Il Sentiero dello Spirito è molto più di un’escursione: è un cammino che mette insieme natura potente e silenzio interiore, storia e spiritualità, fatica e meraviglia. Non serve essere religiosi per sentirne la forza. Basta lasciarsi andare, camminare con il cuore e i polmoni aperti e l’Abruzzo, in cambio, saprà stupirti come pochi altri luoghi.

Non resta che scoprire nel dettaglio di cosa si tratta, quali sono le tappe principali e i consigli utili per affrontare il viaggio.

Un cammino tra fede e paesaggi selvaggi

    Il Sentiero dello Spirito collega alcuni dei luoghi più affascinanti e remoti del Parco Nazionale della Majella. Se ami camminare, perderti nella natura e magari cercare un momento di silenzio autentico, questo è il cammino giusto per te; è un percorso lungo e vario, tra eremi nascosti nella roccia e un’aria antica che sembra uscita da un altro tempo.

    Il Sentiero dello Spirito in Abruzzo è lungo circa 73 chilometri, da percorrere a piedi in più giorni. È un viaggio fisico, certo, ma anche spirituale che va preso con calma, passo dopo passo, lasciando che ogni sosta abbia un senso.

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    Davide Seddio//Getty Images

    Le tappe del Sentiero dello Spirito

    Il percorso classico è strutturato in quattro tappe, ma puoi organizzarle come preferisci, soprattutto se hai meno di una settimana di tempo.

    Le tappe del Sentiero dello Spirito non sono, infatti, obbligatorie: puoi spezzarle, allungarle o adattarle in base al tempo e all’energia. Alcuni tratti sono più comodi, altri un po’ più tecnici, ma in generale il sentiero è ben tracciato e segnalato. Basta avere rispetto per la montagna e voglia di camminare davvero. Si parte da Sulmona (Badia) e si arriva a Serramonacesca (Abbazia di San Liberatore).

    • Badia di Sulmona → Caramanico Terme

    Si attraversa il Monte Morrone toccando l’eremo di San Pietro e si scende verso Caramanico Terme. Sosta consigliata al Rifugio Iaccio della Madonna, se vuoi spezzare la tappa.

    • Caramanico Terme → Rifugio “Di Marco” (Pianagrande)

    Si esplora la Valle dell’Orfento, si incontrano i ruderi dell’eremo di Sant’Onofrio, e si risale lungo la ripida Rava dell’Avellana fino a Pianagrande e al rifugio Di Marco.

    • Rifugio Di Marco → Macchie di Coco (comune di Roccamorice)

    Si toccano gli eremi di San Giovanni all’Orfento, Santo Spirito a Majella e San Bartolomeo in Legio. È uno dei tratti più intensi, immersi tra faggete e valloni scenografici nel cuore del percorso.

    • Macchie di Coco → Serramonacesca (Abbazia di San Liberatore)

    Si scende attraversando il Vallone Sant’Angelo e il vallone di Lettomanoppello, visitando l’eremo di Sant’Angelo e Sant’Onofrio a Serramonacesca, fino all’Abbazia di San Liberatore, meta finale.

    Eremi, boschi e silenzi: cosa aspettarsi

    Non aspettarti folle, selfie o ristoranti. Qui domina il silenzio, sono luoghi vivi, spesso deserti, che sembrano nati per scomparire dentro la roccia.

    Il paesaggio cambia spesso: un attimo sei tra le felci in un bosco denso, l’attimo dopo ti ritrovi su una collinetta con vista sull’Adriatico. Il bello di questo percorso è proprio la varietà. Anche la fauna è sorprendente: potresti incrociare un capriolo, osservare un’aquila in volo o sentire il rumore lontano di un branco di cinghiali. Ma quello che colpisce di più è il senso di spazio e vuoto, come se fossi l’unico a camminare lì da giorni.

    Gli eremi, ognuno diverso dall’altro, non sono semplici “attrazioni”. Ognuno racconta una storia di solitudine, scelta e preghiera. I più famosi, come San Bartolomeo o Santo Spirito, sono più accessibili. Altri, come San Giovanni, richiedono una buona dose di determinazione (e gambe allenate).

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    Andrea Ciarrocchi / 500px//Getty Images

    Come prepararsi al cammino: equipaggiamento e difficoltà

    Il Sentiero dello Spirito in Abruzzo è adatto a chi ha un po’ di esperienza in montagna, e non ha paura di camminare diverse ore al giorno con uno zaino in spalla. Le difficoltà principali stanno nella lunghezza delle tappe e in qualche tratto esposto o ripido. Ma con una buona preparazione, è alla portata di molti.

    Per affrontarlo al meglio serve un minimo di organizzazione. Innanzitutto: scarponi comodi, già testati. Dopodiché, l’abbigliamento deve essere a strati, in quanto il tempo può cambiare in fretta, la borraccia non deve mancare così come le protezioni per il sole.

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    Per dormire, puoi scegliere: agriturismi, B&B, ostelli, o – per i più avventurosi – campeggio (dove consentito). In ogni caso, prenota con anticipo, specie nei mesi più richiesti.

    Il periodo migliore va da fine maggio a inizio ottobre. In primavera e autunno troverai temperature miti e meno gente. D’estate fa caldo, ma la quota aiuta. Evita l’inverno, a meno che tu non sia esperto di trekking in ambienti innevati.

    Se non te la senti di farlo da solo, ci sono guide ambientali qualificate che organizzano trekking guidati: è un’ottima idea se vuoi goderti il cammino senza pensieri, imparando anche qualcosa in più sulla storia e sulla natura del posto.

    Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione