In un angolo appartato delle Dolomiti, dove i sentieri sembrano dissolversi nella roccia e l’unico suono udibile è quello del vento, si estende l’Alta Via numero 10. Non è la più battuta, né la più celebrata, ma è la più lunga, la più solitaria, la più remota delle Alte Vie dolomitiche.

Collega Bolzano a Feltre, in un arco di oltre duecento chilometri, attraversando catene montuose meno note ma non meno straordinarie per imponenza e suggestione.

Chi la percorre non cerca comodità o gloria, ma immersione in un paesaggio unico nel suo genere. Se vuoi perderti per ritrovarti, nel senso più puro del cammino, sei nel posto giusto. Qui, la montagna chiede allenamento, pianificazione meticolosa e una certa disposizione d’animo. Ma, dall’altro lato, sa restituire un’esperienza quasi mistica, fatta di spazi immensi e visioni dimenticate.

Il tracciato più lungo e selvaggio delle Dolomiti

    L’Alta Via 10 è, senza giri di parole, la più lunga di tutte le Alte Vie dolomitiche. Ti aspettano oltre 200 chilometri di sentieri e più di 11.000 metri di dislivello positivo: un bel viaggio, insomma. Si parte da Bolzano e si arriva a Feltre, passando per zone remote e poco frequentate. Non troverai folle, impianti o rifugi ogni giorno. Ed è proprio questo il bello.

    A differenza di altri tracciati più famosi, qui attraversi montagne meno battute come le Dolomiti di Fanes, il Gruppo di Braies, le Dolomiti d’Oltrepiave e le Vette Feltrine. In certi tratti il sentiero è ben segnato, in altri serve attenzione, capacità di orientarsi e voglia di esplorare. Ci sono anche momenti in cui dovrai fare scelte pratiche: portare scorte, gestire le tappe con più autonomia, magari bivaccare o dormire in malghe non custodite.

    L’Alta Via 10 è pensata per chi ha già esperienza, per chi sa affrontare lunghe giornate con zaino pesante e salite toste. Serve gamba, certo, ma anche testa: i tratti esposti, il meteo che può cambiare all’improvviso e l’assenza di vie di fuga in alcune zone vanno presi sul serio. Se tutto questo non ti spaventa ma anzi ti attira, allora questo trekking fa al caso tuo. Lungo il cammino ti ritroverai in luoghi incredibili, dove la natura domina ancora, e ogni tappa sarà un piccolo traguardo guadagnato con le tue forze.

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    Ljeutrim Kabashi / 500px//Getty Images

    I paesaggi dimenticati delle Dolomiti

    Attraversare l’Alta Via 10 è come aprire un atlante segreto delle Dolomiti. Non ci sono i consueti scorci da cartolina: niente Tre Cime di Lavaredo, niente Sassolungo, niente Marmolada. In compenso, ti aspettano paesaggi di una bellezza ruvida e primitiva, dove la natura detta ancora le sue leggi.

    Nel Gruppo di Fanes, le distese carsiche e le conche lunari raccontano di un paesaggio ancestrale, quasi sospeso tra terra e cielo. Più avanti, nella zona del Monte Cavallo, si alternano pareti verticali e vallate dimenticate, dove il silenzio è una presenza costante e rassicurante. Le Vette Feltrine, ultime sentinelle prima dell’arrivo a Feltre, offrono scenari che uniscono l’asprezza della montagna con la dolcezza del paesaggio prealpino, che accompagna idealmente la fine del cammino.

    In queste zone, la fauna è di casa. Non è raro avvistare camosci, marmotte, aquile reali, o udire in lontananza il tambureggiare di un picchio. I fiori alpini punteggiano i pascoli d’alta quota in una varietà sorprendente, che cambia volto da un massiccio all’altro. Camminare lungo l’Alta Via 10 significa anche questo: riconoscere la biodiversità di un territorio che, pur meno famoso, custodisce ancora angoli intatti.

    La solitudine ti aiuta a riflettere, a fare i conti con te stesso, prima di tutto e, secondariamente, con una montagna che non si mostra a tutti, e proprio per questo lascia un segno profondo in chi la sa ascoltare.

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    Massimo Calmonte (www.massimocalmonte.it)//Getty Images

    Organizzazione e preparazione avanzata

    Affrontare l’Alta Via 10 richiede molto più di un buon paio di scarpe da trekking. La distanza, l’isolamento e la scarsità di punti di appoggio rendono questa traversata logisticamente complessa. È indispensabile studiare l’itinerario in dettaglio, valutare le tappe in base alla tua resistenza e ai punti d’approvvigionamento, e tenere d’occhio il meteo, che in montagna può cambiare all’improvviso anche in piena estate, con i tipici temporali stagionali.

    Ad ogni modo, il periodo migliore per mettersi in cammino va da metà luglio a metà settembre, quando i passi sono liberi dalla neve e i rifugi aperti (almeno quelli presenti lungo la rotta, che comunque non sono molti). In alcuni tratti, l’unica opzione sarà il bivacco o la tenda leggera, quindi porta con te l’equipaggiamento necessario, ma senza esagerare col peso. Uno zaino troppo carico può rendere il cammino molto più faticoso.

    Infine, altri elementi fondamentali: mappa dettagliata, traccia GPS affidabile, riserva d’acqua, scorte di cibo per almeno un paio di giorni e abbigliamento tecnico adeguato anche al maltempo. Non dimenticare che ci sono zone senza copertura cellulare, quindi la prudenza è d’obbligo.

    Tenda da Campeggio 2 Persone

    Tenda da Campeggio 2 Persone
    Credit: courtesy photo

    Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione