello può dare punteggi bassi se si presenta al via un élite mondiale dal quale si finisce con un certo (ampio) distacco.

Inoltre è impossibile paragonare con precisione assoluta gare di distanze e dislivelli diversi, con percorsi diversi e con tempi che possono essere influenzati da meteo, orario di partenza, distribuzione dei ristori, presenza di materiale obbligatorio, possibilità di assistenza, distribuzione del dislivello sul percorso, eventuale presenza di ore di buio, doppiaggi di atleti più lenti di altre gare, e mille altre possibili variabili.

Nell’algoritmo pare siano inseriti anche parametri che tengano conto della media delle prestazioni dei partecipanti alla gara e degli anni precedenti, ma anche in questo caso tutto diventa una stima, perché è impossibile quantificare realmente il valore assoluto di ogni singola prestazione, che a sua volta dovrebbe aiutare a quantificare le prestazioni di tutti gli altri. Ogni minima variazione di un parametro influenza tutte le altre variabili, come insegna la teoria del caos. Insomma, punti sì utili per capire i livelli degli atleti (e del proprio), ma non da prendere per legge assoluta, da saper interpretare correttamente e con spirito critico.