Percorrere l’Alta Via 1 significa attraversare il cuore pulsante delle Dolomiti, lasciandosi guidare da sentieri antichi e dall’istinto del camminare, ritrovando, giorno dopo giorno, una connessione profonda con la natura e con sé stessi.

Il cammino, suddiviso generalmente in 12 tappe, regala una successione continua di ambienti diversi: dai boschi d’abete ai pascoli d’alta quota, dalle cime frastagliate ai laghi glaciali, passando per rifugi accoglienti e silenzi immensi.


LEGGI ANCHE:


Il percorso tappa per tappa

L’Alta Via 1 (segnalata con triangolo blu e numero 1), prende avvio in uno dei luoghi più iconici delle Dolomiti: il Lago di Braies. Qui, le acque color smeraldo riflettono la Croda del Becco e segnano l’inizio dell’ascesa verso l’altopiano di Sennes. La prima tappa conduce al rifugio Biella o al rifugio Sennes, attraversando paesaggi spettacolari.

Da lì, si prosegue verso il rifugio Fodara Vedla e il rifugio Pederü, con panorami che spaziano sul Parco Naturale Fanes-Senes-Braies. L’ascesa al rifugio Lavarella o Fanes regala uno dei tratti più poetici dell’intero itinerario, in un paesaggio lunare costellato di conche e torrenti.

Le giornate successive permettono di attraversare le Dolomiti di Fanes, il Lagazuoi, le Tofane e infine il Pelmo e la Civetta. Tappe memorabili sono quelle che toccano il rifugio Lagazuoi, con la sua vista mozzafiato e le gallerie della Prima guerra mondiale, e quella verso il rifugio Nuvolau, il più antico delle Dolomiti, posto su uno sperone roccioso.

Proseguendo, si raggiunge il rifugio Città di Fiume, con la possente mole del Pelmo a fare da sentinella, e poi si costeggia la Civetta fino al rifugio Vazzoler e al rifugio Carestiato, nel gruppo della Moiazza. Le ultime tappe, più solitarie e selvagge, conducono tra le Dolomiti Agordine e infine al rifugio Pian de Fontana, tappa di frontiera tra roccia e foresta. Il percorso termina nei pressi di Belluno, dove il sentiero cala di quota e si immerge lentamente nel verde delle Prealpi.

Nel complesso, l’Alta Via 1 si sviluppa su sentieri ben segnalati e con dislivelli accessibili a chi possiede un buon allenamento escursionistico. La vera sfida non è la difficoltà tecnica, ma la costanza: si cammina in media 6–7 ore al giorno per più di una settimana, in ambienti di alta montagna.

pale di san martinopinterest
Francesco Riccardo Iacomino//Getty Images

I rifugi e le soste consigliate

Parte integrante dell’esperienza di trekking sono i rifugi, vere e proprie isole di accoglienza tra le cime. Più che semplici punti di ristoro, i rifugi lungo l’Alta Via 1 sono luoghi ricchi di storia, spesso gestiti da famiglie che da generazioni custodiscono l’anima della montagna.

Il rifugio Biella, austero e silenzioso, è perfetto per acclimatarsi ai ritmi del cammino. Il rifugio Fanes, invece, offre un’accoglienza calorosa in un ambiente fiabesco, immerso tra pascoli e guglie. Il rifugio Lagazuoi si distingue per la sua posizione spettacolare e per il suo affaccio unico su un panorama dolomitico a 360 gradi. Qui si dorme sopra le nuvole.

Vale una sosta anche al rifugio Nuvolau, spartano ma indimenticabile, e al rifugio Tissi, sospeso tra Civetta e cielo. Il rifugio Vazzoler, immerso tra pini mughi e rocce, è ideale per una serata tranquilla, magari leggendo in veranda al tramonto.

Tra i rifugi più significativi delle tappe conclusive, spiccano Pian de Fontana e il Rifugio 7° Alpini, ultimi baluardi prima della discesa verso Belluno.

La prenotazione è caldamente consigliata, soprattutto nei mesi estivi. Molti rifugi sono affiliati al CAI o all’AVS, offrendo agevolazioni ai soci.

Una menzione a parte merita il cibo: piatti semplici, robusti, pensati per chi cammina. Canederli, spezzatini, zuppe d’orzo e torte fatte in casa nutrono il corpo e l’anima. Spesso si cena insieme agli altri escursionisti, condividendo racconti e avventure.

dolomitipinterest
Ratnakorn Piyasirisorost//Getty Images

Quando e come affrontarla

Il periodo ideale per percorrere l’Alta Via 1 va da metà giugno a fine settembre. In genere, i rifugi aprono dopo il disgelo e chiudono con l’arrivo dei primi freddi. Luglio e agosto garantiscono la massima apertura delle strutture e sentieri liberi dalla neve, ma sono anche i mesi più frequentati.

In alta stagione, inoltre, non tutti i rifugi garantiscono acqua potabile illimitata: conviene informarsi prima e portare una borraccia capiente.

Per chi preferisce la solitudine e l’atmosfera più intima, settembre è spesso la scelta migliore: il cielo è terso, l’aria frizzante e i colori straordinari.

Quanto all’attrezzatura, è fondamentale partire ben preparati. Servono scarponi da trekking collaudati, zaino leggero (massimo 10–12 kg), abbigliamento tecnico a strati, impermeabile, borraccia e bastoncini. Una cartina topografica, una guida cartacea e l’app ufficiale sono strumenti utilissimi. Anche se la segnaletica è chiara, in montagna è sempre bene avere con sé gli strumenti per orientarsi anche offline.

Non serve essere alpinisti per affrontare l’Alta Via 1, ma è indispensabile avere un buon allenamento e abituarsi in anticipo a camminare su terreni variabili. Il dislivello complessivo supera i 7.000 metri e alcune tappe, soprattutto in caso di pioggia, richiedono passo sicuro e prudenza.

Zaino montagna 10L

Zaino montagna 10L
Credit: courtesy photo

Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione