"La maratona ci ha cambiato la vita", confessano Juliana Moreira e Edoardo Stoppa, ospiti speciali della tappa pugliese di The Running Academy by Cisalfa Sport e Runner's World. La coppia di runner, molto conosciuta nel panorama televisivo italiano, è stata protagonista del talk presso il negozio Cisalfa Sport di Bari Max per parlare di corsa e maratona, la loro nuova passione e raccontare l'esperienza vissuta a Londra nel 2023 e alla New York City Marathon nel 2024. Presenti anche i loro mentori, il coach Andrea Giocondi e il direttore di Runner’s World Rosario Palazzolo che li ha intervistati.

Juliana e Edoardo una coppia dall’immagine positiva, sensibile alle tematiche ambientali, alle questioni sociali e molto attenta al benessere della famiglia (hanno due figli). Dinamici, sportivi e impegnati, sia nella vita privata che nelle loro attività pubbliche, sentivano il desiderio di provare a correre una maratona. Due anni fa si sono messi in gioco e, al termine di una intensa preparazione, hanno tagliato il loro primo traguardo. Poi un altro. E ora pensano già alla prossima 42K.

Juliana Moreira: “Pensavo, la corsa non fa per me”

Juliana, hai sempre fatto sport però di tutt'altro tipo. Arti marziali per intenderci... che cosa ha significato per te arrivare alla maratona?

“Era un sogno che ritenevo impossibile. Le prime volte che sono andata a correre con mio marito Edoardo lo abbiamo fatto per sostenere un'associazione che si occupa di bambini malati di leucemia e di cancro. Ho accettato di correre perché era una cosa bella e volevo far parte di quel progetto. Ma pensavo, la corsa non fa per me. Io odiavo correre sia per motivi fisisic che perché facevo fatica e non avevo fiato. E Edoardo continuava: 'Dai che ce la fai'. Gli dicevo 'Basta, non parlarmi più!'. Alla fine, quando sono riuscita a superare il primo traguardo e vedevo la gente, vedevo le emozioni, ho capito che potevo superare i miei limiti. Mi sono commossa e innamorata della corsa e non sarei più riuscita a farne a meno. Così abbiamo iniziato a sognare la maratona. Dicevo a Rosario e Andrea che era un sogno che non faceva per me ma che se fossi riuscita a superare quel blocco mi sarei sentita capace di superare ogni limite. Quella prima volta per me è stata la voglia di credere in me stessa e dire: 'July, tu sei capace, tu puoi farcela'. Ho superato il mio muro e parlarne adesso mi fa venire ancora i brividi".

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Valentina Rosati | Phototoday


Edoardo Stoppa: “Vediamo se riesco a sopravvivere a una maratona”

Edoardo, ci spieghi la tua prima maratona?
"
Quando siamo partiti per preparare la nostra prima maratona mancavano solo tre mesi alla London Marathon. Penavamo sarebbe stato impossibile farlo, ma alla fine, è stato l'esperimento più bello del mondo. Ci hanno regalato un sogno. È stato un periodo assai sfidante per me e Juliana. Giocondi ha fatto i miracoli. Ci ha portato in tre mesi a correre una 42K in mezzo a mille difficoltà.

Chiaro che andrebbe preparata avendo più tempo a disposizione ma ci siamo appassionati a tutto ciò che gravita attorno alla maratona e ai suoi preparativi. E chiunque vada ad affrontare la sua prima maratona si prepari a una grande sfida. Che devi incastrare negli impegni di tutti i giorni, c'è il lavoro, ci sono i bambini, c'è tutto. Però, hai sempre in mente quell'obiettivo e questo ti cambia la vita, perché la maratona veramente cambia la vita, cambia il modo in cui vedi il tuo fisico, cambia il modo in cui ti approcci al cibo. Ti rendi conto che sei disposto a fare dei sacrifici che prima non avresti fatto".

Edoardo Stoppa: “Un punto di svolta nella vita”

Qualche aneddoto particolare in merito alle privazioni?
"Beh, a proposito di cibo, a noi piace molto mangiare. E bere. A New York ho visto Jiuliana diventare la donna più felice del mondo dopo aver incontrato e conosciuto una signora alla festa della maratona che di nome faceva Joan Benoit (personaggio leggendario negli States, oro olimpico di Los Angeles '84 alla prima edizione della maratona femminile inserita ai Giochi, vincitrice delle maratone di Boston e Chicago e terza nella Grande Mela nel 1988 n.d.r.). Ovviamente alla signora, oggi sessantasettenne, abbiamo chiesto qualche consiglio e come potesse essere ancora così brava e motivata nel correre le maratone. 'Una birretta al giorno' ci ha risposto!

Two male runners celebrating during a marathonpinterest
ValentinaRosatiFotoreporter
Edoardo e coach Giocondi sono tornati a correre insieme durante la Community Run di The Running Academy Bari


Questo per dire che correre la maratona e fare una vita da maratoneta non vuol dire diventare monastici e privarsi delle cose, perché il gusto della vita è anche bersi una bella birretta. Tanto avrai uno stimolo così forte nella tua vita che migliorerai performance atletica, aspetto fisico, condizione mentale che trasferirai in tutte le attività della tua vita. Il mio è un consiglio da neofita, ho fatto solo due maratone, ma l'esperienza vale assolutamente la pena tanto da diventare una pietra miliare, un punto di svolta nella tua vita. Da provare, a qualsiasi età, con un unico obiettivo: arrivare sino in fondo. E a chi ti chiede quanto ci hai messo si risponde con un bel chi se ne frega, mi sono divertito, l'ho vissuta intensamente in quelle quattro, cinque, sei ore. Un'esperienza meravigliosa".

Juliana Moreira: “Mi mancava il fiato”

Però la maratona è anche sofferenza. Quindi Juliana, affrontiamo questo aspetto. Qual è la cosa che più ti ha fatto soffrire nella preparazione delle tue due maratone?
"Fin dall'inizio ho sofferto tantissimo col fiato, mi lamentavo sempre con Giocondi per la mancanza di fiato. Ma com'è possibile se mi sto allenando? Probabilmente, se non fossi stata impegnata a preparare la maratona non avrei dato peso al problema del respiro affannato. Invece mi sono sottoposta a una serie di analisi scoprendo di avere un calo importante di ferro. E ho risolto il problema. Chiaro che poi avverti anche altri fastidi dovuti all'intensità degli allenamenti, le articolazioni, i piedi. Ma alla fine diventano disturbi piacevoli che ti fanno pensare di aver fatto la scelta giusta e che puoi superare qualsiasi limite, qualsiasi dolore, se hai veramente voglia di farlo. Non molli!".

Edoardo Stoppa: “Devi imparare a relazionarti col tuo fisico”

Edoardo, spesso vai a correre molto presto al mattino per dedicarti poi agli impegni di lavoro. Rispetto a Juliana quali sono stati i momenti più difficili nella preparazione di una maratona e come li hai affrontati?
"Il problema principale è proprio il tempo. Tuttavia, fondamentale è imparare a non inventarsi delle scuse. Se hai ben chiaro il tuo l'obiettivo, non esistono scuse. Si deve entrare in quella forma mentale che smentisce la mancanza di tempo. Tutti abbiamo quella mezz'ora in cui ci rilassiamo ed è lì che devi decidere, guardi la tv sul divano o vai a correre? Alla fine, capirai e inizierai ad apprezzare la tua scelta. Non sei più stanco, anzi sei più rilassato, più riposato. E magari poi hai più voglia di giocare con i tuoi figli o lavorare soddisfatto perché hai fatto qualcosa per te. Questo è il primo step che ho imparato. Non darsi scuse.

juliana moreira e leonardo stoppa alla london marathonpinterest
Runner's World


Poi però quando l'obiettivo è la maratona, devi imparare a relazionarti col tuo fisico. Ho 56 anni, ho corso la mia prima maratona a 54, un po' grandicello; Abbastanza muscoloso ma un po' pesantuccio. Quindi devi iniziare a capire il tuo fisico. A Londra ricordo il momento in cui siamo transitati sul Tower Bridge e Ross (Palazzolo n.d.r.) che mi dice: 'Dai che siamo a metà', ma avevo sprecato talmente tante energie nella prima fase, vuoi per l'emozione e per l'euforia generale che mi sono reso conto, al 21° km, di aver gestito male le mie energie anche se non andavo veloce. Ed ero a metà. È in quei momenti che impari a parlare con il tuo corpo e ti chiedi cosa fare, come reagire. Intorno al trentesimo c'è stata una pausa pipì in bagno e mi sono venuti i crampi.

Negli ultimi 10-12 km inizi a parlare con te stesso e dici vabbè, cosa si fa ora, ci si ferma? Non esiste! perché se ti sei preparato per fare la maratona. Ovvio, non devi morire. Devi parlare con te stesso perché non sai cosa ti riserva il tuo fisico negli ultimi chilometri. Arrivano i crampi? Allora parli con te stesso al muscolo, riesci a sentire e parlare con i tuoi muscoli. Impari ad avere un rapporto totalmente diverso con il tuo fisico. Una sensazione meravigliosa che ti porti in dote anche quando vai ad allenarti. È con te quando vai a giocare a calcetto, al lavoro. Impari a gestire la difficoltà.

Ma per spiegare lo spirito di una gara come la maratona circola un video significativo molto bello, diventato ormai virale sui social (cerca "True sportsmanship at the Boston Marathon" su YouTube n.d.r.), di una situazione che si è verificata quest'anno alla Maratona di Boston; un maratoneta crollato senza più energie a 300 m dall'arrivo è stato sollevato di peso da un altro atleta che lo ha portato con sé sino al traguardo".

Jiuliana e Edoardo, al racconto della prossima maratona...