O capitano, mio capitano: l'hai fatto di nuovo! Unico, speciale, fuori dal comune, istrionico campionissimo: Gianmarco Tamberi. Solo il capitano della nazionale italiana di atletica riesce a sorprenderci in ogni gara.
Dal pianeta Terra al paradiso nel tempo di una rincorsa e un salto. Come spesso gli è accaduto in carriera, Gimbo, da innato agonista, anche agli Europei di Roma è stato in grado di esaltarsi nel momento più importante, quando, con le spalle al muro e con due errori a 2,29, chiede silenzio alla "sua" curva dell'Olimpico e in uno stadio ammutolito piazza il balzo da medaglia, d'oro.
Gianmarco Tamberi, salta più in alto dell'Olimpo
Terzo titolo europeo - unico azzurro della storia a farcela - e un palmares che lo catapulta tra i più grandi atleti della storia frutto di un oro olimpico, uno mondiale, un mondiale indoor e un argento indoor.
Dal silenzio al frastuono; Tamberi è così, speciale anche in pedana. Nel momento decisivo si era affidato alla quiete, salvo poi esaltarsi prima di volare a 2,34 chiamando l'applauso del pubblico che è arrivato fragoroso... poi con un balzo felino si è saliti fino a 2,37 in un'apoteosi azzurra (con tanto di invasione di campo). Alla seconda gara dell'anno arriva la miglior prestazione mondiale del 2024, che segnale in vista di Parigi, che Gimbo, che Roma: è già spettacolo! Tutto bellissimo.
Gianmarco Tamberi, un susseguirsi di emozioni
La concentrazione e la gioia, la pace e il frastuono: a volte sembra che in Gimbo vivano due personalità distinte, ben visibili anche nella celeberrima half shave, la barba tagliata a metà, diventata un marchio di fabbrica del marchigiano.
E noi attirati come un metallo da una calamita, dalla tv, dallo stadio e perfino dalla radio, ci esaltiamo con Gianmarco. Sappiamo che quando è in pedana qualcosa di speciale può sempre succedere. L'abbiamo visto a Tokyo con quell'oro condiviso con l'amico fraterno Barshim, l'abbiamo visto a Budapest con il primo posto mondiale conquistato con una classe disarmante e l'abbiamo visto, ancora una volta, a Roma quando, con le spalle al muro, il campione ha deciso di colpire.
Gianmarco Tamberi, da Monaco a Tokyo e Roma
Il brutto infortunio alla caviglia arrivato nel 2016 poco dopo aver firmato il record italiano (2,39) e a poche settimane dai Giochi di Rio, in un momento in cui Tamberi sembrava volare come Duplantis sopra l'asticella, poteva mettere fine alla sua carriera.
Non era facile ripartire, in silenzio e senza Olimpiadi, ma i campioni sono tali perché capaci di imprese che sono gli dei possono immaginare. Senza la nefasta serata di Monaco non ci sarebbe stato il gesso sulla pedana di Tokyo e forse non ci sarebbe stata la nottata di Roma. E sappiamo tutti com'è andata a finire: due ori, due splendidi ori!
O capitano, mio capitano: l'hai fatto di nuovo! E noi non vediamo l'ora che questi "bravo" piovuti dagli spalti dell'Olimpico si trasformino in "chapeau" provenienti dalle tribune dello Stade de France di Parigi. L'appuntamento è lì: 19.05 sabato 10 agosto: Gimbo, esaltaci ancora!