Tokyo, Boston, Londra, Berlino, Chicago e New York. Ovvero, le sei major originarie della Abbott World Marathon Major. Tutte corse in sette anni e mezzo. E ora il mirino è puntato all’eventuale settima, probabilmente Sydney, che ha superato con successo la prima fase di valutazione di Abbott per entrare nel circuito sui 42K che riunisce gli eventi più iconici e partecipati del mondo.
Lui, Matteo Evangelisti, è un ferrarese doc, 42 anni di professione fisioterapista, fino al 2022 medico della Spal, storica squadra di calcio della cittadina all’ombra del Castello con un recente passato in serie A, ora in C.
Da Ferrara alle maratone in giro per il mondo
Attualmente in tutto il mondo si contano 18.000 Six Star Finisher (865 italiani), chi cioè arriva a tagliare il traguardo delle major e la durata media per concluderle tutte è di circa 8 anni e un mese. "Io, – sorride Matteo tenendosi accanto la sua amata Federica e i suoi inseparabili due cagnolini – ci ho messo sette mesi in meno". E pensare che all’inizio manco ci avrebbe pensato di concludere, un giorno, tutto ciò. Per lui, nuotatore mancato, il running all’inizio era una semplice ’corsetta’ domenicale attorno alle mura di Ferrara. E la sua prima maratona, "fatta così tanto per provare", l’ha conclusa a Riva del Garda quando aveva 24 anni.
"La feci con un’amica – sorride ancora oggi –, io vestito da Batman e lei da Catwoman. Non avevo manco un orologio professionale che mi segnasse tempo, distanze, pulsazioni e al massimo avevo fatto due o tre giri delle mura". Poi succede che nel 2016 Matteo riesce a strappare un pettorale per la mitica maratona di New York ed ecco l’illuminazione. Era novembre, la Spal iniziava la sua grande cavalcata per la serie A. "Una maratona magica, un tripudio di gente e colori, pazzesco".
Londra, Tokyo, Berlino e Chicago
Nel 2019 decisi poi di partecipare alla Virgin Money London Marathon. Ma poi si mise in mezzo il Covid a rallentare le cose. Le tempistiche, ma non la sua voglia di mettere t-shirt e scarpini per scendere in strada a correre.
Ed ecco allora, tre anni dopo, il regalo di Federica, non solo compagna di vita ma una sorta di manager per lui: la maratona di Berlino. "Lì mi sono detto: adesso provo a fare tutto il giro delle major". E così è stato con Tokyo, "dove mentre correvo tra i grattacieli mi sentivo come dentro un fumetto Manga", Chicago (quest’ultima alla presenza di tutta la sua famiglia) e la mitica Boston, il 15 aprile di quest’anno. Insomma, un gioco da ragazzi per chi, durante i ritiri pre-partita della Spal, si svegliava alle 5 per allenarsi.
Nella serie A delle maratone
Sentite: "Con l’allora mister Semplici e il direttore Vagnati avevo un patto, 'se volete che resti dovete farmi allenare'. In ritiro ero un pazzo furioso, alle 7.30 dovevo già essere in sala da pranzo con i giocatori per controllare che tutto fosse a posto e tutti facessero una buona colazione prima degli allenamenti giornalieri".
Prosegue: "Ed io presente, già ’docciato’, ma soprattutto allenato. Ricordo che la corsa era anche un modo per conoscere le varie città dove giocava la Spal, probabilmente chi mi vedeva correre all’alba mi dava del matto". Ma dopo le major, il futuro da cosa può essere rappresentato? "Di certo aspetto la settima – chiude con il solito sorriso l’atleta della Corriferrara –, tra marzo e aprile prossimo farò una maratona in Italia, forse Bologna. Poi Parigi e Valencia".