Se stai cercando un trekking sulle Dolomiti che unisca cammino, paesaggi spettacolari e un tuffo nella cultura di chi la montagna la vive davvero, l’Alta Via 9 è un’ottima scelta. Non è la più famosa né la più battuta, e forse è proprio questo il suo punto di forza. Qui non ci si limita a macinare chilometri: si passa da rifugi autentici, si parla con chi lavora in quota, si scoprono tradizioni che resistono al tempo. È un percorso che attraversa la Val di Fassa e si addentra in territori ladini, fra pascoli aperti, boschi silenziosi e pareti dolomitiche che sembrano dipinte.
Non aspettarti un’alta via tutta vetta e spettacolo: la 9 è varia, a tratti molto solitaria. È perfetta se vuoi rallentare, camminare con calma e incontrare persone che hanno un legame vero con queste montagne. È un’esperienza che lascia qualcosa, anche se non si arriva in cima a niente. Basta camminare e scoprire le meraviglie che offre.
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Da Bolzano alle Dolomiti fassane
Si parte dal passo di Costalunga, sopra Bolzano, in una zona di confine tra Alto Adige e Trentino. Fin da subito si entra nel mondo dolomitico: salite morbide, boschi di larici e scorci che si aprono all’improvviso su pareti imponenti. Il Catinaccio, con le celebri Torri del Vajolet, è uno dei primi gruppi montuosi che si incontrano: un classico, ma sempre impressionante.
Andando avanti, il percorso si allontana un po’ dalle linee più turistiche e inizia a mostrare il suo carattere. Si attraversano zone meno affollate, come i pascoli sopra Vigo di Fassa, e si cammina spesso a quote medie, senza troppi strappi ma con panorami continui. Il bello è proprio questo equilibrio: la fatica c’è, ma non è mai estrema. Puoi goderti l’ambiente, le luci del mattino, i profili delle montagne che cambiano a ogni passo.
La parte centrale è tutta nella Val di Fassa, una delle vallate più caratteristiche delle Dolomiti. Qui l’Alta Via 9 trova la sua vera identità, tra sentieri ben curati, rifugi accoglienti e una cultura locale molto presente. Il percorso prosegue verso sud-est, fino a raggiungere la zona del Cadore, dove si conclude a Santo Stefano. Ma nulla vieta di percorrerla solo in parte: molti scelgono di camminare due o tre giorni nel tratto fassano e poi rientrare, senza fare tutta la traversata.
Cultura ladina e tradizioni alpine
Questa non è una montagna qualunque. Camminando lungo l’Alta Via 9, ti accorgi che la Val di Fassa ha una personalità forte. Qui si parla ancora ladino, una lingua antichissima che fa parte della quotidianità. I cartelli nei paesi, i nomi dei rifugi, i menù: tutto ti ricorda che stai attraversando un mondo che ha saputo conservare le sue radici.
Ma non è solo questione di lingua. Le case in legno scuro, le piccole chiese di montagna, i fienili nei prati raccontano una storia di montagna vissuta, non messa in vetrina. E chi gestisce i rifugi non lo fa per mestiere e basta: spesso sono famiglie che da generazioni vivono qui e conoscono ogni angolo dei sentieri che stai percorrendo.
Anche la cucina riflette questa autenticità. Nei rifugi puoi assaggiare piatti locali semplici e genuini: zuppe, polenta, formaggi di malga, dolci fatti in casa. Non è roba da ristorante stellato, ma c’è dentro tutto il sapore della valle. E poi ci sono le persone: spesso basta sedersi mezz’ora in più a tavola per ascoltare storie di pastori, scalatori, inverni duri e estati brevi ma intense.
D’estate, capita anche di incrociare qualche festa di paese o mercatino: niente di costruito, solo momenti sinceri, pensati per la gente del posto ma aperti a chi ha voglia di fermarsi e ascoltare.
Escursioni, difficoltà e suggerimenti
L’Alta Via 9 è classificata come escursionistica, quindi non servono imbraghi o caschi. Però non bisogna prenderla sottogamba: si tratta pur sempre di un percorso in montagna, lungo circa 90 km, con un dislivello totale di oltre 4.000 metri. Si cammina in media tra i 1.700 e i 2.700 metri, e alcune salite si fanno sentire, soprattutto se lo zaino è pesante.
Il percorso è diviso in 7 o 8 tappe, ma puoi adattarlo facilmente: se hai solo pochi giorni, puoi scegliere il tratto che ti ispira di più e fare base in qualche rifugio comodo. Attrezzati bene: scarponi buoni, bastoncini, abbigliamento tecnico a strati e una cartina escursionistica vera, oltre alle app. In quota il meteo cambia in fretta e il telefono non sempre prende.
Il periodo migliore va da metà giugno a fine settembre. A giugno, però, alcune forcelle possono avere ancora neve residua; settembre è perfetto per chi cerca tranquillità, con rifugi meno affollati e paesaggi più limpidi. In alta stagione, invece, è meglio prenotare con anticipo, soprattutto nei rifugi più frequentati.
Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione