E’ come una valanga: inizia da un piccolo movimento e poi si trascina dietro tutto, spazzando via quel che c’era prima. Per fortuna, nel nostro caso si tratta di una valanga buona, quella del cronometro, quella che sta riscrivendo le liste italiane dei 1500 metri, al maschile e al femminile.

Sembra davvero di essere entrati in una nuova dimensione, un paradiso del miglio metrico dove però regnano ancora, incontrastate le vecchie divinità: Gennaro Di Napoli e Gabriella Dorio. La campionessa di Los Angeles ’84 detiene il primato dal 1982 con 3’58”65, il milanese mancato tennista dal 1990, quando a Rieti (era il 9 settembre) vinse in 3’32”78.

Sembra ormai tutto pronto per riscrivere l’albo d’oro dei primati: sarà per l’anno olimpico di Parigi?

Le graduatorie maschili dei 1500 metri languivano stancamente da lustri. Alla fine della stagione 2021, nella top ten della distanza solo due tempi erano stati realizzati nel nuovo millennio: Yeman Crippa nel 2020 (3’35”26) e Christian Obrist nel 2007 (3’35”32), rispettivamente al 4° e 6° posto. Il resto, tempi figli degli anni ’80 del secolo novecento.

Il primo scossone è arrivato l’anno scorso con Pietro Arese. Dopo un’ottima stagione, l’ingegnere torinese colse il 4° posto nella finale europea di Monaco di Baviera con il tempo di 3’35”00: 4° italiano all time. Più dietro, l’italo anglo marocchino Ossama Meslek si inserisce in decima posizione con 3’36”04.

Graduatorie 1500 metri, il balzo in avanti del 2023

E’ in questa stagione che però tutto è stato sconvolto. Balzo in avanti per Pietro Arese, splendido nella semifinale mondiale di Budapest corsa in 3’33”11, secondo tempo di sempre. Pochi giorni dopo, al Meeting di Padova, il trentenne Mohad Abdikadar vinceva in 3’33”79 trascinandosi dietro Ossama Meslek con 3’33”92. Eccoli inserirsi subito dietro Arese con il terzo e quarto crono all time. A luglio, nel Meeting di Lignano, Joao Neves Bussotti segnava la decima prestazione con 3’35”65. Mai visto quattro azzurri riscrivere la top ten dei 1500 metri nello stessa stagione.

Ora non resta che attendere che questa abbondanza di prestazioni porti al primato italiano. Bisognerà correre da quelle parti per trovare una corsia per Parigi (il minimo è 3’33”50), ma soprattutto i posti disponibili saranno solo tre. Chi tra i nostri moschettieri non vedrà la capitale francese?

Stessa situazione in ambito femminile. Fino a due anni fa, pochi sussulti nel nuovo millennio dietro il primato di Dorio. L’exploit di Gaia Sabbatini nella semifinale olimpica di Tokyo (4’02”25) aveva scalzato la leggendaria Paola Pigni dal secondo posto all time: 4’02”85 corso addirittura nel 1972. Gli unici tempi da top ten realizzati negli anni duemila erano quelli di Elisa Cusma (4’04”98) e Judit Varga (4’05”60) nel 2009 e il 4’05”32 di Federica Del Buono nel 2014.

Rimani aggiornato sul mondo della corsa ISCRIVITI alla NEWSLETTER di RUNNER'S WORLD

Una calma piatta sospetta: lo tsunami è arrivato quest’anno. Prima Gaia Sabbatini si è consolidata in seconda posizione con 4’01”24 corso a Chorzow, poi i Mondiali di Budapest hanno promosso al terzo posto all time Sinta Vissa (4’01”66) e al quarto Ludovica Cavalli (4’01”84). La volata padovana di Nadia Battocletti ha portato la trentina in settima posizione con 4’03”34, superando Federica Del Buono che l’anno scorso si era migliorata con 4’03”45. Nell’attuale top ten ci sono ben cinque atlete in attività. Troppa grazia, davvero.

Se l’abbondanza genera hype nei tifosi, è però fonte di preoccupazione nelle atlete. Partiamo da un numero: 4’02”50. E’ il minimo per i Giochi di Parigi e, incredibile a dirsi, gli slot azzurri sono già assegnati. Al momento sono in regola Sabbatini, Cavalli e Vissa. E’ ancora presto per le convocazioni, certo, però al momento sono le loro avversarie a dover inseguire.

Tante stelle nel mezzofondo italiano

Cosa faranno le altre azzurre per vivere il sogno olimpico? Dopo l’ottimo 3000 metri corso a Rovereto (8’46”84, 6° italiana all time), è probabile che Federica Del Buono cerchi il pass olimpico nei 5000. Ora che ha lasciato Roma per allenarsi con Massimo Magnani a Ferrara, un “allungamento” appare naturale.

Se Elena Bellò è certo che si concentrerà sugli 800 metri (ha già il pass con 1’59”15) senza particolari divagazioni sui 1500, possiamo escludere del tutto un impegno di Nadia Battocletti sulla distanza? La vittoria con primato anche agli Italiani di corsa su strada nella 10 km ha confermato la sua vocazione per le lunghe distanze, ma quanto potrebbe ripagarla questa sua “fedeltà”? I Mondiali di Budapest sono stati un duro scontro con la realtà. Dopo essersi qualificata per la finale correndo sul passo del suo record italiano (14’41”78), in finale si è ritrovata senza energie nel momento decisivo. Il mondo ormai corre a velocità pazze e la qualificazione “secca”, senza tempi di recupero, costringe a due turni velocissime a distanza di pochi giorni. La primatista italiana però, ha già dimostrato di essere dotata di una volata micidiale, arma essenziale nei campionati. Perché non valutare allora un suo impegno nei 1500 metri? Significa un turno in più, ma su distanza più breve, da risolvere con un impegno massimo di “soli” trecento metri. In finale poi, tutto può succedere.

Una sua discesa nei 1500 scombussolerebbe le altre tre azzurre, costringendole a cambiare i loro piani. E’ forse arrivato il tempo per il nostro mezzofondo dei trials in stile americano? Non esageriamo dai, però è bello sognare.