Filippo Tortu è tornato. Forte, veloce, arrabbiato e convinto al punto giusto. Ai Campionati Italiani di Molfetta, terra di Pietro Mennea, ha corso i 200 metri belli come mai aveva fatto. Il tempo di 20”14 è lontano 4 centesimo dal personale, ma in prospettiva futura vale molto, molto di più. E’ tornato anche a monopolizzare la stampa sportiva. Prime pagine, interviste. Tutti lo cercano, nuovamente.

Filippo ci risponde al telefono, cortese come sempre, dalla sua amata Golfo Aranci, in Sardegna, il buen retiro famigliare dove costruisce i suoi successi.

Filippo, è più lo stupore o la convinzione per il tempo di Molfetta?

In realtà io pensavo già di farlo al Campionato Europeo a squadre in Polonia. Dopo quella brutta gara (20”61, ndr), ho capito che mi serviva un “raduno”: sono venuto 8 giorni in Sardegna e poi a Roma per il raduno con la staffetta.

Sembra proprio che tu abbia bisogno della tua isola per migliorarti.

Vengo sempre in Sardegna a preparare gli appuntamenti importanti. C’è una bella pista a Olbia, mi sento a casa. A livello di testa mi libera, mi fa andare in pista sereno. E’ una buona rottura della routine.

Cioè, la routine per un atleta va bene, è importante, ma ogni tanto va interrotta. A me piace fare i raduni con la squadra, il gruppo dà qualcosa in più. Mi piace la vita del raduno, ci sono tanti scherzi e divertimento.

Infatti in questa stagione ti abbiamo visto correre davvero bene e forte proprio nella 4x100 di Grosseto che ha conquistato il pass per i Mondiali (38”04, ndr). Ti ha dato qualcosa in più quella gara?

La staffetta è andata forte per il clima che c’era: un buon lavoro in pista e poi insieme e spensierati all’Acquacetosa. Mi aspettavo di correre intorno ai 38”10, la mia idea era di correre sotto i 38. Sapevamo che le altre volte non eravamo pronti per farlo, abbiamo corso troppo presto a inizio stagione.

E’ cambiato qualcosa nella tua programmazione dopo la brutta gara in Coppa Europa?

No, abbiamo continuato a seguire il percorso che avevamo programmato. Era previsto di andare più forte ad agosto: ora il lavoro è più sulla qualità.

Tutto secondo programma, se non che ti sei infortunato alla spalla dopo la staffetta di Grosseto. Come hai fatto a recuperare così in fretta?

Dopo l’infortunio alla spalla ho iniziato ad allenarmi tre volte al giorno. La mattina, in palestra per curare la spalla; il pomeriggio, in pista per la corsa, ma dopo un’ora di lavoro per preparare la spalla; alla sera, a casa, dalle 22.30 a mezzanotte, mi sono allenato in taverna nella mia palestrina per riabilitare la spalla.

Non mi è pesato di testa, ma è stato molto pesante per il fisico. In ogni cosa che facevo dovevo essere concentrato per non fare movimenti sbagliati, così arrivavo alla sera molto stanco. Però tutto questo mi ha dato la carica giusta, ero molto focalizzato sulla gara di Molfetta. Quando sei infortunato ti alleni con più determinazione.

rome, italy april 28 filippo tortu during the italy athletics team training at stadio paolo rosi on april 28, 2023 in rome, italy photo by alessandro levatigetty imagespinterest
Foto ALESSANDRO LEVATI//Getty Images

I 200 di Molfetta sono stati diversi dagli altri? La curva è stata di gran lunga migliore.

No, di testa ho corso come al Golden Gala di Firenze, l’approccio tattico era lo stesso. Sono partito forte, ho aggredito di più la curva. La spalla mi ha dato un po’ fastidio solo in partenza, quando ero sui blocchi.

Ora in Sardegna, poi in raduno con la staffetta fino al 13 agosto, poi la partenza per i Mondiali di Budapest, con i 200 in programma mercoledì 23. Sei sempre più convinto di correre sotto i 20 secondi?

Credo di poter correre sotto i 20 fin dalla Coppa Europa. E’ l’obiettivo che ho sempre in testa e che non mi fa scoraggiare anche quando corro in 20.60. Sono in Sardegna e allora ti faccio un paragone: quando esci con una nave devi sapere in quale porto devi arrivare, perché se esci senza una destinazione allora rischi di sbagliare. Se sai dove andare, hai sempre una direzione da seguire.

Se potessi scegliere, questo meno 20 ai Mondiali lo vorresti fare in semifinale o in finale?

Mi piacerebbe farlo in semifinale perché il mio obiettivo è andare in finale e so che servirà correre sotto i 20. Quest’anno sarà ancora più difficile dell’anno scorso (escluso dalla finale con 20”10 per tre millesimi, n.d.r.). So che il mio tempo ora non basta.

L’1 agosto è una data che è diventata storica per l’atletica e lo sport italiano, con i due ori olimpici a Tokyo di Jacobs e Tamberi. Anche tu però hai segnato la storia dell’atletica, quando sei stato il primo italiano a correre i 100 metri in meno di 10 secondi. Pensi mai ai segni che hai lasciato nel tuo sport?

No, non penso alla storia dell’atletica, non ripenso alle vittorie e ai successi. Magari ripenso agli insuccessi che danno più carica.

A Molfetta ero in stanza con Fausto Desalu e abbiamo ripensato all’oro di Tokyo. Entrambi, quando ci dicono campione olimpico ci dobbiamo pensare su, non ce l’abbiamo ancora nella testa. Magari tra vent’anni ci renderemo conto…