Tra una corsa, un lancio e tre medaglie messe nel carniere, i successi dell’atletica paralimpica azzurra possono tornare a solleticare la curiosità, quella che poi sfocia sempre nella domanda: ma i paralimpici possono fare meglio dei normodotati?
Per rispondere, come sempre si fa nell’atletica, può bastare guardare numeri, tempi e misure. E la conclusione è: no. Statisticamente parlando, le prestazioni dei normodotati sono sempre superiori.
Markus Rehm, un primato che sarebbe valso l'oro olimpico
Ma come per tutte le regole, ci sono anche le eccezioni. Una delle pochissime è quella del tedesco Markus Rehm, 36 anni, saltatore in lungo classe T64, ovvero mono amputato sotto il ginocchio (a 14 anni, dopo un incidente facendo wakeboard). A una serie infinita di titoli Mondiali (sette), nel lungo è riuscito a pareggiare gli ori vinti da Carl Lewis. Quattro titoli per lui, da Londra 2012, passando per Rio 2016 e Tokyo 2020, fino a quello di Parigi. Tutto questo impreziosito da prestazioni e misure di valore assoluto.
Il suo primato del mondo siglato l’anno scorso è di 8.72, misura che gli avrebbe consentito di superare anche il greco Miltiadis Tentoglou (8.48) nella finale per l’oro olimpico di Parigi. L’anno scorso vinse i mondiali con la misura di 8.49. Detiene anche il record dei Giochi Paralimpici, con un salto di 8.21 realizzato in occasione della finale di Rio 2016, mentre a Parigi si è aggiudicato il quarto oro con 8.13. Con questa misura sarebbe stato il sesto della finale olimpica di Parigi, davanti al connazionale Simon Batz (8.07). La sua gamba di stacco è la destra, quella con la protesi. Il suo obiettivo resta quello di raggiungere i 9 metri: per non perderlo di vista, è il numero che fa da sfondo al suo smartphone.
Gli atleti paralimpici con tempi più veloci
Il soprannome di Rehm è “blade jumper”, nome che ricorda da vicino quello di “blade runner”, ovvero Oscar Pistorius, caso più unico che raro di atleta paralimpico (biamputato sotto il ginocchio) ammesso a competere tra i normodotati. Prima dello sventurato San Valentino del 2013, quando venne arrestato per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, nel 2008 Pistorius ottiene l’ok della Federazione Mondiale di Atletica a gareggiare con i normodotati. Sono i 400 metri la sua gara di elezione, e su questa distanza l’australiano arriva a correre in 45”07, a partecipare ai Mondiali di Daegu nel 2011 (eliminato in semifinale) e alle Olimpiadi di Londra 2012, dove raggiunge la semifinale.
Tra i primati più veloci ci sono quelli del brasiliano Petrucio Ferreira Dos Santos, campione a Parigi e detentore dei record dei 100 metri con 10”29 e dei 200 metri con 20”83. Ferreira corre con una menomazione al braccio sinistro (classe T46/47).
Al femminile, segna tempi di tutto rispetto la cubana Omara Durand Elias, 32 anni e dominatrice della velocità per non vedenti con guida (T12) fin dai Giochi di Londra 2012. Ha già vinto tutto spaziando tra 100, 200 e 400 metri, a Parigi si è già messa al collo l’oro dei 400 metri con 53”59 e dei 100 con 11.81.
I suoi primati personali sono tutti record del mondo, tempi di buon livello anche tra i normodotati: 11”40, 23”02, 51”77. Una velocista così farebbe comodo alle staffette azzurre.