L’Alta Via 7 delle Dolomiti è una scelta perfetta se ti piacciono le escursioni di più giorni ma non sei un esperto di ferrate o di tratti particolarmente esposti. Questo itinerario, lungo circa 130 km, unisce panorami straordinari a un livello di difficoltà accessibile, pensato per chi ha un buon passo e un po’ di esperienza ma non cerca imprese estreme.
È una delle Alte Vie meno battute ma più sorprendenti: attraversa zone tranquille, selvagge, ma ben collegate, e offre rifugi comodi, paesaggi sempre diversi e sentieri ben segnati. Ideale se cerchi un trekking che ti riempia gli occhi senza metterti in difficoltà. E poi il nome non mente: è davvero la più panoramica di tutte.
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Il percorso più accessibile e scenografico
A differenza di molte altre Alte Vie dolomitiche, spesso segnate da ferrate, passaggi esposti o dislivelli impegnativi, l'Alta Via 7 è pensata per l’escursionismo puro. Non è un itinerario banale, sia chiaro: servono gambe allenate, attrezzatura adeguata e un minimo di esperienza in montagna. Tuttavia, non presenta tratti tecnici né attrezzati e, nella maggior parte dei casi, è ben segnalata e percorribile da chi ha già dimestichezza con camminate in quota.
L’itinerario ha inizio a Ponte nelle Alpi, nei pressi di Belluno, e si conclude idealmente a San Candido, in Alta Pusteria. Può però essere intrapreso anche in direzione opposta, a seconda della stagione, della logistica o semplicemente delle preferenze personali. Il dislivello complessivo supera i 7.000 metri, distribuiti su dieci tappe standard. Tuttavia, molti escursionisti preferiscono personalizzare il percorso, suddividendo o accorpando alcune giornate in base al proprio passo.
Uno degli aspetti più apprezzati dell’Alta Via 7 è la varietà ambientale. Dalle foreste di conifere delle basse quote si passa a pascoli d’alta montagna, valloni solitari, ghiaioni lunari e cime calcaree. Il tracciato attraversa zone ben servite da sentieri CAI (segnavia rosso-bianco), garantendo una navigazione agevole.
Tra i tratti più iconici si segnala il passaggio ai piedi della Croda dei Toni, la traversata del gruppo del Sorapìss e l’attraversamento della Val Popèra, una delle perle nascoste delle Dolomiti Orientali. Ogni giorno è un viaggio nella geografia e nella storia, con ruderi di guerra, malghe d’alta quota e insediamenti pastorali che testimoniano un legame millenario tra uomo e montagna.
Panorami mozzafiato e punti foto
La sua fama di “panoramica per eccellenza” non è affatto un’esagerazione, ma un dato di fatto che si rivela ad ogni svolta del sentiero. I punti di osservazione sono numerosi, e ciascuno offre prospettive inedite su cime celebri e su vallate remote.
Tra i luoghi più scenografici spicca la Forcella Giralba, da cui lo sguardo spazia sulla catena dei Cadini di Misurina e sull’inconfondibile profilo delle Tre Cime di Lavaredo, visibili in lontananza nei giorni limpidi. Poco più avanti, il Rifugio Carducci si affaccia su un panorama che sembra dipinto.
Un altro luogo da immortalare è l'altopiano del Monte Rite, sede del celebre Messner Mountain Museum Dolomites. Qui, al confine tra natura e cultura, la vista abbraccia le Dolomiti d’Ampezzo, i Tauri orientali e le propaggini meridionali della catena. Al tramonto, le pareti del Pelmo e del Civetta si tingono di rosa, regalando uno degli spettacoli più emozionanti che la montagna possa offrire.
Da non dimenticare nemmeno la Val Marzon, una vallata stretta e silenziosa che introduce ai bastioni del Sorapìss. Le luci dell’alba qui creano giochi d’ombra e colore che sembrano quasi irreali.
Dove dormire e come organizzarsi
L’organizzazione del trekking lungo l’Alta Via 7 non presenta difficoltà insormontabili, ma richiede comunque una certa attenzione. Le tappe classiche prevedono pernottamenti in rifugi alpini, alcuni gestiti dal CAI, altri da privati, sempre accoglienti e in posizioni strategiche. Nei mesi estivi — soprattutto tra luglio e fine agosto — è altamente consigliata la prenotazione, anche con largo anticipo.
Molti rifugi offrono la mezza pensione, con colazione e cena calda, e sono spesso dotati di servizi minimi come acqua calda, docce (talvolta a pagamento), prese elettriche e coperte. In alcuni casi è richiesto il sacco lenzuolo personale. L’atmosfera è conviviale, semplice ma calorosa, e rappresenta uno degli aspetti più affascinanti dell’esperienza: incontrare altri camminatori, condividere racconti di viaggio e silenzi davanti a un piatto fumante di canederli.
Per chi preferisce una maggiore autonomia, non mancano punti dove è possibile campeggiare con tenda, anche se la normativa nelle Dolomiti è molto restrittiva e il bivacco libero è vietato nella maggior parte dei parchi naturali. Per questo motivo, l’uso dei rifugi rimane la scelta più praticabile e sicura.
La cartografia è ben sviluppata: le mappe Tabacco in scala 1:25.000 sono le più utilizzate e dettagliate, mentre molte app GPS offrono tracciati aggiornati anche offline. Nonostante l’affidabilità dei dispositivi elettronici, è sempre buona norma portare con sé una mappa cartacea e bussola.
Infine, per l’equipaggiamento, si consiglia uno zaino leggero (massimo 10-12 kg), scarponi da trekking già rodati, bastoncini telescopici, abbigliamento tecnico a strati, protezione solare e un piccolo kit di pronto soccorso. Un power bank e una torcia frontale completano la dotazione minima per affrontare l’Alta Via in sicurezza e autonomia.
Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione