Lo stiamo ammirando per le sue performance al Festival di Sanremo, ma forse pochi sapevano che nel passato di Lucio Corsi, classe 1993, c'è l'atletica con la marcia. "Da piccolo mi appassionava tantissimo, tra le tante discipline - ha confidato a Tv Sorrisi e Canzoni il cantante originario della Maremma toscana, il “Far West italiano, non è la Toscana verde che ti immagini nelle cartoline" - era quella che mi veniva più spontanea".

Quella di Maurizio Damilano, Alex Schwazer, Elisa Rigaudo. "Perché la marcia è affascinante". La sorpresa del Festival, l'alieno atterrato sulla terra sanremese, l'anticonformista per attitudine: queste solo alcune delle definizioni che raccontano al meglio chi è davvero Lucio Corsi, sempre in grado di stupire e di fare parlare di sè con la sua musica e i suoi look. E se, per chi lo conosceva prima, non ha stupito più di tanto la sua presenza nella cinquina della prima sera del festival, con il solo voto dei giornalisti della sala stampa, ha spiazzato (sempre in positivo) il bis nella seconda sera, quella in cui il voto era aperto a Televoto e Giuria delle radio. "Sono incredulo - dice lui -, non sapevo cosa aspettarmi, ho vissuto Sanremo come un salto nel vuoto. Di solito ho quella paura che poi si trasforma in energia, ma non stavolta".

Lucio Corsi, la gavetta porta all'Ariston

Il primo disco è di 10 anni fa, i primi live nei locali di Grosseto e dintorni ("grazie a chi mi fischiò ai primi concerti, mi ha rafforzato"), la cosa che subito colpisce di lui sono un mix di bravura, originalità, stile unico. Sui social scrive: "Ma votate chi vi pare tanto la musica non è una gara".

Già perché Sanremo è un po' come risarcimento ai tanti anni di lavoro duro. Umiltà e piedi per terra. "Vado all'Ariston a piedi come quando andavo in sala prove". Intanto, in attesa che il festival faccia il suo corso, si è già portato a casa il premio Assomusica per la migliore esibizione live di un artista rivelazione della manifestazione. Il volto dipinto di bianco, i costumi eccentrici (ha mostrato che per imbottire le spalline del costume di lunedì ha usato sacchetti di patatine), la sensibilità tipica dei cantautori, all'Ariston si presenta come un novello David Bowie. "Ho deciso che volevo fare il cantante dopo aver visto The Blues Brothers all'asilo, grazie a mio papà. John Belushi e Dan Aykroyd erano come supereroi che non si fermavano davanti a niente".

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Mondadori Portfolio//Getty Images

Lucio Corsi, il duetto con Topo Gigio

Controcorrente di natura, per la serata delle cover ha fatto una scelta inaspettata: cantando 'Nel blu, dipinto di blu' con niente meno che Topo Gigio. "Lui mi ha insegnato come non diventare una marionetta, vorrei chiedergli come si fa a non invecchiare mai". Nel testo della canzone scrive: "Quanto è duro il mondo / per quelli normali / che hanno poco amore intorno / O troppo sole negli occhiali / Volevo essere un duro (…) però non sono nessuno". Il rischio di mettersi in vetrina, ha detto a Rolling Stone, è di diventare un manichino, perché "in pochi sono stati capaci di non esserlo".

Ma torniamo allo sport, alla marcia, "l'affasciante" disciplina che l'ha temprato fin dai primi anni, che gli ha fatto imparare cosa siano fatica e disciplina. Oggi la marcia ha lasciato il posto ad un'altra grande passione sportiva, il Motomondiale. "Una cosa che mi ispira - ha raccontato a Tv Sorrisi e Canzoni -, mi piace perché la velocità ha lo stesso elemento della musica: la velocità vive nell'aria". E poi, nel suo profilo Instagram, eccolo in primo piano sul sidecar rosso prestato dal papà...